E quando si parla di spogliarello non si può fare a meno di parlare di musica: impossibile non pensare alle note seducenti che fanno da colonna sonora alla forma di spettacolo parodistico più amata dal pubblico maschile (e non solo!). Nonostante la storia del
Burlesque abbia radici molto lontane (il genere nacque a metà ‘800), per poterne tracciare un percorso musicale, bisogna partire da tempi più recenti e dal cosiddetto
bump & grind: in origine queste due parole (dall’inglese to grind e to bump) indicavano il movimento di fianchi e seni e il famoso “colpo di addome”, ma verso la metà del ‘900 i termini andarono a designare lo sfrenato stile degli artisti afroamericani
rhythm & blues, molto in voga all’epoca. Queste influenze si fecero sentire nel momento di massimo splendore del
Burlesque così, gli spettacoli, iniziarono ad avere colonne sonore tipicamente
jazz: le produzioni più piccole ingaggiavano orchestre di pochi elementi che eseguivano, rigorosamente live, i brani che facevano da sottofondo agli striptease; le più grandi puntavano sulle big band le cui potenti sezioni di fiati diedero una sferzata di energia alle esibizioni, virando sullo
swing. I “puristi” del
Burlesque sono molto legati ai classici di quell’epoca, rivisitati da tanti gruppi anche in tempi recenti: album come
The Stripper di
David Rose e
Harlem Nocturne di
Earle Hagen, non possono mancare nella discografia di ogni patito del genere. Ma un altro punto di riferimento della musica per
Burlesque fu sicuramente
Sonny Lester, sassofonista e direttore d’orchestra, che firmò i brani presenti in un disco dal titolo inequivocabile:
Ann Corio presents: How To Strip for Your Husband – Music To Make Marriage Merrier. L’album passò alla storia anche per un pezzo intitolato
Shivas Regal (Theme For Gipsy), chiaro omaggio alla “Regina del Burlesque”:
Gipsy Rose Lee. Oggi la scelta della musica per gli spettacoli è affidata alle artiste: alcune restano vicine alla tradizione, altre puntano su esibizioni dal “gusto esotico” scandite dai suoni magnetici di
Martin Denny o dalla voce della mitica
Yma Sumac. E ancora: c’è chi ha preferito tornare sul territorio delle big band puntando sui ritmi coinvolgenti del
rockabilly (
Fuzztones e
Cramps sono tra i più gettonati) e chi invece si è tuffata in prove rischiose a suon di
classica,
pop e
grunge. I tradizionalisti non vedono di buon occhio le colonne sonore troppo moderne, così come quelle composte prima del 1960 ma, in un genere in perenne evoluzione come il
Burlesque, si sa: la sperimentazione è d’obbligo.
di Lucia Gerbino