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Viaggio in Terra Santa

Reportage dalla culla delle religioni

Nell’aria si respira l’atmosfera natalizia. Ma ci siamo mai soffermati sul vero significato del Natale? Io l’ho fatto dopo il mio rientro da Israele, la Terra Santa. Un viaggio all’insegna della scoperta dei luoghi dov’è nato, vissuto e morto Gesù. Ma ripercorriamo insieme le tappe del mio viaggio, definito da tutti “pericoloso”. Dal finestrino dell’aereo potevo ammirare la Terra D’Israele e già dentro di me sentivo una forte emozione: ero nella Terra Santa. Qui ogni strada ha un suo ricordo e io in quell’istante stavo rispolverando quel ricordo per farlo mio.

La prima tappa del viaggio è Nazareth, ma prima facciamo una sosta per visitare il Santuario Stella Maris sul Monte Carmelo. Qui viene celebrata la Santa Messa che benedice il nostro arrivo in Terra Santa. Alla fine della celebrazione salutiamo la statua della Madonna Del Carmelo situata sull’altare maggiore. Le preghiere che vengono rivolte alla Madonna non provengono solo da noi cristiani, ma anche dalle donne musulmane che pregano per i loro figli. Questo è il primo segno che mi fa capire il legame che c’è tra le diverse religioni.

Riprendiamo il viaggio e la nostra destinazione è Nazareth, “il fiore della Galilea”. Oggi Nazareth è una graziosa città abitata in parte da cristiani e in parte da musulmani. Gli ebrei hanno costruito la “Nuova Nazareth” la “Nazareth Alta” (Nazareth Illit). Attraversando la vecchia città ci possiamo fare un’idea di come era la vita all’epoca di Gesù. La Basilica dell’Annunciazione domina la città. Essa sorge sul luogo in cui  l’arcangelo Gabriele ha annunciato a Maria la nascita di Gesù. Adiacente alla Basilica è la chiesa di San Guseppe, che è stata eretta sul luogo dell’abitazione di San Giuseppe, che poi divenne l’abitazione della Sacra Famiglia dal ritorno dall’Egitto.

Per entrare più affondo nell’atmosfera leggiamo le pagine del Vangelo, che ci riportano indietro nel tempo e ci fanno immedesimare in quei luoghi. Tra le due chiese si possono notare gli scavi archeologici di Nazareth. Non è difficile mettere insieme i pezzi e collegare il tutto. Recandosi nel quartiere arabo si poteva visitare la sinagoga frequentata dalla Sacra Famiglia. Usciti dalla sinagoga ci ritroviamo nel such e possiamo notare come il sacro viene intriso dal profano.

Si continua a camminare per le strade di Nazareth, con le costruzioni fatte tutte in pietra e si arriva alla chiesa ortodossa di San Gabriele, all’interno della quale c’è una fonte. Gli ortodossi sostengono che l’annunciazione a Maria sia avvenuta qui.

Nella stessa città, a pochi metri di distanza si possono notare le diversità culturali e religiose. Questo ci fa capire come sia possibile la convivenza con persone di fede e cultura diversa dalla propria. Per noi cristiani, invece, la fonte dove andava a prendere l’acqua la Sacra Famiglia è situata all’ingresso del paese.

Alzando gli occhi e guardando la basilica dell’Annunciazione, la nostra attenzione cade su una moschea all’aperto, luogo di preghiera per i musulmani. Si riesce a sentire nell’aria la misticità di questi posti. Proseguendo il nostro cammino ci rechiamo agli scavi archeologici di Sefforis, considerata la patria dei genitori della Madonna: Sant’Anna e San Gioacchino. Non molto lontano da qui si trova Cana, dove Gesù si rivela a Natanaele e agli altri discepoli compiendo il suo primo miracolo, la trasformazione dell’acqua in vino al banchetto nuziale. La chiesa francescana del Miracolo è stata costruita sulle rovine della sinagoga dove si crede che siano state celebrate le nozze. Quest’evento è visto dalla tradizione cristiana come il primo Matrimonio Cristiano. Molti giovani decidono di venire a sposarsi qui.

Sulla via del ritorno mille pensieri invadono la mia testa, ma solo uno è il predominante: sono nei luoghi che hanno fatto da scenario nella vita di Gesù. E’ sabato e qui è giorno di festa. I negozi sono chiusi e le strade sono deserte. Questo ci permetterà di raggiungere velocemente il lago di Tiberiade. Un posto rimasto immutato nei secoli. E’ il lago di Gesù. E’ il Santuario dei Santuari. Lo attraversiamo in battello. Appena salpiamo il conducente del battello issa insieme alla bandiera israeliana anche quella italiana e ci fa ascoltare l’Inno di Mameli. La commozione è grande. Due nazioni geograficamente e culturalmente lontane in quell’istante erano più vicine che mai. Continuiamo la nostra traversata leggendo le pagine del Vangelo.

Oltre dieci città si affacciano sul lago di Tiberiade: Tiberiade, Magdala, Cafarnao, Corazin sulla riva occidentale; Betsaida, Gergesa, Gamala e Hippos sulla riva Orientale. Scesi dal battello ci siamo diretti al Santuario della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Bellissimi i mosaici del pavimento con ornamentazione della fauna e flora locale. Nell’abside si trova un mosaico con su raffigurati due pesci e una cesta di pani. Poi ci dirigiamo alla chiesa del Primato di Pietro e all’interno viene conservata la pietra sulla quale Gesù cenò con i suoi discepoli. Qui Gesù conferì il Primato a Pietro. Cafarnao è la seconda patria di Gesù, qui si trasferì dopo aver vissuto a Nazareth, ed incontrò i suoi primi discepoli. Dagli scavi portati a termine furono portati alla luce i resti della Sinagoga e della Casa di Pietro. Qui ogni singolo pezzo di pietra parla. Noi accompagnamo le loro parole con quelle del Vangelo.

A nord della strada che da Tiberiade conduce a Cafarnao si eleva il Monte delle Beatitudini. Qui Gesù pronunciò il discorso della Montagna. Le singole Beatitudini vengono ricordate una su ogni parete della chiesa e nel giardino circostante. L’aria che si respira è quella del cambiamento interiore. La purificazione continua anche quando ci rechiamo al fiume Giordano, luogo della predicazione di Giovanni Battista e luogo del battesimo del Messia. Qui rinnoviamo le nostre promesse battesimali e ci purifichiamo dai peccati. La cosa che tristemente noto è che l’uomo ha fatto diventare questi luoghi centri di commercio. Purtroppo la permanenza a Nazareth è quasi giunta alla fine. Il sabato sera ci rechiamo alla Basilica dell’Annunciazione e qui notiamo che si sono riuniti cristiani, ebrei e musulmani in una processione per pregare tutti insieme la Madonna. Recitiamo il Santo Rosario, in italiano ebraico e arabo e cantiamo l’Inno di Nazareth: l’Ave Maria, che ci viene insegnata anche in ebraico e in arabo. Mentre percorriamo la strada che ci porta alla basilica noto come la Madonna sia riuscita a tenere uniti con la preghiera queste di religione diversa.

Il mattino successivo riprendiamo il viaggio e ci dirigiamo verso Betlemme. Sostiamo per visitare il sito archeologico di Beit She’an e Qumran. A Qumran si trovano le rovine del monastero degli esseni. Tutto intorno troviamo una parete rocciosa. In una di esse furono trovate delle giare, una delle quali conteneva dei manoscritti ebraici contenenti il testo completo di Isaia, un commentario del profeta Abacuc e una copia completa delle regole della comunità degli Esseni. Proseguendo il nostro cammino ci dirigiamo verso Gerico, ma per entrare nella città ci sono dei controlli da parte della polizia palestinese. Il mar Morto ci fa da scenario. Per raggiungere Betlemme attraversiamo il deserto di Giuda e qui si sente lo spirito di rinuncia, sacrificio e privazione.

Purtroppo non possiamo visitare la Samaria per motivi di sicurezza e quindi proseguiamo il nostro viaggio per Betlemme. Betlemme è il luogo dov’è nato Gesù. Qui si trova la chiesa della Natività con all’interno la Grotta della Natività. La chiesa è proprietà dei Greci Ortodossi, mentre la Grotta è dei Cristiani. Alla Grotta vi si accede tramite scale fiancheggianti l’abside centrale della Basilica. Entrando si respira l’area di santità e si nota che nella zona dov’è è nato Gesù è stata posta una stella d’argento con su scritto “Qui dalla Vergine Maria è nato Cristo Gesù”, mentre di fronte c’è il luogo della mangiatoia dove Maria depose il Bimbo dopo averlo avvolto in fasce. La pace e la gioia qui dentro invadono l’animo e questa sensazione rimarrà sempre.

Nella piazza centrale notiamo una moschea, proprio di fronte la chiesa della natività. Ancora una volta mi accorgo delle differenze che possono esserci nella stessa città e in culture così vicine e così distanti. Un posto molto suggestivo è il campo dei pastori e le loro grotte, con la Chiesa dedicata all’Annunciazione della nascita di Gesù ai pastori. L’immagine della Sacra Famiglia è presente dapperutto. Uscendo da Betlemme si può notare il muro che circonda la città. In Israele ogni città è circondata da mura. Ma una cosa in particolare coglie la mia attenzione prima di passare il controllo della polizia Israeliana: un murales  rappresentante un serpente e due occhi, completato da una frase che dice: “per esistere dobbiamo resistere”. Solo in quell’istante mi viene in mente la situazione politica di quei luoghi, il conflitto Israelo-palestinese. Me lo fanno notare i soldati Israeliani, che ci guardano con lo sguardo freddo di chi ne ha viste troppe. Finalmente è arrivato il giorno in cui potrò vedere Gerusalemme, la “città Santa” .

Una città che entra nel cuore dei visitatori e ci rimane scolpita per sempre. Situata su una collina, lontana dal mare e senza fiumi che la attraversano, Gerusalemme non è stata, e non è, contesa per la sua importanza strategica ma per il suo valore e carattere religioso. La storia ha voluto che questa città divenisse santa per le tre religioni monoteistiche mondiali: Terra promessa per gli ebrei, teatro della missione redentrice di Gesù e sosta del viaggio mistico verso Allah di Maometto. Nella religione ebraica, a differenza da quanto avviene nel cristianesimo e nell’islam, la santità di un luogo non si misura in base agli avvenimenti che vi si possono essere verificati o alla persona che vi può essere sepolta, ma al luogo stesso. Questo spiega come i siti sacri agli ebrei non abbiano reliquie. I cristiani tendono invece a dimostrare l’autenticità del carattere sacro di un luogo in base al criterio del ricordo dell’esatta localizzazione del sito sul quale sono stati compiuti atti di Gesù o altri santi. Per questo i cristiani considerano Luoghi Santi tutti quelli evangelici.

Il primo posto dove ci rechiamo è il Monte degli Ulivi. Da qui si gode un panorama stupendo della città. Abbiamo visitato la cappella del Pater Noster, dove Gesù ha insegnato la preghiera ai discepoli. Troviamo affisso ai muri delle mattonelle con su riportato in oltre 50 lingue il Padre Nostro, una preghiera unica al mondo, che riunisce tutti gli Stati e le nazioni. Poi troviamo l’edicola dell’Ascensione e la grotta dell’insegnamento di Gesù agli apostoli. Scendendo dal Monte degli Ulivi, a metà percorso, troviamo la Dominus Flevit, dove Gesù pianse su Gerusalemme. alla fine del Monte si trova il Getsemani, con la grotta dell’arresto di Gesù , e la Basilica dell’Agonia, con il Giardino degli Ulivi. Ulivi ormai secolari. Entrando nella Basilica capisco perché è stata chiamata così. Il colore scuro dei vetri fa capire la sofferenza e tutti i sentimenti che in quell’istante Gesù ha provato. Davanti l’altare si trova la pietra dove il Cristo ha sudato sangue. Un turbine di sentimenti sono all’interno del mio animo.

Ci spostiamo verso la Basilica dove è contenuta la tomba vuota della Vergine Maria. Per arrivare al luogo più santo, il Santo Sepolcro, percorriamo la Via Dolorosa, che inizia nel pretorio di Pilato o nel Litostrotoe segue la via della croce, percorsa da Gesu’. Lungo la strada sono ricordate l 14 stazioni della via Crucis, che noi ripercorriamo e ci fermiamo a pregare. Purtroppo come già era capitato a Nazareth, a volta, il sacro viene intriso dal profano. Anche qui succede. Infatti nel percorso della Via Dolorosa, si passa attraverso il such, il mercato arabo. Le ultime cinque stazioni finiscono dentro la Basilica del Santo Sepolcro. Nella Basilica si trova la pietra dell’unzione, il santo sepolcro e il calvario. Luoghi dove Gesu’ ha dato la sua vita per noi e dopo tre giorni è risuscitato. Dentro la chiesa non riesco a trattenere le lacrime. Vedere i luogo dove Cristo è morto per la nostra salvezza fa scaturire dei sentimenti forti e contrastanti. Un altro luogo molto importante è il Monte Sion, con il Cenacolo, dove si svolsero l’ultima cena,le apparizioni del risorto e la Pentecoste.

Visitiamo anche la Chiesa della Dormizione, luogo dove Maria è passata dalla vita terrena,alla vita divina. Nella cripta si trova una statua della madonna dormiente. Quel giorno erano nella cripta molte persone di nazioni diverse, ma una cosa li accomunava, l’Ave Maria. Poi ci siamo recati ad Ain Karem dove sono situate la Chiesa della Visitazione di Maria ad Elisabetta e la Chiesa di San Giovanni Battista. Ma ritorniamo alle altre due religioni presenti a Gerusalemme. anche esse hanno i loro luoghi sacri e li abbiamo visitati tutti. Per gli Ebrei c’è il muro del Pianto, a ridosso delle mura della Spianata del Tempio.

Sulla spianata del Tempio fu costruito l’unico e vero tempio ebreo che poi venne distrutto. Anch’io come gli Ebrei ho pregato davanti al muro del pianto, nella zona delle donne, con tutto il corpo e poi sono andata via camminando all’indietro, mai voltando le spalle al muro. Per i musulmani, sulla spianata del Tempio, sono erette la Moschea di Omar e di El Aqsa, sull’antica residenza dei cavalieri templari. Purtroppo non è stato possibile visitare le moschee, ma abbiamo attraversato tutta la spianata del Tempio.

Nella Moschea di Omar c’è la roccia sacra, chiamata così, perché su di essa Abramo preparò il sacrificio del figlio Isacco, ma poi immolò un montone. Forse questa roccia servì di base per l’altare degli olocausti del Tempio di Salomone. Per i musulmani su questa roccia prego’ Maometto prima di intraprendere il viaggio verso i cieli. Un’altra leggenda vuole che su questà roccia suonerà la tromba del giudizio e Dio ci porrà il suo trono. Come ultima tappa del viaggio siamo stati ad Emmaus dove , secondo la tradizione cristiana , vi fu l’incontro di Gesu’ risorto con i discepoli. Purtroppo il mio viaggio in Terra Santa finisce qua, ma posso dire di aver visto e imparato tanto, sia dalle similitudini incontrate durante il cammino, sia dalle contraddizioni. Voglio far notare che non si è trattato di un viaggio “pericoloso”, anche se gli scontri tra israeliani e palestinesi continuano. E’ stato un viaggio che mi ha infuso tranquillità e serenità e soprattutto, con la vicinanza delle festività natalizie, mi ha fatto riscoprire il vero significato e mi ha aiutato a vedere la vita con occhi differenti. E’ un viaggio che andrebbe fatto almeno una volta nella vita.

di Rosanna Angiulli