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La Santa Pasqua a Gerusalemme

Ricordi ed emozioni durante la Settimana Santa

La Pasqua è un periodo intriso di tristezza e gioia. Tristezza perchè il Venerdì Santo Gesù viene crocifisso e tra mezzogiorno e le tre del pomeriggio spira e la sera viene sepolto. Gioia perchè la domenica risorge. La città in cui ho vissuto questi ricordi come se fossi stata presente durante il periodo della morte e resurrezione di Gesù è Gerusalemme, la Città Santa. Qui ho rivissuto la vera Pasqua e voglio che coloro che non erano presenti in Gerusalemme vivano, anche se solo con il mio racconto, la Pasqua di Gesù Cristo.

La preparazione spirituale alla Santa Pasqua l’ho fatta in Italia e lì a Gerusalemme ho vissuto il periodo pasquale che va dal giovedì santo alla domenica, giorno della risurrezione. La particolarità a Gerusalemme sta nel fatto che le liturgie, le processioni, le celebrazioni, i canti, le letture, si svolgono negli stessi luoghi dove è nato, vissuto, morto e risorto Gesù. Durante il periodo pasquale, o Settimana Santa, è tutto un peregrinare orante di gente da un luogo all’altro. I luoghi che vengono visitati sono: il santuario commemorativo del Pianto di Gesù su Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, per passare poi al Getsemani, luogo della preghiera Sua a Betania, villaggio degli amici Lazzaro, Marta e Maria, alle Cappelle della Flagellazione e della Condanna sulla Via Dolorosa, alla Stazione del Cireneo e al Calvario. Attraverso queste peregrinazioni abbiamo percorso, in atteggiamento di fede, il cammino che portò Gesù al compimento del suo mistero pasquale e soprattutto celebrato tale mistero nell’Eucaristia. Il Giovedì Santo è stato caratterizzato da tre momenti intensi di preghiera. Durante il mattino, per ragioni di status quo (un regolamento che stabilisce diritti e doveri nelle comunità cristiane presenti nella basilica) nella basilica del Santo Sepolcro è stata celebrata la Messa in Cena Domini secondo il Rito romano. La reposizione dell’Eucaristia è avvenuta sulla Tomba di Gesù. In quell’istante i miei pensieri sono volati indietro nel tempo, al tempo di quel “famoso” Giovedì Santo, e in quell’istante il Sepolcro mi ha destato e fatto capire che ero a Gerusalemme. Nel pomeriggio si è svolta l’adorazione durante la quale attraverso la proclamazione di salmi, letture bibliche e preghiere sono stati meditati i sentimenti del Figlio di fronte alla passione riferiti dal Vangelo di Giovanni nei “discorsi di addio”. Al Cenacolo, sul monte Sion cristiano, si è svolta una processione per ricordare l’ultima cena di Gesù e la lavanda dei piedi. Una processione silenziosa ma molto sentita nel cuore di ognuno di noi. Il mio cuore si è rattristato, perché il santuario è in mano a non cristiani e nessun segno può manifestare il gesto di amore che ha compiuto per noi Gesù. Fu qui infatti che, Egli, dopo aver lavato i piedi ai discepoli, si donò ai suoi sotto i segni del pane e del vino. Qui è nata l’Eucarestia, la Nostra Santa Eucarestia, che noi cristiani ricordiamo e viviamo tutte le domeniche durante la celebrazione della Santa Messa. Nella tarda serata tutti noi fedeli ci siamo diretti verso il Cedron e ci siamo recati nella basilica del Getsemani, una piccola grotta che sorge accanto all’Orto degli Ulivi. Qui ho rivissuto tutto come ai tempi di Gesù, come se fossi stata accanto a Lui: il silenzio, l’adorazione, la preghiera, il sudore di sangue sulla pietra, che è collocata dentro la Basilica dell’Agonia, e il Suo stesso arresto. Le parole del Vangelo sono protagoniste e qui  sono storia. Noi fedeli ci trasformiamo nei secolari ulivi che sono nell’orto, che raccontano tutto ciò che accadde in quell’istante. Il Venerdì Santo la città vecchia di Gerusalemme, tutta racchiusa nelle sue mura antiche, viene animata fin dall’alba da noi fedeli, mentre al Calvario si svolge la liturgia della Passione del Signore secondo il Rito romano. Tra le ore 12 del mattino e le 3 del pomeriggio la città sembra scoppiare in un turbine incontenibile di persone. Tutti vogliono ripercorrere il tortuoso tracciato della più famosa strada di Gerusalemme, quella segnata per sempre e in tutte le lingue col nome di Via Dolorosa, perché percorsa da Gesù carico della croce, simbolo del dolore del mondo. Anch’io ho percorso quella strada con il rosario tra le mani e le mie labbra lo recitavano in silenzio.
Ora quella via è visssuta anche dagli arabi con il loro famoso “suk”. Ci siamo diretti verso l’attuale centro della città, la basilica che racchiude il Calvario e la Tomba di Gesù. Dal pomeriggio di venerdì questo monumentale santuario è più che mai il cuore di Gerusalemme. Nella tradizione cristiana qui è il centro del mondo, perché qui Gesù, il Dio fatto uomo, è morto ed è risorto. La croce sulla quale Gesù fu crocifisso si è simbolicamente allungata fino a congiungere il cielo e la terra e a toccare l’estremità dell’universo. Nel primo pomeriggio ha avuto luogo in basilica la commemorazione della passione e morte di Gesù secondo uno schema che si è rifatto alle antiche fonti liturgiche della Chiesa di Gerusalemme, come l’Itinerario di Egeria, il Lezionario armeno e il Lezionario georgiano. Nella tarda serata, sempre nella basilica del Santo Sepolcro, ci siamo riuniti per rivivere il mistero della deposizione dalla croce e della sepoltura di Gesù. I Francescani guidano una suggestiva rievocazione della deposizione e della sepoltura del Signore. La lettura dei testi evangelici è stata fatta in diverse lingue ed è stata accompagnata dalla ripetizione dei gesti che furono compiuti sul corpo di Gesù, dallo schiodamento dell’immagine di Gesù dalla croce alla preparazione del corpo stesso per la sepoltura e al trasporto nella tomba. Anche questo è stato un “gesto” carico di commozione racchiusa nei canti, nelle letture e nella gestualità. A causa dello status quo, la Veglia pasquale del Sabato Santo nella basilica del Santo Sepolcro ha avuto luogo al mattino e in seguito il Messale romano. Molto commovente il fatto che l’accensione del cero pasquale è stato fatto attingendo la luce dalle lampade che illuminano giorno e notte la tomba vuota del Signore. Anche per la Domenica di Pasqua la celebrazione eucaristica si è svolta secondo il Rito romano. Grande impressione in ambedue le celebrazioni hanno creato le processioni che si sono svolte nel contesto della liturgia. Il nostro corteo ha percorso tutta la basilica e per tre volte abbiamo girato intorno alla tomba di Gesù. Noi fedeli, in processione, abbiamo portato nelle mani candele accese. In determinati punti sono cessati i canti, il corteo si è fermato e noi fedeli abbiamo ascoltato le parole del Vangelo sull’apparizione del Cristo risorto. Una grande commozione e anche qualche lacrima silenziosa sgorga da chi con amore e fede sente riecheggiare quelle parole, questo è quello che è successo a me in quella giornata santa. Dal mio cuore palpitante ed emozionato parte una risposta che è diventato un dolce canto per il signore:
“Il Signore è veramente risorto. Alleluia. Alleluia”

di Rosanna Angiulli