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The Voice of Italy la quinta serata su Rai 2

the voice of itali la quinta serataCoach sempre più esigenti, stanno quasi colmando i 21 posti disponibili nelle loro squadre. Il segreto per riuscire ènell’improvvisazione

La quinta puntata di “The Voice” ha visto instaurarsi una vera e propria ‘guerra’ amichevole tra i coach. Le Blind Audition si fanno sempre più dure, le squadre si apprestano ad essere al completo e i coach sono sempre più esigenti: gli artisti che si presentano dovranno essere sempre più struggenti e modulare ed interpretare maggiormente i brani. Molti gli esclusi, è uscito con onore in particolare in apertura Stefan.
La serata è stata caratterizzata dal dominio di Raffaella Carrà, che fa incetta di concorrenti; anche i genitori stessi spesso hanno mostrato preferenze nel backstage per quest’icona nazionale: dopo il tapiro di “Striscia la notizia“, si cimenta in un ‘tuca-tuca ‘ con Emis Killa; i due sembrano avere gusti simili e schiacciano i pulsanti quasi sempre insieme. La sfida appare decisamente tra loro. Filmati storici, poi, ripercorrono la carriera della Carrà e del suo ombelico. Tutto parte dal piercing di una concorrente, ma al di là delle gag divertenti, la protagonista è la musica. Forse non si è ascoltata la migliore delle voci in questa puntata, ma sicuramente è stata quella più ricca dal punto di vista di timbri che si sono potuti apprezzare. Da voci r&b come quella di Noemi che interpreta Amy Winehouse, a sonorità country come quella di Elisa Meo, ad altre più jazz e blues come quella di Luca De Gregorio, a quella retrò di Ottavia, a quella graffiante alla Michael Bolton di Enrico. E poi, ancora, la magistrale esibizione di Federica Vincenti, 32enne moglie di Michele Placido, nel brano di Mina: “Un anno d’amore“. Un vintage di generi che ha il sapore dell’indipendenza, come Carmen che canta scalza per sentirsi più libera.
Sicuramente, per quanto riguarda le voci, da notare l’alta presenza di quelle femminili, più forti di quelle maschili, e dell’assenza, al contrario, di gruppi o band, sia femminili che maschili. Poi sorprende la giovane età dei concerrenti che si presentano. E dal fattore libertà e da quello della giovinezza dei partecipanti nasce l’appello di Dolcenera a tutti i genitori a far imparare a suonare uno strumento ai loro figli.
Del resto, però, vintage è anche la trasmissione, che oscilla tra la tradizione del programma e una sfumatura più social. Da ricordare sicuramente, infatti, la possibilità di scaricare la app di “The Voice” per diventare protagonista della trasmissione votando i concorrenti. Non a caso, poi, subito dopo la quinta puntata del talent, è andato in onda un programma sempre condotto da Federico Russo: “La vita a portata di app“.

Si sono iniziate a delineare anche le tendenze seguite dai coach: Dolcenera, che sembra essere lei ad interpretare le canzoni con i concorrenti, predilige coloro che suonano uno strumento. D’altronde le sue abilità al piano sono un tesoro prezioso da condividere con i giovani talenti. Più dinamico Max Pezzali, per lui le attenzioni sono e gli vengono da tutti i ragazzi interessati a lavorare sulla melodia e sul testo, sulla sua profondità e sulle emozioni che racchiude, che trasmette e da cui sono nate. Venerata e adorata da tutti, Raffaella Carrà è attenta alla versatilità degli artisti che possano essere anche predisposti al ballo e alla danza, sciolti nell’esprimere con il linguaggio corporeo la plasticità delle sensazioni più naturali ed istintive. Emis Killa, invece, si considera un po’ ‘maledetto’ nel senso di riporre interesse per la musica che è originale, più stravagante ed estroversa, anche irriverente nel porsi in maniera provocatoria, ma autentica e pura, senza ricercatezza, anzi con semplicità, immediatezza e quella sinteticità che lui mette nel dare giudizi in libertà: “Non bisogna sempre giustificarsi“, si difende. Brusco, ma non cattivo, alla faccia di chi possa definirlo un ragazzino immaturo, nonostante la giovane età dimostra di poter comunque pesare come coach.
Anche loro stanno cercando di lavorare su se stessi e migliorarsi. Da un confronto con i coach della passata edizione vediamo che la situazione può essere persino considerata speculare: alla grinta di Noemi segue quella di Dolcenera; alla potenza del duo dei Facchinetti subentra quella della Carrà, che da sola vale per due; alla ricercatezza e sofisticatezza di Piero Pelù si alterna la meticolosità di un giudizioso Max Pezzali; al posto della provocatorietà bonaria di J-AX c’è quella di Emis Killa.
A proposito di coach, pensando già al futuro, alla prossima edizione vedremmo bene ad esempio un artista quale Tiziano Ferro. Come noto i giovani sono soliti portare canzoni di big della musica e uno di loro è stato proprio il cantante di Latina. Anzi, forse, per quanto riguarda l’ultima puntata, ad esempio, probabilmente per alcuni dei ragazzi che si sono esibiti (come Gennaro o Luca De Gregorio) sarebbe stato più utile o vincente cantare Ferro, magari in ‘Perdono’, non facile ma forte in ritmo ed incisività.
Puntare su brani complicati lo si deve fare solo se si è all’altezza oppure rielaborandoli in maniera originale e persuasiva. Ad esempio la cheerleader Erika, con la passione della musica ovviamente, ha portato “Lato destro del cuore” di Laura Pausini, raccogliendo consensi. Questo ci ha ricordato quanto sarebbe significato un asso nella manica il poter avere la Pausini quale coach a “The Voice”, mentre ha partecipato a quella in Messico. Chissà che non ci pensi per il futuro. Intanto per lei il programma con la Cortellesi, per i talenti le alte e qualificate competenze dei quattro coach attuali.
Finora è l’ironia la soluzione migliore adottata, in cui si è inventata la nuova regola di Max Pezzali dopo ‘La regola dell’amico‘: mai da solo, mai per primo. Oppure quella dell’individuare le quattro perle dei coach, una ciascuno, ovvero le loro ‘uscite’ migliori, nel senso di momenti simpatici presi in estemporanea.
Consiglio per i concerrenti: sicuramente in seguito sarà sempre più utile puntare sulle improvvisazioni a sorpresa per colpire nel segno, un minuto e mezzo è troppo rapido per cogliere l’attenzione dei coach.