Continua la gara delle nuove proposte, ospiti gli Spandau Ballet, Luca e Paolo, My Type, Vittoriana Puccini, Samantha Cristoforetti e Massimo Ferrero. E la lirica acustica di Federico Paciotti
Terza serata di Sanremo che spicca, forse la migliore delle tre (salvando i picchi e le sensazioni straordinarie regalate dagli ospiti, a partire da Tiziano Ferro a seguire), per l’eleganza dei vestiti e delle canzoni. Infatti, con originalità, in luogo della classica serata dei duetti dei big in gara con altri artisti, ogni cantante si è cimentato nell’interpretazione (più o meno personale) di cover di canzoni storiche della musica italiana e del Festival. I 20 big sono stati divisi in 5 gruppi da 4, da cui è risultata una vincitrice per la sfida finale tra le prime 5 classificate. Il riconoscimento è stata un fiore creato ad hoc, chiamato “cover” appunto, con venature particolari. Un’ottima e fortunata intuizione per la trasmissione e una dimostrazione dello spazio, sempre più preponderante, conquistato quest’anno nella musica dalle cover. Tra le 5 più premiate c’erano: “Una carenza in un pugno” di Adriano Celentano, interpretata da Moreno (che giungerà quarto); “Se telefonando”, cantata in precedenza da Mina e all’Ariston da Nek su consiglio della moglie; “Io che amo solo te”, scelta dai Dear Jack che, ovviamente, non potevano non piazzarsi tra le cover più “forti” essendo nati proprio quale una band che reinterpreta brani d’”altri tempi”, veri e propri evergreen (ma quinti al termine dell’esito delle votazioni). E poi “Ancora”, che Il Volo (arrivati secondi) ha regalato al pubblico realizzandola con una vocalità straordinaria che ha colpito tutti. Infine è stata la volta di Marco Masini (terzo classificato) che ha optato per “Sarà per te”. Non è difficile intuire la vincitrice finale: ovviamente l’intramontabile “Se telefonando”. Standing ovation, però, anche per Lara Fabian che ha regalato brividi con un’interpretazione intensa ed appassionata di “Io sto male”. Apprezzabile anche lo sforzo di Annalisa di cimentarsi in “Ti sento”, riuscendo a raggiungere un’estensione e corde vocali che non siamo soliti vederle attuare. Convincono poco, invece, Grazia Di Michele e Platinette in “Alghero”. Mentre non passano alla fase finale canzoni straordinarie quali “Se perdo te” di Patty Pravo (eseguita da Irene Grandi) o “Rose rosse” di Massimo Ranieri, eseguita da Raf, oppure “Se bruciasse la città”, sempre di Ranieri, scelta per la gara da Nina Zilli. Oppure “Ciao amore ciao” o “Io mi fermo qui”, cantate rispettivamente da Bianca Atzei ed Alex Britti che, oltre ad essere due testi eccezionali calzavano a pennello ai due artisti. Anche Malika Ayane, nonostante la sua straordinaria voce, non è riuscita a “passare” la prima fase eliminatoria, sebbene avesse puntato su un successo di Vasco Rossi “Vivere”.
Anche nella terza serata, poi, non sono mancati sport (con l’ilarità del presidente della Sampdoria Massimo Ferrero) o il cinema, con la partecipazione di Vittoria Puccini. Quest’ultima, con delicatezza, ha raccontato la sua esperienza di recitare in “L’Oriana” (su Oriana Fallaci) e la difficoltà di interpretata questa donna e giornalista dalla personalità così forte. L’ha voluta ricordare citando delle frasi che si addicono al suo pensiero: “credo che battersi sia più bello di vincere”; “la libertà è un dovere più che un diritto”, “essere una donna è un’avventura, è una sfida che non finisce mai”. Per il suo personaggio non si è badato tanto alla somiglianza fisica, quanto si è puntato sull’”impertinenza” del carattere tipico del “cipiglio” toscano, ben riconoscibile per la Puccini. E poi, di nuovo, ancora comicità con Luca e Paolo: sono stati gli unici ospiti che hanno cantato davvero un testo, tutto su Sanremo, scritto da loro. E poi, nella seconda parte della serata, sono tornati per un monologo-duetto legato ai temi dei matrimoni gay (come accadde lo scorso anno in cui parteciparono i due veri protagonisti di un’unione di una coppia omosessuale) e del diritto che così acquisiscono all’adozione di un figlio.
Inoltre, altra musica con ospiti internazionali gli Spandau Ballet. O con la consegna del disco di Platino ai My Type. Ma il messaggio più importante di questa terza giornata del Festival, come ha spiegato Carlo Conti, è venuto da Federico Paciotti. Un giovante talento lirico, che ha aperto la serata dopo l’anteprima, interpretando brani lirici in chiave acustica e dimostrando che la fusione tra rock e lirica è possibile. Ed il primo singolo che ha eseguito, e “speriamo sia il primo di un progetto ambizioso e sperimentale che abbia seguito” – ha auspicato Conti, è stato “Nessun Dorma”. Dunque un Sanremo che, oltre al rap di Moreno e Nesli, punta anche e dà spazio ugualmente (tra i tanti generi musicali che accoglie) anche alla lirica: con Lara Fabian, Il Volo e Federico Paciotti appunto. O Al Bano quale ospite. Per mostrarne l’universalità e la versatilità.
A proposito di giovani, infine, è giusto fare un cenno alla gara delle nuove proposte: passano Giovanni Caccamo e Amara. Per loro sicuramente Sanremo è e resterà comunque un’esperienza stellare, spaziale quasi verrebbe da dire pensando all’astronauta Samantha Cristoforetti, con cui ci si è collegati mentre è ancora in orbita. Per lei andare nello spazio fa “diventare più consapevoli” di tutto ciò che ci circonda e che viviamo nella quotidianità sulla Terra. Un messaggio chiaro e diretto e una grande dimostrazione della semplice capacità di adattamento (e di apprezzamento) a situazioni considerate sempre distanti, distaccate e surreali. Lo spazio è sembrato davvero più vicino. O meno lontano. Stasera ci attendono, intanto, le prime eliminatorie tra i big.
di Barbara Conti