Passioni shakespeariane e messa in scena classica coreografata da ottimi interpreti per la storia vera di W. Perkins, editor dei grandi romanzieri americani durante la Grande Depressione pre bellica made in USA
O Lost, di uomini perduti e di irripetibili momenti. Dimenticati e scritti, stampati, amati, detestati, cancellati, con un colpo di rosso, forse. Nella vita veniamo tutti “tagliati”, editati… “Un sasso, una foglia, una porta nascosta”. Siamo tutti corpo e insieme scoria e memoria sepolta, abbiamo bisogno di qualcuno che ci (ri)conosca e consigli quali rami sfrondare, quali detriti lasciare sul letto del fiume, quali colori dell’anima continuare ad accarezzare, quali porte chiudere o aprire…Perché scrivere? Compiere un’azione apparentemente obsoleta per gli ingranaggi del tritacarne della società odierna? Forse per accendere un fuoco nella caverna oscura? Iniziare a percepire le ombre e le possibilità infinite, qualsiasi esse siano, che provengono dalla luce, (dentro e) fuori? Tom è uno spirito portato dal vento, tanto inquieto e vorace quanto impreparato alla mortalità delle proprie (cre)azioni. Irruento Prometeo della parola, scrittore torrenziale, barocco, capitano di una nave rapita dalle bizzarrie indomabili della tempesta. Uno scrittore incompleto, legato, come crede sia ogni suo simile e come la Nazione stessa, alla perenne ricerca del “padre”. Uno scrittore che altro non potrebbe fare se non prendere matita in mano e sconvolgere decine di fogli ogni giorno, uno scrittore magnetico ed egocentrico e il suo complesso di superiorità, la sua necessaria divorante solitudine, la sua impressionista ed impressionante, ossessiva delizia per la vita che lo distrugge dall’interno. Max, family man della gentry americana, editore dei mostri sacri Hemingway e Fitzgerlad negli anni che cullavano la Seconda Guerra Mondiale. Uomo col cappello, con tante figlie in una immensa magione, con tante volute responsabilità e altrettanti sogni da trasmettere al nuovo svitato figlio vagabondo. Max si prende cura di Tom, il Calibano dei romanzieri, personaggio che “è” perché non potrebbe non esserlo, “poeta” ancora incompreso tra i poeti di cui il mondo ha bisogno, uomo che non sa vivere il mondo ma in esso si arrovella al ritmo sinuoso di un jazz che entra nelle ossa e fa vibrare ogni cellula ricomponendo con occhi sempre diversi le forme della vita stessa. Storia vera di un rapporto eccezionale, narrata con garbato staticità, opulenta descrittività e pastellata fotografia dal regista teatrale e televisivo Michael Grandage: Genius, nella Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2016.
Lavoro minuzioso di taglia e cuci, tanto per la struttura del film quanto per la complementare esperienza dei due attori, ottimi Colin Firth e Jude Law e come per il suo vero protagonista, l’editor Max Perkins (Firth). Max deve compensare e manutenere repressioni e gioie della propria piena vita, per fare da spalla e bastone, cesoia e nume tutelare allo sregolato Tom Wolfe. Tom coabita con i suoi personaggi di finzione, con la propria biografia ricodificata da tempestosa immaginazione, spirito errante che respira ogni alito che manifesti energia. Uomo-bambino, lupo di mare imbastardito che di smarrisce nei cromatismi dell’oceano e marinaio con la nausea che si innamora di “semplici” occhi blu. Tom, in massacranti chiusi anni di mutuo quasi simbiotico, fraterno seppur doloroso lavoro con Max, diventa il Tom Wolfe che avrebbe raccontato l’America con la complessità sociopatica di Joyce e la poesia cerebrale e furente del fratello minore McCarthy. Anch’egli instradato da Max, quel Perkins che ha trasformato Hemingway e Fitzgerald in star, brevemente rappresentati nel film, camei volatili ma potenti, che ritraggono da un lato l’avventuriero affamato della lotta della vita e dall’altro l’uomo comune di straordinaria eleganza che sa dare valore agli affetti pur sacrificando il fuoco che in lui palpita insaziato. Perkins, quello che rendeva manoscritti isterici puri e folli, perfetti successi commerciali. Perkins amabile padre di famiglia tormento ma soddisfatto. Perkins e il “suo” Wolfe, persecutore del bello dalle viscere purulente al pallido rossore della pelle di una donna.
Uomini e loro nemesi, uomini e loro desideri. Nel mezzo, costumiste tradite, orgogli feriti, famiglie trascurate, donne calpestate e redente, angeli guida, miseria ai bordi dei marciapiedi e librerie straripanti di best sellers, le anime dell’America ebbra di se stessa e macerata da tumori senza cure. Guerra e pace, guerra e niente.
Grandage con Genius firma un biopic televisivo ma maestoso, densissimo senza essere verboso, autunnale senza essere freddo, appassionato senza essere rivoluzionario. Una condensata, ben “editata” e in qualche modo meta filmica digressione sui massimi sistemi (dall’amicizia alla realizzazione personale, passando per l’amore e l’angoscia dell’effimero), dentro e fuori le magie della finzione, “O lost”, perduti tra tempo e fiume. E foglia e sasso e porta nascosta.
CAST
Regia di Michael Grandage
Soggetto di A. Scott Berg
Sceneggiatura di John Logan
Con: Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman, Dominic West,Guy Pearce, Laura Linney,Vanessa Kirby
Fotografia di Ben Davis
Montaggio di Chris Dickens
Scenografia di Mark Digby
Prodotto da Desert Wolf Productions, Michael Grandage Company, Riverstone Pictures
USA/ Regno Unito 2016
Durata 104’
Distribuito in Italia da Eagle Pictures dal 10 novembre 2016