Tipico del Viterbese, è un dolce che unisce le fragranze di uvetta, cioccolato e noci. Facile da preparare, può essere consumato in diversi modi
A Pasqua altro che uova di cioccolato o sode, oppure colombe dai mille gusti. Per il prossimo 27 marzo vi proponiamo un nuovo dolce, goloso e facile da preparare. Arriva direttamente dal viterbese, ed è buono sempre, anche per altre circostanze, oltre che per Pasqua e Pasquetta. Ad Oriolo Romano, in provincia di Viterbo e dintorni, viene chiamato “Pane del vescovo”. Non è molto conosciuto, ma una volta provato, tutti vogliono la ricetta: anche perché, oltre ad essere buono, è facilmente trasportabile. Racchiude i dolci sapori della cioccolata fondente, dell’uvetta e delle noci tritate. In più, la sua particolarità è il cuore tenero dell’impasto all’interno, e la croccante crosticina esterna che si forma con la cottura. Impressionante la sua crescita durante la lievitazione. Anche la consumazione si adatta bene con del vino (sia rosso che bianco), o con altri aperitivi. Inoltre lo si può mangiare a fette oppure a piccoli pezzi, a forma di cubicini che permettono di assaporarne tutti gli ingredienti e di assaggiarlo per sentire quale sia il riscontro al palato. Non ha, poi, nulla di meno di ogni classico dolce pasquale in quanto può essere decorato a piacimento, come fanno i cake designer così in voga in questo momento, o come si fa con le uova sode: con una colata di cioccolata fondente sciolta a bagnomaria o con una spruzzatina di panna montata zuccherata, ma anche al naturale poiché il Pane del Vescovo risulta già di per sé molto dolce. Sulla base croccante esterna che si crea si può scrivere o disegnare, mettere degli stampi o creare delle figure ad hoc. È, poi, un dolce secco che si mantiene a lungo, senza indurirsi troppo. Adatto anche ad essere consumato a colazione o a fine pasto, può essere mangiato da solo o associato ad una bevanda che lo renda ancora più morbido (a partire da tè, latte, o il caffè stesso). In più, volendo, lo si può spaccare e riempire con un filo di panna od altro condimento (quasi fosse una “moretta”). Il sapore neutro e neutrale ben si adatta a vari accostamenti.
Gli ingredienti:
Il Pane del Vescovo richiede pochi semplici ingredienti e la preparazione è molto rapida e facile. Le dosi medie possono essere ridotte o aumentate a seconda delle esigenze. Per 5-8 persone occorrono:
tre uova,
due etti di zucchero,
due etti e mezzo di farina,
un etto di noci (o di nocciole volendo),
un etto di uvetta, un etto di cioccolata,
una bustina di vanillina,
una o mezza di lievito (a seconda che si voglia ottenere uno spessore maggiore o minore).
Preparazione:
Basterà mescolare tutto lo zucchero ai rossi delle uova e montare le chiare a neve a parte, da aggiungere poi allo zucchero e ai rossi. Mescolare all’impasto anche la farina. In caso di necessità, per riuscire ad amalgamare meglio tutto, versare un bicchiere di latte o di acqua tiepida: quest’ultima aumenta la lievitazione del dolce, fa rimanere più leggero il Pane del vescovo (rispetto al latte), ma dona un sapore ancora più delicato al dolce. Per ultimo, mescolare l’impasto unendovi l’uvetta, la vanillina, il lievito appunto (se non già aggiunto), la cioccolata a pezzi o a scaglie (tagliata a parte) e le noci (tritate separatamente in un mixer precedentemente). Far cuocere per circa un’ora, a 180°, e lasciar riposare nel forno per un po’ prima di toglierlo, poiché potrebbero crearsi dei vuoti nella crosticina esterna, che verrebbe così a ricadere verso l’interno. Lo si può servire sia caldo (per assaporarne la gustosità del cioccolato caldo sciolto dentro il dolce), che freddo. Si tratta di una ricarica energetica che permette di ritrovare le giuste risorse per affrontare tutta la giornata. Il nome già indica quanto sia un dolce di tutto rispetto. Assolutamente da provare poiché riesce a metter d’accordo tutti i gusti. In più, anche per chi avesse problemi di intolleranze alimentari, è facile trovare i sostituti che permettano a tutti di poterlo gustare. Può entrare a pieno regime tra le ricette pasquali anche perché nessuno vieta di cucinare un Pan del vescovo proprio con il cioccolato delle uova che abbiamo ricevuto e che non abbiamo finito di consumare, nonostante la nostra profonda golosità.
di Barbara Conti