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Il dott. Cerusico ci racconta i piccoli poteri dei bambini e del fare solidarietà

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Il dott. Cerusico ci racconta i piccoli poteri dei bambini e del fare solidarietà

CerusicoL’appello: “Non si deve avere un motivo per fare qualcosa per l’altro: facciamola e basta!”

Abbiamo intervistato il dott. Fabrizio Cerusico, medico ginecologo e presidente dell’Associazione Onlus “La nuvola nella valigia, “nata il 9 gennaio del 2007 – ci spiega – dal desiderio di poter fare operazioni benefiche per poter aiutare qualcuno, dedicate soprattutto ai bambini”. Con convinzione, fermezza, determinazione e decisione ci racconta la sua risolutezza nell’organizzare serate di beneficenza in nome della solidarietà, con tutto l’impegno che richiede. Ci parla di questa passione “gratuita” e dei piccoli grandi poteri dei bambini, gli unici in grado di spiegare veramente ciò che significhi “altruismo” in una società allo sbando quale quella moderna. E, tra le mille contraddizioni che possono nascere dal fare qualcosa per l’altro, sul sito ufficiale dell’Associazione il dott. Cerusico lancia un appello: “perché dovrei fermarmi e chiedermi perché lo faccio? Non chiedetevelo neanche voi, non riceverete mai una risposta: facciamolo e basta!”.

  • Il 27 gennaio avete creato, in collaborazione con l’A.G.O.P. (Associazione Genitori Oncologia Pediatrica)del Policlinico Gemelli di Roma, lo spettacolo “Piccoli Poteri”. Quale il rapporto con l’Agop stessa che ne è scaturito?

È nato in maniera molto curiosa; chiamai il teatro Vittoria poiché avevo intenzione di ingaggiare un’artista che stava facendo lì uno spettacolo; la responsabile mi disse che aveva bisogno di un medico; io gli dissi che sono ginecologo e se potevo esserle utile in qualche maniera: in realtà aveva un problema al cuore, in quanto aveva perso, qualche giorno prima, un figlio morto prematuramente di tumore. Così ho deciso di incontrare il presidente dell’Agop e ho capito che organizzare insieme una serata benefica sarebbe stato un’opera di successo data la serietà e la disponibilità della struttura. Col ricavato dello spettacolo del 27 gennaio scorso al teatro Brancaccio siamo riusciti a donare un’automobile all’Agop. Dunque il nostro è un rapporto recentissimo, ma credo che sarà duraturo vista, ripeto, la serietà dell’Associazione.

  • Quali sono questi “Piccoli poteri”: quelli della medicina?

La medicina non ha poteri, ma l’uomo sì; la medicina ha pochissimi poteri, piuttosto è un sistema di prevenzione e di assoluto controllo per quello che riguarda le malattie. L’uomo, invece, ha il potere persino di fare una sorta di forma di auto-guarigione; certo, se un uomo ha il cancro non si può sedere e aspettare di guarire, si deve curare con rimedi scientifici, ma il discorso fatto precedentemente è valido per patologie “minori”, sebbene appunto non per malattie più importanti quali il tumore. I piccoli poteri, al contrario, li hanno i bambini: sono quelli preziosi dell’innocenza, della purezza, della dolcezza, della gentilezza.

  • Quanto traspone della sua professione e di quella di sua moglie nell’Associazione?

Sia io che mia moglie abbiamo dedicato, per la serata beneficienza organizzata con l’Agop, tutto il tempo che ci rimaneva disponibile dalla nostra attività quotidiana di medici; è un tempo impiegato assolutamente in maniera gratuita, per il mero guadagno di provare a creare un movimento che possa sensibilizzare gli altri. Spero che le persone, attraverso lo spettacolo, le serate di beneficenza e venendo a conoscenza del nostro operato, possano essere sensibilizzate ad aiutare Agop o qualsiasi altra associazione simile.

  • Quale la collaborazione con le altre Associazioni simili alla Vostra? Penso anche alla Casa di Peter Pan.

Le collaborazioni sono aperte a tutti. “La nuvola nella valigia”, quando decide di produrre un progetto, va alla ricerca di un’associazione che la aiuti e con cui poterlo sostenere. La nostra è una piccola associazione a conduzione familiare e cerchiamo di portare un piccolo contributo nell’universo gigante della solidarietà. Riteniamo che sia comunque importante, dato che viviamo in una società incentrata più sull’apparire che sull’essere.

  • E quale il rapporto con le Istituzioni, ad esempio la Regione Lazio?

Non ho nessun tipo di rapporto con tali istituzioni e non ho chiesto loro nessuna collaborazione né finanziamento; ho avuto la fortuna di avere migliaia di persone venute a vedere gli spettacoli di beneficenza: già quello è stato un grosso ricavato e così non ho avuto necessità di chiedere nulla alle istituzioni. Allo spettacolo del 27, poi, ad esempio, ha aderito il ministro Annamaria Cancellieri, che ha condiviso con simpatia e solidarietà la serata. Ripeto, finora non ho ricevuto soldi da parte di nessuno e le donazioni alla mia associazione restano libere e servono a poter affrontare le spese per concretizzare il progetto prescelto.

  • È del 2011 il suo libro “Tutti i miei no – Opinioni di un uomo libero”. A cosa dire no e a cosa dire sì?

Quel libro è stato molto particolare, di rottura rispetto agli altri precedenti. Ho sempre fatto piccole produzioni di libri per bambini, che firmo con lo pseudonimo di DoctorC: penso ad esempio a “Facce di bimbo” del 2009 con immagini di ecografie tridimensionali; o a “Le 100 frasi più belle della mia vita” del 2006, con le frasi che i bimbi dicono più spesso ai genitori. In questo testo dico no a una società che è assolutamente malata, dico no all’arroganza, alla mancanza di affettività tra le persone, a quelle forme di egoismo che oramai hanno preso il sopravvento nella vita quotidiana. Dico sì ad un abbraccio, alla lealtà, a quei valori che si sono persi nel tempo. In sintesi dico no al male e sì al bene.

  • E dice sì anche all’altruismo…

Certo, all’altruismo occorre dire sì: è un vantaggio da entrambe le parti. Non c’è vantaggio solamente nel dare, ma anche nel ricevere; magari le persone si svegliassero la mattina e donassero qualcosa di sé, non di materiale, ma di umanità, di emozioni: oggi, invece, non si dona più un’amicizia vera né amore. Non voglio essere un pessimista cosmico come Woody Allen, ma attualmente mancano gli elementi fondamentali del sentimento sincero nel rapporto con gli altri nel quotidiano; mentre occorrerebbe accogliere con grande apertura le cose che arrivano.

  • In che modo distinguere l’altruismo dalla retorica e dal perbenismo, assimilabili all’ipocrisia?

Non si potrà mai capire se dietro un apparente gesto di altruismo ci sia una forma di ipocrisia, ma non mi interessa; al contrario mi interessa che l’altruismo, nel fare una donazione ad associazioni simili alla mia, possa portare a un risultato positivo e ben venga se si può avere in cambio qualcosa. Creando spettacoli di beneficenza ho fatto un’operazione assolutamente pulita, che mi ha dato un riscontro dal punto di vista della visibilità, della pubblicità, con le interviste che mi hanno richiesto e tramite i messaggi di complimenti che ho ricevuto e che mi hanno inviato. C’è stato un ritorno mediatico di cui ero consapevole, sebbene non fosse quello a cui miravo. È stato in realtà il mio cuore a farmi fare quell’operazione, che non era mirata a sentirmi dire: “quanto è bravo questo medico”. Certo il riscontro mediatico serve, è un ritorno d’immagine che permette di creare una credibilità.

  • Progetti futuri?

Ho bisogno di fermarmi e vedere le cose che ho realizzate: quelle fatte bene e quelle male, dove ho sbagliato e dove no. È assolutamente certo che “La nuvola nella valigia” continuerà a lavorare, anche se al momento ho poco spazio psicologico per organizzare una serata di beneficenza o uno spettacolo. Spero di poter dare presto notizie al riguardo.

di Barbara Conti