Comicità tra dialoghi incalzanti e improbabili intrecci nella commedia in due atti interpretata dalla Compagnia Alibi di Lecce
Riprende un po’ da quel teatro beckettiano dell’assurdo, un po’ da quello dell’irriverente Wilde ne “L’importanza di essere onesto”, la commedia in due atti Ciò che vide il maggiordomo. Scritta dal drammaturgo inglese John Kingsley Orton nel 1966, sua ultima opera teatrale, fu messa in scena per la prima volta il 5 marzo 1969 (postuma) al Queen’s Theatre di Londra e da allora non ha smesso di fare il giro del mondo. Ma è il caso di dirlo: l’onestà non fa parte di questa commedia! Piuttosto l’equivoco, le situazioni improbabili, gli imprevisti da gestire, in una sequenza di scene che prendono vita, in un climax ascendente, dal momento in cui i personaggi compaiono sul palco. Un continuo gioco di improvvisazione studiata, ben calibrata, dalle battute pronte, dove false malattie (o forse no) e improvvisi travestimenti, fanno perdere il filo della trama ai sei personaggi, che coinvolgono piacevolmente lo spettatore tenendolo col fiato sospeso fino alla fine.
Il primo atto si apre nello studio del Dottor Prentice: lo psicanalista tenta di sedurre la giovane, attraente Geraldine Barclay durante il colloquio per la sua assunzione. Il dottore convince l’aspirante segretaria a spogliarsi, ma è poi interrotta e nascosta dietro un paravento per l’inaspettato ingresso della signora Prentice, la quale, a sua volta, ha promesso il posto in segreteria a Nicholas Beckett, l’uomo che oltre a sedurla continua a ricattarla. Ambiguità su confusione: i due segretari dissimulano il loro sesso con abbigliamento opposto e questo produrrà un totale caos all’ulteriore arrivo sulla scena del Dottor Rance, l’ispettore giunto per controllare la clinica, che trarrà spunto dalla situazione in cui si è imbattuto per terminare l’ultimo capitolo del suo libro… e poi di certo l’intervento del Sergente Match non farà che alimentare le complicazioni già esistenti.
In What the butler saw (tit. orig. inglese – titolo che rimanda a quelle situazioni spiate al mutoscopio alla fine del 1800) «c’è qualcosa del tempo in cui è stata scritta» (Orton): la quasi mancanza di comunicazione tra uomo e donna, i falsi moralismi di un’Inghilterra del dopoguerra rappresentata da una parte da una crescente ricostruzione materiale, dall’altra da una radicata mentalità legata a un severo codice morale. Nella pièce due temi in particolare emergono: l’importanza della psicoanalisi, per comprendere il comportamento dell’individuo in società, e la necessità di affrontare tematiche come la sessualità, oltre al ruolo della donna e alle sue scelte. Tematiche importanti che vengono trattate dal drammaturgo con lo humour inglese che gli appartiene, mettendo in scena con sapiente ironia la sua società, dimostrando che è possibile affrontare con leggerezza qualsiasi argomento.
Una commedia dissacrante, irriverente, grottesca, interpretata da Walter Pretesimona Agrosì, Rossella Caggia, Gustavo D’Aversa, Dora Paulì, Armando Negro, Sandra Legittimo, in scena dal 17 al 20 luglio.
Dove: Teatro Kopò – Via Vestricio Spurinna 47/49 – Roma
Alle 21:00, con Aperitivo dalle ore 20:00
Biglietto: 10 euro (aperitivo e spettacolo)
Info: 06.45.65.00.52 – botteghino@teatrokopo.it
di Elisabetta Lattavo