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Lady GaGa: Born This Way

Lady_GaGa_-_Born_This_Way_Album_CoverEchi anni ’80, dance dei giorni nostri e pennellate rock: ecco il nuovo cd


É uscito lo scorso 23 Maggio il disco-evento dell’anno, ma di Born This Way se ne parla da una vita. Merito di Lady GaGa, ormai onnipresente su ogni media che si fregi di questo nome, ma anche di una sapiente campagna di marketing che ha fatto leva sulla tecnica del “vedo non vedo” centellinando informazioni e fornendo indizi che hanno alimentato le aspettative del pubblico. Ma veniamo alla musica: fino ad oggi Miss Germanotta ha potuto vivere di rendita: la sua opera prima, The Fame, ha venduto 12 milioni copie (cifra record in tempi come i nostri in cui, l’avvento del digitale e la pirateria, hanno messo in seria crisi le case discografiche). Dal 2008 in poi, ha affidato il successo alla sua immagine, eccentrica e sempre diversa, ai concerti e a The Fame Monster (2009), una riedizione del suo album di debutto con ben poco materiale inedito. Born This Way si staglia in questo contesto come un test: se il primo cd ha catturato il pubblico con ritmi da dancefloor e riff semplici e ossessivi, con il suo nuovo lavoro GaGa ha voluto dimostrare di saper fare di meglio. Marry The Night è la traccia perfetta per aprire l’album: ritmo senza esagerazioni club style, che compensa con un ritornello quasi gridato alla maniera di molti successi pop d’inizio anni ’90. Ma per rintracciare altre influenze dobbiamo tornare indietro di almeno dieci anni. GaGa è intelligente e non vuole imitare nessuno ma neanche questa volta riesce a scampare il paragone con la rivale di sempre, Madonna: il primo singolo omonimo, Born This Way, da subito in vetta alle classifiche di tutto il mondo, è una rilettura di Express Yourself e, se in Judas c’è la tendenza ad essere più autoreferenziali (è una versione migliorata di Bad Romance), il tema religioso-scandalistico è memore di Like A Prayer. Ma “scivoloni” a parte, Born This Way è un esperimento riuscito: in Americano, GaGa pesca dai repertori tradizionali di Spagna e Messico e abbandona l’inglese (senza cadere nella banalità di Alejandro) mentre con Fashion Of His Love ci regala la punta di diamante del cd: connubio ritmico-melodico perfetto, alle nostre orecchie suona nuova ma non lontana anni luce (è la I Wanna Dance With Somebody di Whitney Houston, scritta oggi). Ma è in altri brani che GaGa lascia presagire una possibile svolta per il futuro. Con Bad Kids inizia a giocare con il rock e le sperimentazioni si fanno ancora più marcate nella parte finale dell’album: nella ballad You & I chiede al suo vecchio amore (Luc Carl?) di tornare da lei, una richiesta che fonde sapientemente country style e pop; in Electric Chapel abbina di nuovo rock e dance aggiungendo “sacri rintocchi” (a Lady GaGa le campane della chiesa piacciono un sacco) mentre nella bellissima The Edge Of Glory (prossimo singolo in uscita), pur non tradendo le sue radici pop, vuole essere epica maniera di Springsteen: la presenza del sax di Clarence Clemons (E Street Band) non é casuale. Un disco che più che un evento é un assalto. Un assalto che butterà in pista anche i puristi del pop.


di Lucia Gerbino

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine