Per far fronte a una difficile situazione finanziaria, il mese scorso ha annunciato di voler vendere gli studios londinesi di
Abbey Road, dove registravano i Beatles. Ma non è finita qui: ora si ritrova a dover pagare circa 90 mila dollari in favore dei
Pink Floyd, vincitori della causa legale contro la casa discografica. L’Alta Corte di Londra, a cui la band ha fatto ricorso, ha stabilito che il colosso della discografia non potrà più vendere i singoli brani del celebre gruppo rock su Internet. Nel dettaglio, il gruppo pioniere della psichedelia non accettava che
iTunes potesse vedere i singoli brani, suddividendo quindi gli album interi, senza il loro consenso. Secondo il giudice Sir Andrew Morritt la clausola di “unbundling”, prevista dal contratto fra i
Pink Floyd ed
Emi, impone all’etichetta di “
preservare l’integrità artistica degli album” nonostante l’ultimo rinnovo dell’accordo legale risalga a prima dell’avvento dei canali di vendita via Internet. L’etichetta aveva replicato che tale accordo riguardasse solo la vendita tradizionale, non quella sul web, ma il giudice ha dato ragione alla band, impedendo, di fatto, la diffusione dei brani. In realtà, i rapporti tra i
Pink Floyd e la casa discografica si erano già incrinati lo scorso anno, quando la band l’ha denunciata per erroneo calcolo dei pagamenti delle royalties. In questo caso però non è trapelato nulla sull’esito della questione. Utilizzando il titolo di un celeberrimo album del gruppo rock, possiamo affermare che la
Emi Music si è trovata di fronte “
the wall”, il muro della legge. Soddisfatti della vittoria della buona musica, quella sana e tradizionalista, lontana dalle piattaforme digitali, rimaniamo con un dubbio. Questa vicenda rivoluzionerà il mondo della musica digitale oppure resterà fine a se stessa?
di Pamela Mariano