Il Volo arriva terzo, anche se il televoto aveva premiato i tre ragazzi italiani come primi. Trionfa il 28enne svedese Mans Zelmerlow con Heroes. Messaggio di unione con lo spot Building bridges
Successo per l’Eurovision Song Contest 2015. Tanta musica, tanto spettacolo e boom di ascolti. L’Italia non si aggiudica il primo posto, ma è comunque sul podio grazie ai giovani de Il Volo. Il televoto, però, li voleva primi, mentre la giuria di qualità ha penalizzato il loro brano “Grande Amore”. Vince la Svezia con la canzone “Heroes” di Mans Zelmerlow, che parla di eroi moderni e, forse, questo è il messaggio che si è voluto dare: di tolleranza, di pace, di concordia, di amicizia, di fratellanza, di rispetto. Più volte è stato ricordato il senso di uguaglianza che unisce popoli e nazioni diversi e che scaturisce dalla musica. Per questo stupisce che non abbia avuto né eco né riscontro una canzone come quella portata dalla Francia “N’oubliez pas” (interpretata da Lisa Angeli): l’invito a ricordare le vittime della guerra, del primo conflitto mondiale, ma di tutte le guerre, di cui si deve avere memoria per non dimenticare. Lo slogan della kermesse canora è stato “Building bridges”, costruire ponti, cioè legami e rapporti tra le nazioni e le differenti culture e tradizioni.
Il podio e i punteggi. A Festeggiare è stata la Svezia con 365 voti. Mans Zelmerlow, ventottenne, ricorda molto James Blunt, sia fisicamente che dal punto di vista musicale, e il testo è forte soprattutto nella sonorità piena di ritmo ed incisività, con un refrain molto orecchiabile. Poi, sicuramente, la scenografia costruita alle sue spalle lo ha aiutato molto. Seconda classificata la Russia con 303 voti, con una commossa Polina Gagarina che si è esibita in “A Million Voices”. Terza il gruppo talentuoso vincitore di Sanremo 2015. Ma il televoto si era espresso in maniera molto diversa, stravolgendo il podio. La somma dei voti da casa vedevano l’Italia prima con 366 voti; la Russia seconda con 286 e la Svezia terza con 279. Un bel ribaltamento, ma nonostante questa sorprendente difformità di pareri tra televoto e giuria, delle notizie positive ci sono. Se non fosse stato per le generosa complicità degli altri Stati, il nostro Paese sarebbe risultato addirittura in sesta posizione con i soli voti della giuria (171). Ogni nazione, infatti, poteva attribuire un massimo di 8, 10 o 12 punti ai testi portati dalle altre. All’Italia 12 punti sono venuti da Malta, Grecia, Romania, Albania, Israele, Russia, Cipro, Portogallo. 10 è stato San Marino a fornirglieli. 8, invece, le sono stati assegnati da: Azerbaigian, Lettonia, Belgio, Svezia, Australia, Slovenia, Regno Unito, Georgia. Quindi è ipotizzabile che l’immagine dell’Italia all’estero goda di buona salute e, soprattutto, un segnale di una solidarietà positiva tra Stati, che avvicina i popoli grazzie alla musica. Ad andare in questa direzione è anche il fatto che la Serbia abbia dato 12 punti al Montenegro, a discapito della lunga guerra che ha devastato la Jugoslavia e che ha portato le due nazioni all’indipendenza. Così come simbolica l’attribuzione da parte della Russia di 8 punti alla Svezia, nonostante fosse prima in classifica sopra di lei. E molta sportività è stata espressa anche dal nostro Paese che non è sembrato guardare al podio. Federico Russo, ha comunicato infatti che l’Italia dava 8 punti ad Israele, 10 alla Russia e 12 alla Svezia, senza cercare con facili stratagemmi di recuperare posizioni.
E c’è stata molta Italia in questo Eurovision Song Contest. Lisa Angeli ha esordito cantando O’ Sole Mio in italiano. E il brano “Here for you”, interpretata per la Slovenia dalla cantante Maraaya è stata prodotta da Gabry Ponte. Per quanto riguarda le altre canzoni in competizione sorprende il poco riscontro avuto dall’Irlanda, che qui ha sempre vinto più di tutte le altre nazioni e che gareggiava con il testo di Playing with Numbers eeguito da Molly Sterling. Così come quello scarso di Israele, che invece sembrava molto quotato ed essere partito bene. Ha riscaldato il pubblico, infatti, la canzone Golden Boy di Nadav Guedj. Bella anche quella dell’Armenia, un coro in stile Sister Act molto particolare: ovvero Face the Shadow di Genealogy. Ha puntato su un ritmo molto colorato l’Australia, poi, con un blues simile a quello di Israele: per lei Tonight Again di Guy Sebastian. Una voce simile a quella di Celine Dion (che all’Eurovision ha vinto come gli Abba) è stata quella di Maria Elena Kyriakou della Grecia che interpretava One Last Breath. Ha colpito, infine, per il look trasgressivo, molto dark, Nina Sublatti della Georgia, anche lei artefice di un brano “impegnato” intitolato Warrior.
Per il resto una gara scandita dalle scritte “Start voting now” e “Stop voting now”, che ha visto 27 Paesi contendersi il trofeo che fu di Conchita Wurst. Sul palco le presentatrici Arabella Kiesbauer, Alice Tumler e Mirjam Weichselbraun, hanno introdotto ogni esibizione di ciascuna nazione. Dagli abiti, ai colori scelti, alla tipologia di melodie, sonorità ed artisti portati sul palco si è potuto conoscere qualcosina in più di ciascuna di esse: chi è stata rappresentata da solisti maschili, chi femminili, chi da gruppi, chi da duetti. Grande varietà ben gradita dal pubblico a casa. Boom di ascolti, infatti, come non accadeva dal 2011: 3.292.000 telespettatori e il 16.35% di share. Più che raddoppiati rispetto allo scorso anno quando furono rispettivamente 1.747.000 e l’8,77%. Ed anche più del 2013, l’anno di Marco Mengoni, in cui si sono raggiunte quota 1.878.000 telespettatori e uno share del 9,17%. Non era facile reggere la concorrenza di “Amici” su Canale 5 e di “La mafia uccide solo d’estate” su Rai Uno, che andavano in onda in contemporanea. La trasmissione condotta da Maria De Filippi ha ottenuto 4.680.000 spettatori, pari al 21.89% di share, mentre il film con Pif e Cristiana Capotondi ha raggiunto i 4.336.000 spettatori e il 17.75% di share.
di Barbara Conti