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Focus: Benjamin Clementine

Benjamin Clementine

Benjamin Clementine

Da senzatetto a nuovo fenomeno della musica black

È il caso di iniziare a parlarne per il suo grandissimo talento ma, soprattutto, perché la sua storia potrebbe essere una di quelle che si leggono sui quotidiani al mattino. Si chiama Benjamin Clementine, anglo-ghanese, classe 1988, nato e cresciuto nel sobborgo londinese di Edmonton. Ultimo di 5 figli, cresce con la nonna e solo dopo la sua morte va a vivere con i genitori. Una personalità chiusa e fragile, vittima di bullismo, amante della poesia sin da piccolo ma soprattutto della musica, al punto da rubare una tastiera giocattolo a scuola pur di avere uno strumento tutto suo.

A 19 anni si trasferisce a Parigi in cerca di fortuna, ma la sua vita sarà tutt’altro che facile: vivrà e suonerà per strada, nelle metropolitane e le sue esibizioni finiranno su YouTube. Poi arriverà qualche serata nei bar e negli hotel. Riesce a mettere da parte una somma sufficiente per alloggiare in un ostello vicino a Monmartre, dove resterà per 3 anni. È nella capitale francese che cambia il suo modo di scrivere testi, comprendendo un suo grande errore: la poesia, che aveva sempre amato, non avrebbe avuto un senso se non fosse stata il frutto delle esperienze dei suoi autori. È così che Clementine inizia a mettere in musica la sua storia. Viene scoperto da un agente, presentato ad un amico e introdotto in quel mondo che non aveva neanche osato sognare.

Nel 2012 si esibisce al Festival di Cannes ed è in questa occasione che incontra il magnate Lionel Bensemoun che, insieme al suo agente, decide di farlo registrare con l’etichetta Behind. La Francia si sveglia e scopre il talento di Clementine e si accorgerà di lui anche quell’Inghilterra che gli ha dato i natali e che non lo aveva neanche notato. Il timido ragazzo anglo-ghanese viene finalmente riconosciuto come artista e rivela le sue raffinate doti di pianista e interprete. La sua voce farà dire a Paul McCartney: «Solo Nina Simone canterebbe così, se fosse stata un uomo.» Ma i paragoni illustri si sprecano ed Anthony Hegarty è un altro dei tanti. Clementine confessa di averli ascoltati e amati citandoli in una rosa di riferimenti musicali che fa venire i brividi solo a pronunciarne i nomi: Erik Satie, Jimi Hendrix, Leonard Cohen e Luciano Pavarotti. Il suo primo album s’intitola At Least for Now, “Almeno per ora”, un titolo a dir poco emblematico per un artista con una storia come la sua. Il pubblico ringrazia per la bellezza di pezzi come Nemesis e Cornerstone, per questo incontro tra pop da camera e tradizione black che è una gioia per le orecchie. E il mondo della musica saluta un nuovo grande artista di cui, sicuramente, sentiremo ancora parlare.

di Lucia Gerbino

il video: