Davanti ai cancelli sin dalle prime ore del mattino, centinaia di fan hanno sfidato il sole e il caldo in una giornata quasi estiva, per vedere da vicino quella che oggi è la più grande rock band del pianeta. Una scenografia spettacolare con il parterre dell’Olimpico dominato dall’ormai famosa “
claw” (l’artiglio) una struttura alta 50 metri e larga 58 la cui parte centrale ruota, permettendo alla band di suonare davvero a 360° gradi. Bono e compagni non hanno deluso le aspettative del pubblico: in forma come non mai, hanno regalato ai fan due ore di grande musica. Agli
Interpol l’arduo compito di aprire il concerto: l’alt rock di classe della band newyorkese è riuscito soltanto in parte a intrattenere i fan, gettandoli in un’attesa spasmodica. Gli
U2 hanno fatto il loro ingresso trionfale all’Olimpico sulle note di
Space Oddity di David Bowie e poi subito un gruppo di pezzi ricchi di energia:
Beautiful Day,
I Will Follow,
Get On Your Boots,
Magnificent e
Mysterious Ways. Bono ritrova la sua voce epica regalando al pubblico interpretazioni leggendarie dei grandi classici della band: dalla più recente
Miss Sarajevo alle storiche
Bad e soprattutto
I Still Haven’t Found What I’m Looking For, con la coreografia “a sorpresa” della Tribuna Tevere che ha alzato in aria migliaia di cartelloni colorati, fino a formare la parola “
One”. Una band compatta con
The Edge in forma smagliante,
Adam Clayton in posa per le foto dei fortunatissimi del “golden circle” (i più vicini al palco) e
Larry Mullen che suona a pochi passi dal pubblico
I’ll Go Crazy If I don’t Go Crazy Tonight. Tanti i momenti da brivido: Bono ha ricordato
Roberto Saviano e la lotta per la democrazia dei ragazzi di Teheran con
Sunday Bloody Sunday , mentre con
Walk On parla ancora di
Aung San Suu Kyi, la leader dell’opposizione birmana che, nonostante gli sforzi internazionali e l’appello degli U2 nel 2001 è ancora in carcere. Una serata definita “magica” dallo stesso Bono che, ancora incredulo per il rapido decorso del suo infortunio alla schiena, ha detto: “
Ci siamo innamorati di Roma quando suonammo allo stadio Flaminio tanti anni fa. Grazie per averci tenuti nel vostro cuore per tutto questo tempo. Siamo qui con l’ultima data europea di un tour che molti giudicavano impossibile. Mi sento molto fortunato ad essere qui con quelli che sono i miei tre migliori amici.” Nella seconda tranche di brani una potente
Vertigo e la bellissima
City Of Blinding Lights, con lo schermo gigante che si scompone e scende sul pubblico per creare giochi di luci spettacolari. Nell’ultima parte una
Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me “fumosa” e seducente: Bono dondola sul palco appeso a un microfono luminoso e ammicca continuamente ai fan nel parterre ormai in visibilio. Il gran finale è tutto per i classici:
One,
Where The Streets Have No Name,
With Or Without you e una toccante
Moment Of Surrender, che chiude il concerto lasciando il pubblico con gli occhi lucidi e un incolmabile vuoto nel cuore.
di Lucia Gerbino