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Bruce Springsteen – Wrecking Ball

Il Boss canta l’America tradita

Bruce Springsteen è arrabbiato e deluso. Poco gli importa delle ultime tendenze in fatto di musica e di cosa possa piacere al pubblico. La crisi economica che ha colpito prima gli Stati Uniti e poi il mondo intero è diventata per lui una crisi di valori di cui è necessario di parlare. Questo è il tema centrale del suo nuovo album Wrecking Ball: una terra straziata, il “sogno americano” in frantumi, un mondo popolato da personaggi ai margini della società. Non si può più contare su nessuno se non su se stessi, suggerisce l’apripista We Take Care Of Our Own,malinconico inno in cui Springsteen canta tutta il suo sconforto. Uno sconforto globale, che il Boss descrive con tutti gli strumenti a sua disposizione: dal mandolino italiano di Jack Of All Trades, al gospel di Shackled And Drawn, fino al rap di Rocky Ground (interpretato da Michelle Moore). Difficile scegliere la “punta di diamante” di Wrecking Ball: da Easy Money, ritratto di uomo “vestito a festa”, pronto per andare in città con la sua donna e commettere una rapina; a Death To My Hometown, amara parata dall’atmosfera irlandese in cui Springsteen ci dice chiaramente che per uccidere una città non c’è bisogno di bombe, tutte le sue storie ci entrano nelle ossa. Menzione d’onore per la title track, da brividi. In quest’album, niente E Street Band (fatta eccezione per gli ultimi contributi del compianto Clarence Clemons) ma tante collaborazioni illustri: da Tom Morello (Rage Against The Machine) al Victorius Gospel Choir. Wrecking Ball è un disco appassionato, viscerale, bellissimo. Apolitico (a differenza di quello che si potrebbe pensare) e sempre molto americano. Perché c’è una cosa che Bruce Springsteen sa fare molto bene: raccontare l’America, dal New Jersey alla Louisiana, pervadendo la sua musica di un’intensità tale da farle varcare i confini. In questo caso parla di crisi, una crisi che colpisce tutti, nella realtà quotidiana e nell’anima. Ma non è un caso che l’album si chiuda con Land Of Hope And Dreams e We Are Alive. Se è vero che una cornice come questa lascia poco spazio all’ottimismo, l’invito di Springsteen,nonostante tutto, è a non mollare: proprio nel dolore e nell’angoscia, la speranza non è un’opzione ma diventa un dovere.

di Lucia Gerbino

Bruce Springsteen – We Take Care Of Our Own