Breve storia dell’inno mondiale che sta facendo discutere
C’era grande attesa per l’inno dei Mondiali 2014 e, il fatto che fosse il Brasile ad ospitare l’evento sportivo dell’anno, era di per sé promettente. Gli appassionati di musica brasiliana avevano fatto molte ipotesi sui possibili autori ed erano fioccati nomi illustri, come quelli di Gilberto Gil e Ivete Sangalo. Quindi non sorprende che, all’annuncio che l’inno era stato affidato a Pitbull, Jennifer Lopez e Claudia Leitte, anche i meno tradizionalisti abbiano storto il naso.
La canzone si chiama We Are One (Ola Ola) ed è uscita lo scorso 16 Maggio: per la gioia dei patiti delle discoteche, diciamo da subito che il singolo sarà sicuramente una hit, se non altro per la firma dei primi due artisti che, nonostante i recenti eccessi ipercommerciali, sono ancora amatissimi dal pubblico. Ma una domanda sorge spontanea: perché affidare a un rapper di origini cubane e alla star latina di Puerto Rico una canzone che avrebbe dovuto essere rigorosamente brasiliana? Mistero. L’unica del trio che avrebbe potuto davvero mettere d’accordo tutti è Claudia Leitte, popstar contemporanea sì, ma di São Gonçalo (Rio de Janeiro), il cui ruolo nel brano, ahimè, si riduce a un cameo: il tocco melodico che si fa ascoltare con piacere, infatti, lo aggiunge proprio lei. Per il resto We Are One è soltanto l’ennesima hit da classifica infarcita di rime aggressive e percussioni invadenti che di brasiliano conserva ben poco (nonostante un inizio allettante).
Giovedì 12 Giugno, alla cerimonia di apertura del Mondiale al Maracanã di Rio de Janeiro, Pitbull, Jennifer Lopez e Claudia Leitte si sono esibiti in uno stadio gremito di persone, entusiaste sì per il mondiale (comunque discusso a causa degli sperperi del governo locale) ma un po’ meno per l’inno. Molti dei giornalisti presenti non hanno potuto evitare un commento durante le telecronache: il dubbio che il pubblico brasiliano (e non) avrebbe preferito sentire qualcos’altro è venuto un po’ a tutti.
E in mancanza di un inno che facesse onore alla bandiera “Ordem e Progresso” la gente, da qualche tempo, sembra aver scelto un inno ufficioso, firmato da un’altra latina, che sta spopolando su internet: La La La della colombiana Shakira. Aiutata dallo spot di uno yogurt che ne contiene un estratto, pare che la canzone sia destinata ad avere la meglio su quella del trio capitanato da Pitbull. Eppure anche quest’ultima ha ben poco di brasiliano. E in cosa rilevare, allora, la ricetta del successo? Shakira ha puntato di più sulla melodia e su un “La La La”, verso semplice quanto corale, che sembra nato per gli stadi. Per la seconda volta, dopo il tormentone Waka Waka che fu l’inno ufficiale dei Mondiali africani del 2010, la cantante colombiana può cantare vittoria.
di Lucia Gerbino
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