Dopo 16 anni ritorna in libreria il capolavoro di George R.R. Martin: tra nebbie, avventure e vampiri
Dimenticate True Blood e Twilight, i vampiri buoni e seducenti, e i loro cacciatori, armati di acqua santa e crocifissi.
Le creature di
George R.R. Martin non sono semplici
Dracula a caccia di sangue, ma uomini misteriosi, avventurosi e malvagi. “
Il battello del delirio” ( Gargoyle Books) ripubblicato a 16 anni dalla sua prima edizione italiana, si immerge nelle atmosfere nebbiose del romanzo d’avventura: è il 1857 e la Fevre River Packet Company, società di imbarcazioni del capitano Abner Marsh, è in cattive acque. Sulle rive del Mississippi, a pochi passi da Saint Louis gli inverni sanno essere rigidi quasi quanto le estati sanno essere afose. Le coste del Missouri, si sa, sono misteriose e maledette: ma a Abner Marsh questo non importa. Ciò che conta è risollevare la compagnia, ad ogni costo. Così l’arrivo di Joshua York, un facoltoso straniero, disposto a rilevare la metà della società e a costruire una nuova imbarcazione, il
Feve Dream, riaccende le speranze. Sembrerebbe la fine di un incubo, ma in realtà il salvatore misterioso non è ciò che sembra. Strani comportamenti e soprattutto strane coincidenze aleggiano intorno a Joshua York: ovunque il
Feve Dream arrivi vengono commessi terribili omicidi. “
Il battello del delirio” non è un romanzo d’avventura, anche se sembra ricalcare l’epopea americana; non è un noir anche se l’atmosfera è degna di un romanzo di Chandler. E non è neppure una normale storia di vampiri: una di quelle con eroi che cercano di salvare il mondo dai discendenti del conte Dracula, e con i cattivi che cercano di dissanguare mezzo mondo. Qui le cose sono un po’ più complicate che nel mondo di Stephenie Meyer: George R.R. Martin non si accontenta di spaventare la gente, ma tenta di farla riflettere: anche le persone di cui ci fidiamo, possono nascondere una doppia identità e fare cose orribili. E’ una lezione che George R.R. Martin deve aver imparato fin dai tempi del college, quando studiava per diventare un giornalista, un cronista che inseguiva i fatti di cronaca: quelli che vengono commessi alla luce del sole dal vicino di casa, dal migliore amico o dalla persona più gentile che si possa immaginare.
di Elisa Carrara