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Ferdinand von Schirach: “Un colpo di vento”

Un_colpo_di_ventoLa normalità è un’eccezione. Che uccide

La legge lo ha salvato. Dalla solitudine e da quel senso profondo di estraneità che si porta dentro sin da bambino.

Quando gli amici erano poco più che sconosciuti. E quando, ancora piccolo, suo nonno gli regalò un coltellino d’argento affilato. Un segno del destino? Forse. Che il male avrebbe fatto per sempre parte della sua vita c’era d’aspettarselo. Nipote del gerarca nazista Baldur von Schirach, ha espiato a lungo le colpe famigliari. In un modo imprevisto, però. Terminati gli studi classici nel collegio dei gesuiti a Baden-Württemberg, la scelta è quasi obbligata. Facoltà di diritto, università di Colonia. Oggi Ferdinand von Schirach è uno dei più noti penalisti in Germania. Ma lui nega strenuamente che vi sia un qualche collegamento tra le sue vicende personali e la carriera di avvocato. Quello che conta davvero non si può racchiudere in una formula matematica. Lo sa bene Von Schirach. Che ha dedicato la vita a quei casi giudiziari e umani che sfuggono a ogni previsione. E ne ha fatto un libro. “ Un colpo di vento(trad. it. Irene Abigail Piccinini, Longanesi, 2010) è un esordio letterario che rivela un talento insperato. Potere della vita che si traduce in racconto. Undici storie vere, trasferite di peso dalla realtà alle pagine di un manoscritto. Nomi cambiati, generalità sapientemente occultate, ma il resto rimane uguale. Stessa gloriosa imperfezione, stessa maledetta impotenza, stessa vena grottesca che accomuna le tragedie umane. E che spinge gli individui a compiere atti criminali d’inusitata violenza. Come quando, dopo quarant’anni di matrimonio che somiglia a una prigionia, un medico stimato fracassa la testa della moglie a colpi d’ascia. O come quando, per un banale errore burocratico, si resta appesi al medesimo lavoro, nel buio di un museo, per un’esistenza intera. Finché il male non affiora in superficie, rompendo la monotonia quotidiana. Ed è allora che la legge fa il suo corso. Insinuandosi nelle pieghe occulte del crimine, ne svela i retroscena. O, al contrario, mantiene il più assoluto riserbo su quanto appare inspiegabile.

Ogni avvocato sa, in cuor suo, che la verità giudiziaria raramente coincide con quella umana. E coloro che risultano colpevoli sono talvolta solo le vittime inermi d’infauste coincidenze. Vite sull’orlo di un abisso, che si trascinano stancamente sino al punto di non ritorno. Le pagine di cronaca sono piene di gente così. E un colpo di vento non le salverà di certo. Ma le farà sembrare ancora più fragili e impotenti. Il ruolo del difensore, in questi casi, è simile a quello dello psichiatra, o del padre spirituale. Tocca a lui raccogliere le confessioni di ciascuno, alla ricerca di un senso che sfugge. Von Schirach ne è convinto. Tanto che alla letteratura approda quasi per logica conseguenza. Chi, meglio dello scrittore, sa rimettere insieme i pezzi, senza tradire allo stesso tempo l’ineffabile?

Il libro d’esordio di Von Schirach è il tentativo estremo di restituire voce ai poveri, agli oppressi, gli indifesi. A patto però che non si conosca mai da quale parte stia il bene, o il male. Poiché l’ambiguità resta un velo sottile che ci avvolge, e che stringe tutti in una morsa. Infernale.

 

Titolo: “Un colpo di vento” (tit. orig. “Verbrechen”, in it. “Crimini”)

Autore: Ferdinand von Schirach

Traduzione: Irene Abigail Piccinini

Editore: Longanesi

Anno: 2010

 

di Michela Carrara

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine