Negli ultimi anni, l’ecologia non è più etichettata come un vezzo da radical chic o un dogma da attivista fanatico.La società ha preso coscienza dell’importanza di uno sviluppo sostenibile per la stessa sopravvivenza del pianeta e ha scoperto – anche – le molte opportunità di business che offre il settore.
Non a caso, perfino gli Stati Uniti, da sempre legati a filo doppio all’economia petrolifera, si stanno convertendo a una svolta rinnovabile.
Il fatto che i temi ecologici siano entrati a pieno titolo nell’agenda politica dei governi e nella mentalità comune, ha prodotto, d’altra parte, un ulteriore risultato e cioè che questi temi si affrontassero in maniera meno ideologica e più razionale, cercando una mediazione tra istanze ambientaliste ed esigenze economiche.
In altre parole, se la società si è aperta al dialogo su temi ambientali, l’ambientalismo si è aperto al “compromesso” con la politica e l’economia.
Emblematica di questo percorso bidirezionale è la storia personale di Patrick Moore, membro di fondatore di Greenpeace, presidente della per nove anni di Greenpeace Canada e direttore per altri sette di Greenpeace International. Negli anni della sua dirigenza, l’’associazione è diventata il massimo soggetto ambientalista al mondo, attraverso campagne di informazione, azioni di protesta, attività di ricerca.
Quindici anni fa però ne è uscito abbracciando una diversa visione dell’ambientalismo, con l’intento di armonizzare interessi economici, ambientali e sociali contrapposti. Oggi è presidente e direttore del comitato scientifico di Greenspirit Strategies Ltd, un’associazione che si occupa dei problemi di politica ambientale e di comunicazione.
Esce ora in libreria, per i tipi di Dalai, il suo libro “L’ambientalista ragionevole”, nel quale Moore spiega le ragioni del suo dissenso e dalla separazione da Greenpeace, ma soprattutto esamina e discute le questioni cruciali del mondo contemporaneo: dall’energia nucleare ai cambiamenti climatici, dagli organismi geneticamente modificati alla biodiversità.
La ragionevolezza del titolo richiama l’approccio seguito dall’autore: un approccio scientifico, senza tesi precostituite, che attraverso l’empirismo della ricerca prospetta soluzioni, o almeno nuove prospettive di pensiero. L’intenzione di ancorarsi a un metodo scientifico di indagine non si traduce, però, in una trattazione da addetti ai lavori, anzi si incardina in un linguaggio accessibile e divulgativo, proprio di una discussione aperta all’opinione pubblica.
Il libro intende affrontare questioni difficili e spinose senza verità aprioristiche da vendere, e in questo modo sprona il lettore a diventare parte attiva del dibattito e a interrogarsi sui fondamenti delle proprie convinzioni.
Si può, poi, dissentire da quel che sostiene Moore, come è ovvio, ma gli si deve comunque riconoscere il merito di stimolare una discussione intelligente. Anzi, “ragionevole”.
Patrick Moore
L’ambientalista ragionevole
Dalai editore
pp. 512 – Euro 23,00
di Angelina Di Fronzo