Il legame non si esaurisce nella mera e razionale citazione di “intertestualità”. Legame è qualcosa di impegnato, viscerale, sintomatico.
Apparentemente le pagine sono sporche, segnate con righe nere che coprono le parole senza dargli evidenza, un’apparente noncuranza che finge di collidere con l’importanza delle storie raccontate. Della storia, in singolare, quella che parla di un filo che cuce quattro vite senza tempo. Non si contano le pagine, non sono numerate. Il libro non ha un tempo, perché l’intreccio che racconta è infinito, continuamente riletto, trasformato, a disegnare un processo entropico, ma nel suo caos, ordinato.
Il legame descritto è fra Beckett, Lynch, Nauman e Ader. Il legame è fra Giuseppe Signorin e questi autori, o fra questi autori e Giuseppe Signorin. Il legame sviluppato in modo confuso e disomogeneo crea un’istallazione in cui la ripetizione fa perdere il senso. O meglio, dove la ripetizione sonora, acustiva, visiva, tattile, porta il lettore a riconoscere il senso solo quando si distoglie da essa per ricongiungersi con il proprio pensiero e trovare un legame.
Il libro non vuole essere un saggio ma riesce a raccontare attraverso una rilettura personale le relazioni quasi fisiche, filosofiche e psicologiche che intercorrono fra i quattro protagonisti, creando uno spazio d’arte quasi tangibile, a cui il lettore partecipa e può elaborare personalmente, in modo continuo. Il risultato è un’esperienza che non finisce.
Ma parliamo di lui, di loro. Letterariamente si può definire come un prodotto meticcio fra poesia, saggio breve, quasi una raccolta di aforismi che sembrano scritti a getto. In realtà il piallamento si capisce quando, arrivti all’ultima pagina, ci si rende conto di essere stati guidati dall’autore (che non ha avuto l’intenzione di guidare) attraverso un puzzle d’intrecci che incatenano fatti, persone, poetica e visioni. E tutto diventa magicamente chiaro senza che il lettore se lo sappia coscientemente spiegare.
È chiaro e punto, ci ha portati al dunque, ad una consapevolezza che non è la sua ma solo la nostra. Come ci è riuscito? Per rispondere devo definirlo artisticamente.
Non vi è mai capitato di osservare una fotografia, ed avere l’impressione di aver accolto qualcosa dentro di voi che vi ha riempito senza però poterla spiegare? Se sì significa che avete visto una buona esposizione.
Artisticamente ha il sapore di un istallazione, di un misto fra forme, suoni e colori. Artisticamente è un ritratto fatto in digitale. Però semplice e immediato.
Se vogliamo tracciare un nuovo approccio della letteratura, non possiamo distogliere l’occhio dalla società, dai mezzi che usiamo, dagli stimoli che il nostro cervello fa propri e riutilizza per crearne di nuovi. L’esigenza non è leggere parole e recitarle. La nuova esigenza è sentire sensazioni e introiettarle, tridimensionalmente.
“Il significato sta nell’effetto che fa, nella reazione dello spettatore. Gli elementi di interesse di un film, quelli in base ai quali solitamente si esprime un giudizio di valore, qui non sono che pretesti. Il senso sta nell’effetto, nell’esperienza che il film permette di fare, costringe a fare. L’esperienza che è il film stesso. I film di Lynch vanno sentiti, esperiti, non certo capiti; o peggio: spiegati. Da qui la difficoltà a parlarne. Da qui la necessità di farlo.“
L’autore – Giuseppe Signorin (Vicenza 1982) vive e lavora fra Vicenza e Milano dove tiene dei seminari sul rapporto cinema/poesia all’Università IULM. In seguito alle esperienze nel campo dell’arte contemporanea (autore di video, installazioni cc.), esordisce in ambito letterario co la pubblicazione del romanzo sperimentale Appartamenti (Arcipelago Edizioni, 2006).
Andrea De Stefani (1982) vive tra Vicenza e Venezia, dove si è laureato in Arti visive e dello spettacolo presso l’Università IUAV.
Autore: Giuseppe Signorin
Titolo: Legami. Da Beckett a Lynch, Nauman, Ader
Editore: O.M.P., Pavia
Collana: Code di Paglia
Anno: ottobre 2009
Prezzo: 7,00 euro
di Annalisa Tantini