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L'Inchiesta

La parabola disumanizzante del mondo del lavoro nel “giallo/non giallo” di Philippe Claudel

Un motivo. Ce n’è sempre uno nella scelta di un libro da leggere. Può esser dato dall’occhio che cade su un titolo, da una copertina che ci attrae, da un consiglio ricevuto, o, più semplicemente, dalla passione per un genere letterario. Non è un caso che gli scaffali delle librerie siano suddivisi per ‘generi’. Ma se dovessimo catalogare ‘L’Inchiesta’, l’ultima fatica di Philippe Claudel, sarebbe difficile scegliere lo scaffale giusto.. Perché è vero che di giallo si tratta, ma sarebbe riduttivo definirlo tale. O, quantomeno, fermarci a questo. Perché è anche un libro filosofico e profondamente politico.

‘L’inchiesta’ è la storia di un’indagine su una serie di suicidi apparentemente senza motivo, ma legati all’alienazione di un mondo del lavoro sempre più disumanizzato. Manca un assassino, e soprattutto manca una persona fisica a cui ricondurre tutte quelle morti. L’Inquirente si trova tra le mani un di puzzle privo dei pezzi chiave. Da qui una perdita di lucidità del personaggio principale del romanzo, che coinciderà anche con quella del lettore. Perché lettore e protagonista devono fare i conti con una realtà in cui l’ordine normale delle cose è sovvertito, i confini tra il bene e il male diventano labili e anche i mezzi per combattere le ingiustizie devono essere radicalmente rivisti: “ L’Azienda è un colosso dai piedi d’argilla. Il nostro mondo è un colosso dai piedi d’argilla. Il problema è che pochi esseri, intendo i piccoli, gli sfruttati, gli affamati, i deboli, i servi contemporanei, se ne rendono conto. Non è più tempo di scendere per le strade e di tagliare la testa ai re. Da un pezzo non ci sono più re. I monarchi di oggi non hanno più testa né volto. Sono dei meccanismi finanziari complessi, degli algoritmi, delle proiezioni, delle speculazioni su rischi e perdite, delle equazioni di quinto grado. I loro troni sono immateriali, sono schermi, fibre ottiche, circuirti stampati, e il loro sangue blu sono le informazioni cifrate che vi circolano a velocità superiori a quella della luce. I loro castelli sono diventati delle banche dati.»

Nessun volo pindarico dal punto di vista stilistico da parte dell’autore. Claudel ha scelto una scrittura scarna ed essenziale. Che desse risalto ai sentimenti e alle angosce dei protagonisti, mettendo in luce tutte le falle del mondo capitalistico. Una società fagocitante, che si prende gioco delle proprie vittime come un ragno che tesse la propria ragnatela per la preda. Qualcosa in più, dunque, d’un semplice libro giallo. Una lucida riflessione sul modello sociale contemporaneo, come è nella tradizione della migliore letteratura francese.

Philippe Claudel è nato nel 1962 in Lorena. Affermato scrittore e sceneggiatore, nel 2003 ha raggiunto il successo internazionale con Le anime grigie (Ponte alle Grazie, 2004), che è stato tradotto in ben trenta paesi e ha vinto il Prix Renaudot nel 2003 e il premio per il miglior libro dell’anno di Lire. Gli altri suoi titoli pubblicati in Italia da Ponte alle Grazie sono La nipote del signor Linh (2005), Io me ne vado (2007) e Il Rapporto (2008) vincitore del Goncourt des Lycéens nel 2007. Nel 2008 ha esordito come regista cinematografico con il film Ti amerò per sempre, replicando nel 2011 con Tous les soleils, con protagonista Neri Marcorè.

Autore: Philippe Claudel

Editore: Ponte Alle Grazie

Pagine:.208

Prezzo: 16,80 euro

di Angelina Di Fronzo