pornplacevr
pornplaybb.com siteripdownload.com 1siterip.com
Metallica e Lou Reed: sodalizio artistico per un nuovo album
Giugno 21, 2011
Recensione: “Unknown- Senza Identità”
Giugno 22, 2011
Show all

Nelle fratture tenere e impenetrabili di un selvaggio Cuore nero

cuore_nero_amabile_giusti1Amabile Giusti reinventa l’horror adolescenziale venandolo di ironico fantasy e di inattesi umori “solari”

Ascoltare come fantasmi reietti il rumore dei passi dell’altro fino all’ultimo, desolato, sprezzante gradino, per assorbire l’energia calda e magnetica di uno sguardo ormai lontano. Inoltrarsi nel nero accartocciato, sibilante, incredibilmente seducente della notte e del proprio cuore, per trovare annidata nell’angolo impensato e salvifico la speranza di un fuoco palpitante. Tentennare arditi, dimentichi, estasiati, stanchi, storditi eppure ancora bramosi negli anni della nuova coscienza, nella foresta incontrollabile dell’adolescenza fremente. Cuore nero (Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano 2011, pp. 521, € 22,00) della scaltra, sorprendente Amabile Giusti, avvocato di mestiere ma abile domatrice di meccanismi fantastici ed emozionali, è testimonianza adolescenziale che viaggia lieve tra i molti simbolismi possibili e che tenta la carta della contaminazione per affrontare, schivare e rielaborare schemi e caratteri della narrativa giovanile, innestando sul romanzo di formazione un impianto horror gotico dalle vene fantasy marcate e ghiotte. La Giusti traccia un itinerario breve ma denso e avvolgente nella rarefatta bellezza dei borghi calabresi, tra le dimore assopite della serafica Palmi, costruendo intorno alla ribelle Giulia, diciassettenne anticonformista ed ipercritica dalla famiglia deragliata, un intrico di amori, terrori e scoperte esistenziali che in pochi mesi devastano e “crescono” la ragazza, traumi necessari e meravigliosi del frammento elettrico che precede la sua età adulta. La scrittura è imperlata dalla luce indispensabile di un sarcasmo salutare, vestito, anzi abitato come corazza appuntita e insieme come morbido guanto dalla protagonista. Giulia è una nostrana Bridget Jones, una nerd dai sofisticati nodi sinaptici ma sciatta nelle apparenze estetiche, restia alla fiducia nei legami interpersonali, adorata dal suo curioso e preveggente cagnolino Teo e tormentata dalla ansie bulimiche e dalle ipocondrie sentimentali della deliziosa sorella quindicenne Laura. Scarsamente sostenuta da una madre assente e maldestra, troppo invischiata nell’astio post divorzile per considerare i travagli intimi e rivelatori dell’intelligente e introversa figlia, Giulia è una falena affascinante ancora rintanata nel suo bozzolo di cautele e battute all’acido fenico. L’incontro con Max, alter ego aitante, tenebroso e fiabesco di Giulia, rotondetta, realista e cinica, cambia progressivamente le prospettive della giovane, aiutandola inaspettatamente a spingersi nei grovigli irrisolti della propria esistenza, dalla diffidenza per i ragazzi, allo scorbutico e polemico atteggiamento verso il mondo in toto fino all’impossibile relazione con un padre solo “telefonato”. Il viaggio allucinante che Giulia, neo, evoluta Bella alle prese con un Edward sfaccettato e piacevolmente non bidimensionale, intraprende appena fuori dall’uscio della sua casa, è una parabola arrampicata tra mito e quotidianità, una caccia ai demoni che diventa caccia al tesoro infinito delle proprie potenzialità. Mentre Giulia è nel pieno di un’altalenante passione per Max, il divo della scuola, una sera si imbatte nell’esangue ma principesco Victor, nuovo inquilino dall’intrigante, felpato accento francese (con annessa famiglia spettrale) di un edificio maledetto a pochi isolati dal respiro di Giulia. È questo faccia a faccia imprevisto con l’ignoto che innesca le fragilità della nuova Giulia e al contempo l’intreccio centrale del racconto. Case sul mare, giochi proibiti, tesori sepolti, donne sulfuree, assassine o guide spirituali, sentieri sotterranei, alati guerrieri della notte, combattimenti gore e iper cinetici per il futuro dell’umanità, tra denti affilati e artigli retrattili catapultano Giulia in un universo dark a metà tra Tolkien, moderne transilvanie e languide visioni à la Neil Jordan, dove bene e male hanno molteplici volti e mille sfumature di indicibili grigi. La breccia di “sole” nel cuore del vampiro è la chiave dei sogni e del dramma di Giulia e l’arma vincente dell’originale, ambiguo e travolgente meló di Amabile Giusti.

di Sarah Panatta