Fantasmi, fanciulle e assassini: cosa non si fa per guadagnarsi un posto in paradiso

Lasciano la vita in punta di piedi. Passano rasente ai muri, per timore che qualcuno scorga traccia della loro viltà. Fanno paura, certo.

Ma una paura che dura quanto un brivido d’estate: appena il tempo di trasalire, e la soluzione è già lì, a portata di mano. Eccoli tutti insieme gli spettri di Charles Nodier, pronti a compiere il salto definitivo, verso l’aldilà. Imprigionati, ancora per poco, in un corpo che li respinge.
Uno dopo l’altro, racconto dopo racconto, il puzzle, lentamente, si ricompone: ed è un puro miracolo di orrore. Nascono così dodici brevi ghost stories, in cui il soprannaturale è tanto vicino da sembrare familiare. Quasi che il male, addomesticato, faccia un po’ meno male. Una scommessa che l’autore, Charles Nodier, vive sulla propria pelle. Avvezzo, sin da piccolo, alle aule di tribunale, assiste il padre, avvocato, durante i più importanti processi e non si tira indietro neppure dinanzi alle esecuzioni capitali nella pubblica piazza. In Francia sono gli anni del Terrore e l’Ancien Régime è per tutti il più temibile e feroce degli spettri. Tranne che per il giovane Nodier, il quale, dopo essersi schierato apertamente contro Napoleone e la rivoluzione, fantastica su un possibile ritorno della monarchia. Nei cenacoli dei letterati il nome di Nodier scuote le coscienze, accende gli animi già infervorati e ispira eroiche passioni. Un destino che lo spinge a ricercare, con una punta di nostalgia, quel mondo perduto, popolato da demoni, streghe e cavalieri. Al diavolo per sempre la ragione e i suoi epigoni: ciò che serve veramente appartiene a un’altra vita, a un’altra dimensione, e parla una lingua antica. In pochi la comprendono. E si manifesta sotto forma di fantasmi che infestano le case, o di spiriti vendicativi che puniscono i malvagi. D’altra parte se la giustizia non è di questo mondo, ci sarà pure un tempo e un luogo in cui il bene trionferà sul male, e spetta allo scrittore il compito di renderlo noto.
Da questa convinzione traggono spunto alcuni dei racconti di Charles Nodier, che la Coniglio Editore propone in una raccolta, a cura di Riccardo Reim, dal titolo “La monaca insanguinata”. E quello che colpisce, oltre all’intento catartico che anima le macabre imprese, è l’esprit de géométrie con cui vengono narrate. Ci si sarebbe aspettati tutt’altra vena da un autore che i Romantici considerano loro indiscutibile maestro; da uno che si è formato sui libri di Swedenborg e sui classici dell’occultismo; da uno che non disdegna neppure di partecipare alle riunioni massoniche. Ma Nodier è uno capace di sorprendere in questo senso. E il suo inferno ha la misura e il garbo trattenuto di una passeggiata filosofica, impregnata di un profondo e imprevisto razionalismo. Così le anime in pena di cui racconta sono dotate di un’umanità senza precedenti. Intrappolate in un destino che non le risparmia, sono disposte a tutto, pur di mettere fine al loro supplizio. E guadagnarsi un meritato posto in paradiso.
Conclude la raccolta una novella di Remigio Zena, “ La confessione postuma”, intrisa anch’essa di un gusto per il soprannaturale, che ben si accorda con lo spirito decadente di fine Ottocento, di cui l’autore si fa interprete.
Ma la sorpresa più interessante si trova in fondo al volumetto, racchiusa in quattro pagine, totalmente in bianco e nero: la versione a fumetti di “Nosferatu”, dall’omonimo film di Murnau. Testi di Marco Baratelli e Alfredo Castelli; disegni di Gianni Grugef. Un piccolo capolavoro d’insperata e raffinata crudeltà.

Titolo: “La monaca insanguinata”
Autore: Charles Nodier
A cura di: Riccardo Reim
Editore: Coniglio Editore
Anno: 2010
Genere: horror

di Michela Carrara