È stato assegnato a Tiziano Scarpa, autore veneziano classe 1963, il Premio Strega giunto ormai alla sua 63/ma edizione.
Ieri sera, al Ninfeo di Villa Giulia a Roma, la souspance ha inondato l’atmosfera con la tensione dell’esito, fino all’ultimo istante rimasto in bilico fra “Stabat Mater”, opera vincitrice con 119 punti e “Il bambino che sognava la fine del mondo” di Antonio Scurati, battuto per un solo punto.
Terzo posto all’inviato di Repubblica Massimo Lugli, “L’istinto del lupo” (Newton Compton) che ha ricevuto 58 voti. 36 voti sono andati a Cesarina Voghy per “L’ultima estate” (Fazi) e 28 preferenze per Andrea Vitali con “Almeno il cappello” (Garzanti).
“Brindo a Giulio Einaudi”, queste le parole pronunciate dall’autore nel ricevere il Premio, un omaggio all’editore scomparso per aver creduto nel suo primo libro. Non sono però state risparmiate le polemiche legate alla lotta fra le case editrici che avevano condotto la Mondadori a minacciare la ritirata dalla competizione, in seguito alla pubblicizzazione troppo precoce della possibile vittoria di Daniele Del Giudice, altro autore della scuderia Einaudi. E’ stata invece la casa editrice ad occupare il primo posto del podio per il terzo anno consecutivo.
Il comitato di premiazione attende in ogni caso un possibile cambiamento legislativo per la prossima edizione, in fronte alla richiesta avanzata da molti di sfoltire la giuria composta da circa 400 presenze ed eliminare inoltre il diritto di partecipazione a vita per i giurati.
Le voci dissonanti della discussione non hanno però tolto enfasi ed emozione alla cerimonia di premiazione per un’opera che seconde le parole di Ammaniti, sottolinea la capacità dell’autore di rendere vivide le immagini e la psicologia del personaggio.
Protagonista del romanzo è Cecilia, una sedicenne abbandonata da bambina nell’Ospedale della Pietà di Venezia. Unica compagnia e rito abituale reiterato senza passione, è un violino che la ragazza suona dietro al sagrato della chiesa che protegge gli orfani dagli sguardi del mondo esteriore.
La vita di Cecilia cambia con l’arrivo di un giovane insegnante di violino, un prete che di nome fa Antonio Vivaldi. Attraverso un percorso catartico, la ragazza inizia così ad esprimere il proprio sentimento di sofferenza attraverso la scrittura che si traduce in una lettera senza un destinatario cercando di comprendere e costruire l’immagine di sua madre, la storia di un concetto mai conosciuto.
Si chiude così l’edizione 2009 della storica rassegna letteraria fondata nel 1947 dai letterati Maria e Goffredo Bellonci e Guido Alberti, proprietario dell’azienda produttrice dell’omonimo liquore.
Rimane l’interrogativo sull’eventuale cambio degli “Amici delle Domenica” che potrebbero essere investiti alla presidenza del comitato per la prossima edizione.
di Annalisa Tantini