Fino a domenica 3 ottobre,
Villa Celimontana e il
Palazzo delle Esposizioni diventano scenario di espressioni culturali del Mediterraneo che vogliono ribadire, ancora una volta, un messaggio di integrazione culturale, in una società divenuta multietnica.
Uno dei ruoli principali della letteratura è quello di essere strumento di inclusione di nuove culture nella società occidentale che, con eventi di questo genere, tende la mano a ciò che, fino a poco tempo fa, era considerato ‘l’ignoto’.
Come sottolineato da
Umberto Croppi, Assessore alle Politiche Culturali e Comunicazione, il
Festival della Letteratura di Viaggio poteva sembrare stravagante nella ristrettezza del budget a disposizione per la cultura. Il Comune di Roma, invece, ha partecipato attivamente e ha messo a disposizione una serie di strutture. In realtà “
è la città che partecipa a una manifestazione ormai consolidata e che comincia a entrare nelle dinamiche della città e dell’intero Paese, in un momento di riflessione che ha forti contenuti culturali”.
A
Villa Celimontana è allestita la mostra
Cose Turche.
Racconti dei viaggiatori italiani tra XVI e XX secolo, a cura dei geografi
Nadia Fusco e
Marco Maggioli. Testimonianze e memorie di viaggio che, per molto tempo, sono state uno strumento privilegiato per il processo di costruzione della cultura mediterranea e per la diffusione della conoscenza.
Lo
Spazio Fontana del Palazzo delle Esposizioni ospita la mostra
Grande Venezia. Terre e genti fino a Istanbul e Alessandria, a cura del geografo
Simone Bozzato e del fotografo e giornalista
Antonio Politano. Una convivenza di carte di ieri e fotografie di oggi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Sempre al
Palazzo delle Esposizioni, la rassegna cinematografica
Da Marrakech a Puerto Escondido. Viaggio nel cinema di
Gabriele Salvatores, organizzata in collaborazione con il
Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale.
Tra i personaggi di spicco presenti al
Festival della Letteratura di Viaggio,
Youssef Ziedan, Direttore del Centro Manoscritti della Biblioteca di Alessandria D’Egitto e autore del romanzo
Azazel, vincitore nel 2008 del Premio Internazionale come miglior libro in lingua araba. Un capitolo del romanzo è dedicato a Ipazia d’Alessandria, la filosofa e matematica che pensava di trovare nella ragione e nella ricerca scientifica l’arma per la pace e la fiducia nell’umanità.
Il libro, il film, la mostra d’arte sono dei viaggi che, parafrasando quanto detto dal Presidente di Federculture
Roberto Grossi, vengono proposti per far pensare la gente. Questo è lo scopo di un Festival destinato a tutti, con eventi che non vogliono mettere su un piedistallo gli uomini di cultura ma vogliono democratizzare la cultura e metterla a servizio della società, attraverso il linguaggio contemporaneo, fatto di diversi codici.
Nel ciclo di eventi, sono stati coinvolti anche le
Biblioteche di Roma e il
Tempio di Adriano, simbolo della pace e in memoria dell’Imperatore Adriano, l’uomo delle scoperte e dei viaggi in Paesi lontani.
di Maria Sara De Marco