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I classici contemporanei: "Il peso della farfalla", di Erri De Luca

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I classici contemporanei: "Il peso della farfalla", di Erri De Luca

il-peso-della-farfalla-copertinaPerché leggiamo?

 

La risposta non è scontata: leggiamo, a volte, per distrarci,  rallegrarci o commuoverci. Altre volte leggiamo per sentire che non siamo soli, che quello che accade a un’altra persona, per quanto immaginaria, ci riguarda. Altre volte, quindi, leggiamo per essere più umani.

E’ questa la linea che fa la differenza tra lettura e letteratura. E solo di letteratura si può parlare, discutendo di Erri De Luca, definito nel panorama italiano come “lo scrittore del decennio” . De Luca è uno scrittore nel senso classico e nobile del termine: come tutti  i grandi narratori,  fa della scrittura lo strumento per arrivare al fondo delle cose e portare alla luce i tesori e le infamie dell’uomo.

Il peso della farfalla”, pubblicato nel 2009 da Feltrinelli,  è il suo  best seller  assoluto, che lo ha reso noto al grande pubblico e addirittura ha stregato Hollywood, che ne starebbe preparando la versione per il cinema.

La vicenda, in soldoni, potrebbe essere quella di una banale battuta di caccia, ma  nelle mani di De Luca  si trasforma in un duello definitivo, esistenziale,  un “Moby Dick tra le Alpi”, come è stato giustamente  definito.

I due protagonisti, in effetti, sono dei giganti: due personaggi grandi, e soli. Il re dei camosci, è un esemplare magnifico che nessuno ha mai cacciato. E’ il capo assoluto, coraggioso, saggio, che nell’ultimo autunno della sua vita avverte la stanchezza,  vede già chi prenderà il suo posto,  vede già il mondo dopo di lui.

Dall’altra parte sta  il  re dei cacciatori, che da una vita sogna di portare a casa il trofeo più ambito. Nel conflitto tra due esistenze opposte, e in fondo simili, si apre l’eterno scontro tra uomo e natura. Man mano che la  distanza che via via si assottiglia tra i due animali, lo scrittore mostra due solitudini, quella del re dei camosci  alla fine dei suoi giorni e quella di un uomo incapace di costruire legami  con  altri esseri umani, specie se di sesso femminile, per arrivare all’incontro finale, che si rivela denso di comprensione e pietà.

Densa, più che mai, è la forma: netta, essenziale, frutto di un lavoro di riduzione all’estremo, per far restare sulla pagina quello che veramente conta. In frasi brevi, taglienti, la parola apre un mondo, fa respirare l’aria pura di vette che non spesso non tocchiamo, costretti come siamo a restare a valle, nella banalità degli affanni quotidiani.

La scrittura di De Luca, anche quando si fa prosa, è essenzialmente poetica, per il modo in cui sa cogliere significati esistenziali profondissimi anche  in gesti ordinari  come una stretta di mano tra un uomo e una donna, o un appostamento di caccia. Ma soprattutto, per la nitidezza con cui riesce a rivelare la natura profonda dell’essere umano, nella  coesistenza irriducibile di grandezza e miseria.

 

di Angelina Di Fronzo

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine