L’attore americano ci racconta ‘The Newsroom’
Debutterà il prossimo 17 Ottobre su RAI 3 The Newsroom, acclamata serie americana premiata pochi giorni fa agli Emmy Awards. Firmata da Aaron Sorkin (Nemico pubblico, The Social Network, L’Arte di Vincere), la serie racconta le vicende dei giornalisti della redazione dell’Atlantic Cable News (ACN), reteamericana fittizia, e del suo cinico anchorman Will McAvoy, interpretato da Jeff Daniels. Abbiamo incontrato un altro dei protagonisti, Thomas Sadoski, ospite dell’edizione 2013 del Roma Fiction Fest, che nel telefilm veste i panni del produttore esecutivo Don Keefer.
Sì, c’è un legame con la realtà. Ma mi sembra giusto chiarire fin dall’inizio che l’intento di The Newsroom non è quello di dire: «Questo è il modo giusto in cui il lavoro dovrebbe essere fatto.» L’intento di Aaron Sorkin era quello di raccontare il mondo del giornalismo riconoscendo l’importanza di una professione che sta attraversando un momento molto difficile.
Io sono un romantico. Voglio pensare che questo tipo d’intrattenimento sia voluto dal pubblico. Per quello che riguarda la tv di “bassa qualità” credo risponda a vari stimoli: primo, costa di meno; secondo, pare sia diventato di moda sentirsi “frustrati”, cosa che alimenta questo tipo di televisione e… non lo capisco. Ma credo anche che i numeri di The Newsroom dicano che c’è ancora qualcuno che vuole vedere dei programmi di alto livello.
Chiunque nel mio ambiente si augurerebbe di lavorare con questo tipo di pressione! La HBO apprezza la scrittura televisiva ben confezionata e Aaron è brillante. Per me è un piccolo miracolo poter lavorare con persone di questo calibro e sono molto orgoglioso di questo show.
Tanto. Ed effettivamente c’è molto del teatro in questa serie. Aaron ha un trascorso da sceneggiatore teatrale, io sono un prodotto del teatro e buona parte del cast appartiene alla comunità teatrale di New York. Ci sono punti in cui Aaron lascia più spazio al nostro estro ma ogni parola ha un peso e noi attori non ne cambiamo una virgola. Solitamente il copione ci arriva tre giorni prima di girare la puntata e quando arriviamo sul set Aaron ci vuole trovare preparati, deve poter contare sulla nostra professionalità. Finora siamo riusciti a dargli grandi soddisfazioni.
Certo. Per quanto riguarda il pubblico le cifre parlano chiaro ma la cosa più importante è che questa serie ha acceso un dibattito nelle redazioni. Sia io che Jeff Daniels siamo stati contattati da giornalisti, conduttori, produttori: i giudizi sono stati più che positivi anche quando c’è stata una messa in scena “critica” della professione. Molti mi hanno detto che è importante avere la percezione di come vengono date le informazioni al pubblico, anche quando questo viene fatto nel modo sbagliato.
Sicuramente, perché è un lavoro di grande responsabilità. Ma l’obiettivo di Aaron era quello di raccontare una storia di esseri umani: The Newsroom è prima di tutto una storia di persone, dei loro fallimenti e dei loro successi. Il lavoro del giornalista è talmente importante che spesso si dimentica chi lo fa: quando si guarda un giornalista, si vede la figura professionale. Aaron si è concentrato sull’aspetto umano. Certo, se poi con questa serie siamo riusciti a riaccendere, anche in una sola persona, la passione per questa splendida e difficile professione beh… non posso che esserne felice.
No. I nuovi media sono importanti ma era altrettanto importante aprire un dibattito sulla distanza tra vecchio e nuovo. I New Media sono quanto di meglio ci sia in circolazione per avere notizie in tempo reale ma poi subentra il problema dell’affidabilità delle informazioni che vengono diffuse. Noi volevamo sottolineare questo cambiamento nel mondo dell’informazione.
Io sono un attore: lungi da me fare previsioni su un mestiere che conosco solo in maniera superficiale. Certo, recitare la parte di un giornalista mi ha fatto appassionare all’argomento. Personalmente mi piace l’idea del “giornalismo cittadino”, il fatto che chiunque possa ritrovarsi a dare una notizia importante. Ma è chiaro che divulgare informazioni richiede attenzione e cautela: ci deve essere responsabilità da parte di chi diffonde le notizie e da parte di chi le utilizza. I New Media hanno l’enorme vantaggio dell’immediatezza ma è nelle redazioni tradizionali che c’è la professionalità, quindi maggiore attenzione sulla sicurezza delle fonti. Io dico: cerchiamo di trarre vantaggi da entrambi gli strumenti ma impariamo a calibrarli e integrarli per trovare un equilibrio.
di Lucia Gerbino