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Niente pirati per Verbinski, ma solo un camaleontico pistolero di nome Rango

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Niente pirati per Verbinski, ma solo un camaleontico pistolero di nome Rango

Gore_VerbinskiLo storico regista de I Pirati dei Caraibi presenta a Roma la sua prima animazione


Gore Verbinski si è liberato di Jack Sparrow ma non riesce proprio a rinunciare a Johnny Deep. Così, nonostante l’abbandono della saga de I Pirati dei Caraibi, il regista si avventura tra i segreti tecnici e narrativi dell’animazione sostenuto dalla presenza e dall’interpretazione del compagno di molte scorribande cinematografiche. A catturare la loro attenzione è la vicenda di Rango, camaleonte cresciuto in cattività che, una volta abbandonato il mondo ovattato del suo terrario, si scopre eroe per caso nel selvaggio far west. Prodotto e distribuito dalla Universal in 500 copie dal 4 marzo, il film è ambientato nella cittadina di Polverosa, un luogo arido ai confini del deserto con una tartaruga come Sindaco, un rinnegato serpente a sonagli, cani della prateria ruba banche, mostri pistoleri e la prima lucertola femmina che lo spaesato camaleonte abbia mai visto. Dopo i primi timidi tentativi per ambientarsi in questa eccentrica comunità, Rango si troverà ad indossare involontariamente la spilla di Sceriffo mettendo a serio rischio la sua incolumità per trovare l’idratazione. Ad affiancare Verbinski nella realizzazione della sua prima animazione, la premiata casa di effetti speciali Industrial Light & Magic (ILM), che ha messo al servizio del donchisciottesco Rango la grande esperienza nel cinema live-action. Il risultato è stato un approccio del tutto nuovo alla tecnica del cartoon moderno, di cui Verbinski ci svela i segreti durante la presentazione romana del film.

  • Signor Verbinski, nel suo percorso cinematografico lei si è sempre divertito a cambiare generi, ma com’è arrivato a voler realizzare un’animazione?

Dal mio punto di vista molti fanno l’errore di considerare l’animazione come un genere a parte. Secondo me si tratta solamente di un altro escamotage tecnico con cui poter raccontare una storia. Partendo proprio da questo presupposto ho iniziato a lavorare sull’avventura di Rango. Il progetto mi ronzava in mente già da molto tempo, ma avevo altri impegni, dovevo terminare il terzo capitolo della saga dei Pirati e così ho lasciato tutto in standby. Poi, con più tempo a mai disposizione ho ripreso in mano la storia, ho parlato con Johnny ed ho deciso di utilizzare la grande esperienza della Light & Magic per gli effetti speciali. Indubbiamente si è trattato di una scelta particolare, visto che non si erano mai misurati con un’animazione, ma il loro lavoro mi è servito proprio per dare un aspetto del tutto diverso a Rango. Non volevo cadere nella _DSC0464tentazione di creare l’ennesimo prodotto da happy meal per famiglie. Desideravo che la mia storia avesse la complessità e la realtà emotiva di un live- action. Ho cercato di utilizzare l’elemento tecnico piegandolo, in qualche modo, alla necessità di mantenere il caos come elemento generante di emozioni. Tutto questo per contrastare l’aspetto asettico e organizzativo di un’animazione, dove ogni elemento, dallo scintillio delle ciglia al movimento del polso, è deciso a tavolino e realizzato attraverso lunghe ore di lavoro.

 

  • Continuando a parlare di tecnica, lei ha dichiarato di aver in un certo senso sostituito il motion capture con l’emotion capture. Di cosa si tratta esattamente?

Sembra complesso ma è molto semplice. Non volevo lasciare gli attori a interagire in solitudine con il loro personaggio quindi, proprio per rintracciare e afferrare pathos e immedesimazione, li ho vestiti con costumi western e li ho immersi in una scenografia minimalista. In questo modo hanno cominciato a recitare tra di loro come su un palcoscenico, mentre noi li riprendevamo con le macchine da presa per offrire agli animatori un materiale emotivamente più ricco su cui modellare i vari personaggi.

 

  • Rango è un camaleonte in crisi d’identità che inizia un viaggio catartico un po’ alla ricerca del suo vero io. Come ha lavorato sul suo aspetto e su quello un po’ mostruoso dei personaggi che lo affiancano?

Definire l’anima e l’aspetto di un personaggio richiede un lavoro lungo e laborioso. Con tutto il mio team abbiamo intrapreso un grande viaggio durato tre anni, al termine del quale avevamo definito le caratteristiche e le differenze tra il mondo fittizio e quello reale in cui Rango si trova a interagire. Gli elementi “domestici” della quotidianità all’interno del suo terrario sono composti di un laghetto, un paio d’insetti un pesce di plastica e una bambola senza testa. In modo particolare questi ultimi due rappresentano delle relazioni finte e sfalsate cui si sostituiranno quelle ben più complesse con dei veri essere viventi. Per quanto riguarda il look degli altri, abbiamo scelto delle creature del deserto vista la precisa ambientazione geografica.

 

  • Secondo alcuni non c’è poi molta differenza tra Rango e Jack Sparrow, nel senso che entrambi perdono in qualche modo la consapevolezza di se e compiono un viaggio di ricerca personale. Lei cosa ne pensa?

Non ho mai guardato alla situazione da questo punto di vista. Certo, sono tutti e due alla ricerca di qualche cosa ma non credo che si possa parlare di una forte similitudine. Rango è un film complesso con molti sottotesti. E’ una sorta di matriosca che continua ad aprirsi a infiniti riferimenti.

 

di Tiziana Morganti