pornplacevr
pornplaybb.com siteripdownload.com 1siterip.com
I Black Eyed Peas cantano gli U2
Luglio 11, 2011
Le amiche della sposa
Luglio 11, 2011
Show all

Le interviste di Eclipse: Amabile Giusti

 

amabile_giusti L’autrice di Cuore Nero,  suo secondo romanzo, si racconta ad Eclipse Magazine in un’intervista esclusiva


Amabile Giusti è scrittrice ed avvocato, ma se dovesse scegliere non avrebbe dubbi, la scrittura è l’elemento fondamentale della sua vita. Cuore Nero è un fantasy/horror con delle piacevoli tinte di humor. Il romanzo edito dalla Baldini Castoldi Dalai è un’autorevole risposta italiana ad un genere che sta prendendo piede da alcuni anni.
  • Avvocato dalla “doppia” imprevedibile identità, Amabile come ti sei affacciata alla scrittura?
Semplicemente nascendo. Non che scrivessi, s’intende, ma già da molto piccola, da quando ho cominciato a conferire ai pensieri una sostanza, ho inventato storie. Come tutti i bambini probabilmente, solo che questo mio vezzo non si è fermato diventando adulta, anzi si è espanso. Fin dall’adolescenza scrivere è diventata una necessità. Di me, di altri, di ciò che mi capitava o che avrei voluto mi capitasse, di mondi vicini o di mondi improbabili. Scrivere per amore del semplice fatto di scrivere, scrivere con amore, scrivere di amore.
  • Nell’esplorazione emotiva, evidente nei tuoi scritti, cerchi evasione dalla routine o ti intrufoli così più profondamente in essa?
Entrambe le cose, dipende dalla prospettiva da cui guardo ciò che faccio. Se osservo me stessa nell’atto di creare storie, allora mi imbatto in un fuga, in un lento, muto, defilarmi dai limiti della realtà, dalle manette del quotidiano. Un quotidiano al quale alla fine mi piace tornare, beninteso, come da un magnifico viaggio la cui parabola si compie a casa. Per poi ripartire ancora.
Se osservo le cose dal punto di vista di ciò che creo,  invece, mi piace penetrare nella routine con tutto l’impeto del vero. Quando dico routine alludo alla consuetudine dei sentimenti. Al modo in cui descrivo l’intimo sentire dei miei personaggi che, anche se affrontano vicende dagli intrecci leggendari, patiscono pene o  godono gioie uguali a quelle dei comuni mortali che non sono vampiri e non sono eroi. Mi piace innestare, su un substrato romanzato, un vivere comune, possibile: Giulia ama come ama una diciassettenne qualsiasi che non ama un vampiro ma un compagno di scuola senza canini affilati e sete di sangue, con la stessa enfasi e la stessa voglia di combattere contro il mondo. Mi piace che chi legge si identifichi con le emozioni che racconto, e ciò non avverrebbe se le trasformassi in emozioni  irraggiungibili. I miei personaggi, come loro stessi ammettono, hanno macchie e paure, sono creature interiormente comuni, fragili, pur vivendo avventure straordinarie.
  • Mondi oscuri nei vicini della porta accanto. Dove e quando nasce l’attrazione per il fantasy e le vampires stories ambientate nel contesto quotidiano?
Non è una specifica attrazione per il fantasy, ma un’attrazione per l’orrore nascosto fra le mura domestiche. Per il mistero che si innesta sulla normalità. Per farti un esempio: sono da sempre un’appassionata lettrice di gialli, alla Agatha Christie, ovvero ambientati in contesti dall’apparenza idillica che si rivelano sempre brulicanti di vermi.Questo binomio mi spaventa e mi intriga allo stesso tempo. Il male che non ha occhi da demonio è molto più interessante da raccontare.
  • Sapresti scegliere un tuo alter ego eccellente, un personaggio della letteratura che ami e in cui ti riconosci ?
Amo molto Jane Austen, e in particolare Orgoglio e Pregiudizio. Tuttavia, affermo da sempre che Elizabeth Bennet è ciò che vorrei essere, ma non ciò che sono. E’ Anne Elliot di Persuasione ciò che sono.Anne, con la sua la sua insicurezza, la sua fisicità non appariscente, i sapienti silenzi e le poche parole dette con giudizio, quel passivo soccombere che diventa via via risolutezza, come una farfalla che spodesta il bruco, è il mio alter ego, naturalmente con le dovute proporzioni dettate dal fatto d’essere io una donna del ventunesimo secolo.
  • Quanto sei influenzata dall’attualità e dalle mode giovanili nella creazione letteraria?
Molto poco, temo. Non so quasi nulla di mode giovanili, se per mode si intendono ad esempio i gusti in fatto di musica, abiti, linguaggio. Certo, per rendere più verosimile il mondo di una diciassettenne devo imparare qualcosa, un minimo, lo stretto indispensabile per non farla sembrare incongruente e ridicola. Credo però di sapere qualcosa di cuori giovani. Le emozioni non cambiano, anche se cambiano i vestiti, il taglio dei capelli, il supporto sul quale si ascolta la musica, e l’intercalare che cadenza i discorsi.Il modo di amare dei giovani, assoluto e impertinente, è uguale, e non passa mai di moda.
  • Cuore Nero, tuo secondo romanzo, è anche testimonianza ironica e divertente di certi tic e nevrosi adolescenziali. Hai voluto ritrarre la gioventù contemporanea?
Come ti dicevo, penso che, farciture effimere a parte, la gioventù sia sempre la stessa. Appassionata, ribelle, generosa, pericolosa. Divertente e diffidente. E’ stato bello mettere insieme tutto questo e il microcosmo che gravita intorno a ogni ragazzo: la famiglia, la scuola, gli amici, i tormenti di un’età che gli adulti, guardando all’indietro, vedono colorata esclusivamente di rosa, ma che a viverla da dentro, da giovani, è bianca o nera in senso assoluto, raramente addolcita da qualche sfumatura intermedia.
  • Come vivi l’era digitale delle relazioni virtuali, tu che sembri propensa ad emozioni di “carne e sangue”?
Ho fatto fatica ad adattarmi e non so nemmeno se ci sono riuscita. So che preferisco le emozioni in diretta a quelle inscatolate. Mi piace parlare faccia a faccia con la gente, mi muovo con imbarazzo in chat, preferisco scrivere due righe a mano agli amici. Certo, per fare un esempio, cedo anch’io alle tentazioni della posta elettronica e ai vantaggi di scrivere col pc. Però la mia conoscenza si ferma, è limitata a ciò che può darmi un’immediata utilità ma, ad esempio, mi rifiuterò sempre categoricamente di innamorarmi via internet.
  • Quesito inevitabile…Che ne pensi della saga di Twilight? Ne hai preso le mosse o le distanze?
Nessuna delle due. Per prenderne le mosse o le distanze avrei dovuto quanto meno leggerlo. Confesso di non averlo fatto. Quando ho scritto Cuore nero, peraltro, credo che il fenomeno Twilight fosse proprio ai primordi, forse non era neanche un fenomeno. Non posso esprimere giudizi su qualcosa che non conosco se non per sentito dire: certo sarebbe bello se Cuore nero avesse anche solo la millesima parte del successo che ha avuto quella fortunatissima saga.
  • Scontrosa ma deliziosamente simpatica, Giulia è il cardine del tuo ultimo libro. Chi è davvero? C’è un pizzico di Amabile in lei?
Giulia è una forza della natura. E’ un personaggio che può suscitare diverse reazioni, può risultare  simpatica o fastidiosa. Io la adoro. Di lei ho quella ruvidezza, quello spirito un po’ irriverente,  quel gusto per la battuta sapida, solo che io li addomestico, li tengo nascosti dentro la mia buccia schiva e riservata e poco incline a parlare, più propensa ad ascoltare. Di lei non ho l’ottimismo, la caparbietà, la cocciutaggine, né le ho avute alla sua età. Mi sarebbe piaciuto, anzi, mi piacerebbe ancora possedere  la sua stessa vitalità, ma temo di avere la tendenza a vedere i bicchieri mezzi vuoti più spesso di quanto li veda mezzi pieni.
  • Puoi darci qualche chicca del tuo metodo compositivo? Come ti approcci alla scrittura?
Scrivo con passione, spinta dall’estro creativo, ma anche con disciplina. Quando nasce l’idea me ne invaghisco davvero come una diciassettenne, e di norma la prima stesura è più “di pancia”, molto emotiva, molto ridondante. A seguire ho un approccio più lucido e razionale. Sfoltisco il superfluo, pulisco il linguaggio, arrotondo gli angoli. La fase della prima scrittura è entusiasmante, incalzante, quella della correzione più equilibrata. A volte mi pare di vivere due stadi come di innamoramento e amore : quando scrivo sono preda di una sfrenata infatuazione; quando correggo l’euforia si è placata, e rimane un sentimento più sereno, più attento, più lucido, ma non per questo meno importante e necessario.
  • Stai già lavorando a qualcosa di nuovo? Darai nuove chance agli antieroi di Cuore Nero?
Io scrivo sempre, anche cose che probabilmente non incontreranno mai la pubblicazione, perché lo faccio soprattutto per me. Ho sempre qualcosa di nuovo tra i pensieri e tra le dita. Ho già da parte materiale per altri quattro o cinque romanzi, in massima parte già scritti. Vorrei dare un’altra chance ai personaggi di Cuore nero, perché quell’epilogo mi ha sconcertata al pari di un comune lettore. Scriverò certamente un seguito: se sarà pubblicato, però, dipenderà soltanto dalla fortuna del primo e dalla forza con la quale i lettori lo chiederanno. Altrimenti resterà solo una consolazione rivolta a me stessa e al piacere dei pochi amici che mi leggono da sempre, in anteprima, dandomi tanti utili consigli e aiutandomi a crescere.
.
di Sarah Panatta

– leggi anche: