È la seconda volta che ti avventuri in questa esperienza, facendo stages con la Movie Machine, per i giovani. Come mai questa decisione?
Perché mi è piaciuta. Avevo sempre detto di no a questo tipo di esperienze … e invece eccomi qui. I ragazzi mi ascoltano, e questo mi motiva. Io dico sempre di essere uno che non vuole aver la funzione di insegnare… per insegnare ci vuole la scuola, io non ho fatto scuola di recitazione. Ma posso insegnare la determinazione e la voglia, perché ognuno di loro deve essere convinto e forte quando sceglie di fare questa esperienza. Io vorrei dare ad ognuno di loro il meglio, voglio dare qualcosa di me affinché possano tutti migliorare.
Qual è una cosa che ti colpisce e che ti fa dire : questo ragazzo/questa ragazza ha talento?
La sicurezza. Ossia la forza di entrare sul personaggio, sul palcoscenico, davanti alla macchina da presa. È la motivazione che è importante. A me la motivazione ha dato tantissimo. Potessi tornare indietro … vorrei poter aggiustare qualcosa, una buona scuola di dizione magari, perché questo mi avrebbe permesso di fare altri ruoli, invece qui in Italia sono purtroppo fortemente caratterizzato in un certo tipo di ruolo. Ma … non è importante avere piccoli o grandi ruoli…
Pensi che l’esperienza di stage, come questo che stai facendo tu, sia utile in Italia?
Qui bisogna distinguere : chi fa la scuola di recitazione non fa lo stage, magari. Chi viene qui, è perché ha bisogno di avere un contatto con un attore che gli possa trasmettere quella determinazione… che ha, ma che non sa di avere. È una conflittualità che hanno con se stessi, dentro di loro, ed hanno bisogno che qualcuno gli apra la porta, ma che sia la LORO porta, e che li spinga.
Ringraziamo Tony Sperandeo per questo scambio di battute e perché, a differenza di molti altri grandi del cinema come lui, si pone e si presenta come una persona vera, coi suoi pregi e i suoi difetti, ma comunque pronto a dare e a darsi, e soprattutto ad offrire la sua energia per far crescere quella dei ragazzi che si fidano di lui. Grazie, Tony.
di Chiara Alivernini