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Intervista a Fabrizio Caleffi

Fabrizio_CaleffiAutore, attore e regista teatrale (ma anche regista televisivo e cinematografico), vince due volte  il Premio Riccione come commediografo.

Il Dizionario del Cinema Italiano lo definisce “autore teatrale di straordinaria precocità”. Abbiamo intervistato questo poliedrico personaggio per comprendere meglio la sua vita e la sua arte.

Il suo esordio in teatro: una parola per definirlo.
Precoce: vinsi, teen ager, il Premio Riccione con “I tagliatori di teste”; l’anno successivo, ho rinvinto lo stesso premio, che, a causa mia, ha cambiato il regolamento: nessun altro ha potuto bissare il risultato

E, invece, il suo esordio al cinema?
Qualche anno dopo, ho co-firmato il trittico “Prima del Futuro”, in concorso alla Mostra internazionale del Cinema di Venezia. In precedenza, avevo fatto tv: sono citato in una pubblicazione come uno degli uomini che hanno cambiato la televisione. Si parla degli esordi di Canale5.

Quando sceglie un attore o un’attrice per un suo lavoro… che cosa guarda principalmente?
Alla disponibilità, adeguata alla disposizione.

Attore italiano o attore americano… quale sceglie?
Geniale quanto un italiano, versatile quanto un americano.

Il ricordo più bello ed il più brutto legato alla sua carriera artistica.
Il debutto al Bam theatre di New York come protagonista dei “Giganti della Montagna” di Pirandello, per la regia di Strehler: le prove con lui sono state il momento più duro della mia carriera.

I grandi pensatori del teatro del Novecento ipotizzarono i loro modelli d’attore ideale. Craig arrivò addirittura a parlare di super-marionetta. Secondo lei l’attore deve essere veramente plastilina nelle mani del regista? è vero, come si dice spesso, che l’attore intelligente è “pericoloso” o “poco gestibile”?
L’attore “stupido” è ancora meno gestibile: l’attore non deve fare domande, deve dare risposte. Dovrebbe essere profondamente fatuo, anche.

Se avesse avuto la possibilità di scrivere una delle più grandi opere dei grandi autori della letteratura mondiale (Shakespeare, Checov, Wilde, Williams…)… quale avrebbe scritto e perché?
Sono autore di grandi opere e “Il giardino dei ciliegi” è come se l’avessi scritto io.

Cosa definirebbe, al dì d’ oggi, il suo “capolavoro”?
Il prossimo lavoro.

Progetti per il futuro?
Cinema, televisione, teatro, narrativa: sono scaramantico e, in genere, non faccio anticipazioni. Nell’ordine, comunque, posso accennare che sto lavorando ad un docu-drama su Fellini (co-produzione Italia-Usa), ad una fiction tv (“Le Mogliastre” dai romanzi di Rossella Calabrò, Excogita edizioni), ho un recital a San Pietroburgo su testi di Cesare Vergati per la regia di Ombretta De Biase (la mia partner sarà Jessica Resteghini) in aprile e sto completando “Perdersi a Milano“, guida d’autore. Due lungometraggi sono in pre-produzione ( tengo molto a “Extremity!”, tratto dal mio romanzo “Le Tentazioni“) e altre sorprese pronte ad essere “estratte dal cilindro”.

Ringraziamo dunque Fabrizio Caleffi per la disponibilità e la completezza delle sue risposte, augurandogli ancora il successo che merita il suo lavoro innovativo, attento e consapevole.

di Chiara Alivernini