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Intervista a Carlo Verdone

Carlo_Verdone_1Come la musica salva una carriera e una vita

Carlo Verdone, il 20 maggio è salito in cattedra. Ha presentato il libro Rock Around the Screen-Storie di cinema e musica pop di Diego del Pozzo e Vincenzo Esposito (ed. Liguori) alla facoltà di Scienze della Formazione di Roma Tre.

Ad accompagnarlo l’uomo che compone le musiche dei suoi film da sempre: Fabio Liberatori, compositore ed ex musicista storico degli Stadio.
Di fronte ad una platea gremita, Verdone,  instancabile difensore dei Beatles, Bruce Springsteen, Jimi Hendrix, U2 e tanti altri, ha raccontato la sua esperienza musicale e quanto, in effetti, la musica rappresenti il suo modo di vivere e di girare film.

Com’era Carlo Verdone da universitario?
Ero uno studente molto distratto. Terribile nelle materie scientifiche. Di fisica non ho mai capito nulla, e continuo a non capirci nulla. Matematica non parliamone nemmeno. Mi piacevano molto le materie letterarie. Ero molto portato per l’italiano, la storia, la filosofia.. e anche per il latino. La musica è stato un punto di riferimento molto importante per me, in quel periodo. In effetti, quello è stato il periodo della grande musica, dei grandi gruppi. Ricordo ancora di quando mio padre, una sera mi sorprese dicendomi che mi avrebbe portato a vedere il concerto dei Beatles all’Adriano, qui a Roma. Mio padre era molto all’avanguardia. Aveva capito che quei quattro musicisti, quei compositori geniali stavano smuovendo qualcosa. Insieme – io e mio padre – abbiamo apprezzato anche Across the universe, il musical-tributo ai Beatles, uscito qualche anno fa. Ecco, quello è uno dei pochi film che mi sono piaciuti ultimamente.

Fabio Liberatori è un amante della musica classica e della sperimentazione. Ecco, come si coniuga la musica da commedia di Carlo Verdone e lo sperimentalismo di Fabio Liberatori?
Negli anni ’90 non c’era una tradizione musicale, per il cinema. Nelle commedie, soprattutto, c’era un uso inappropriato della musica. Di solito, si tendeva ad evidenziare solamente i momenti comici. Fabio ha iniziato a collaborare con me da “Borotalco” in poi. Lavorava con Dalla in quel periodo. Diciamo che, insieme, siamo riusciti a rendere popolare un genere di musica che, invece, era molto particolare. Amavamo questa musica che sembrava non c’entrasse nulla con la commedia all’italiana. Il nostro contributo musicale è di qualità.

Come usa la musica nei suoi film?
La musica spesso viene prima del film. O, addirittura, spesso cresce mentre scrivo un soggetto o arriva quando mi appresto a scrivere un momento particolare dell commedia e cerco già di individuare il brano di cui potrei avere bisogno. Mi piace rendere omaggio ai cantanti che mi hanno accompagnato nel periodo dell’adolescenza. Anche quelli di oggi, eh.. altrimenti poi passo per quello che pensa sempre al passato, troppo “antico”. Ci sono poi dei brani che mi ispirano delle sequenze. Li metto quando c’è bisogno di poesia. Io aggiungo tanti momenti poetici ai miei film. Forse per questo sono diverso dagli altri registi che fanno commedie. Il mio è un omaggio ai grandi della musica che mi hanno aiutato a scrivere. Mentre sto girando, magari una scena in cui non ci sono dialoghi e capisco che le luci, che la fotografia non basta, che la scena è troppo vuota aggiungo sempre della musica. La musica diventa un terzo protagonista. Non la metto quasi mai di contorno ad un dialogo: lì voglio il silenzio.
La musica è il colore del momento che stiamo vivendo. Ecco perché mi affido quasi sempre a vecchie canzoni, ora c’è poca buona musica. Perché? Perché stiamo vivendo in un momento privo di ideali. Ma questo non ci deve far cadere in depressione.

Quindi sta dicendo che non c’è cultura musicale?
Non è che non ci sia una cultura musicale. Diciamo che quelli che conoscono maggiormente la musica son quelli  che la studiano e non sono pigri. Però si, la maggior parte dei ragazzi di oggi non conosce i gruppi storici. Ho incontrato degli amici di mio figlio, che vivono a Berlino… e lì c’è una grande considerazione della musica. Ci siamo messi a parlare di musicisti e loro non conoscevano i Beatles né i Police e tanti altri. Da qui ho tratto anche l’ispirazione per una scena del film ‘Io, loro e Lara’, in cui Laura (Chiatti) dimostrava la sua “ignoranza” confondendo i Led Zeppelin con un rapper.
I giovani dovrebbero sfruttare i mezzi a loro disposizione: tramite internet si può sfogliare una discografia vastissima che ci permette di conoscere anche musicisti sconosciuti semplicemente perché non compaiono sul mercato.

Fino a questo momento non ha, però, citato nemmeno un cantautore. Ed, in Italia, ce ne sono stati e ce ne sono molti.
Per il cantautore la storia è diversa. Perché le canzoni del cantautore raccontano una storia a parte. Le parole sono talmente tante che poi si finisce per sovrapporle a quelle del film. Diventa tutto più complicato. La musica dà molta più importanza alle immagini.

Come lei ben saprà, in questo periodo si sta svolgendo il Festival di Cannes. Qualche giorno fa Sabina Guzzanti ha presentato il suo docu-film: Draquila. Il ministro Bondi ha deciso di non rappresentare l’Italia a questa importantissima manifestazione culturale. Lei non pensa che sia la Politica che la Religione siano dei grossi limiti per la crescita della cultura italiana?
Se non mi sbaglio il ministro Bondi non ha nemmeno visto il film. Io l’ho visto ed ammetto che la Guzzanti ha fatto davvero un bel documentario. Che poi è un collage di diverse interviste, un po’ alla Micheal Moore. E ci sono persone che parlano bene di Berlusconi, ed altre che ne parlano un po’ meno bene. Il film parla, fondamentalmente, di un paese dissestato… che poi è l’Italia. Poi il comportamento di Bondi è, comunque, opinabile. Lui è pur sempre un rappresentate dell’Italia. Col suo comportamento che ha fatto? Innanzitutto ha fatto una grossa pubblicità al film, perché la gente, ormai, che dice? ‘Andiamo a vederci il film che secondo il Ministro Bondi offende l’Italia’! Lui, secondo me, doveva andarci a Cannes. Doveva accettare il dissenso. D’altronde ci deve essere un minimo di opposizione, no?
il cinema è un’espressione di libertà. Il suo è stato un errore di stile. Anzi, lui doveva far vedere che il nostro è un paese democratico. Così facendo, invece, ha dimostrato il contrario.
Per quanto riguarda la Chiesa… indubbiamente ha un potere enorme. Si dice che l’Italia sia un paese laico. In realtà, l’Italia è “laica”, tra virgolette. Noi viviamo in un paese cattolico. E la religione incide molto… anche sulle elezioni. Il mio ultimo film, (Io, loro e Lara) nonostante ciò, devo ammettere che è molto piaciuto ai cattolici. Le reazioni sono state molto favorevoli. Anzi, molti seminaristi mi hanno chiesto delle proiezioni speciali. Ho fatto incontri con molti di loro. I giovani sono la parte migliore della Chiesa. Rappresentano il lato meno dogmatico e più… francescano. Mi hanno ringraziato dicendomi che, finalmente, qualcuno ha portato sullo schermo un frate vero. Non se ne poteva più di ‘sti frati con baschi e in bicicletta.

Quindi la politica non le interessa, per i suoi film…
La respingo. La racconta già abbastanza la tv. Sinceramente preferisco raccontare i problemi della gente vera. Non la politica. Certo, nulla vieta che un domani farò solo l’attore e magari un regista tipo Sorrentino mi faccia fare un film sul suo genere: politico-psichedelico. Un genere che a me piace tantissimo. Ma io sento di dover raccontare con sincerità i problemi di oggi.

Tornando alla musica e ai film. Se dovesse consigliarci dei film che raccontano la musica?
Non consiglio i miei film (ride). C’è gente più importante. C’è il documentario su Woodstock, un documento di importanza immensa. Nitido. E la sua grandezza è nel fatto che ha esplorato que
llo che c’era intorno, non si è limitato al concerto. Ha raccontato i momenti di pioggia, di fango, i ragazzini, quelli che facevano l’amore, quelli che si facevano le canne.
poi c’è Easy Rider, che per me rappresenta il connubio perfetto tra musica e cinema. Abbraccia perfettamente il tema della morte e del rock. Documento di un’ epoca… parte dal viaggio, racconta delle droghe, dei reazionari. C’è tutto!
Last Waltz di Martin Scorsese. Un altro esperto di musica! E quel documentario ha un’eleganza impressionante. È un tributo signorile a dei signori del rock.
Poi c’è un film dei Beatles, il Magical Mistery Tour , nel quale raccontavano il loro viaggio psichedelico. È molto under-ground e fu uno dei primi videoclip… allungati.
Come ho già detto mi è piaciuto molto anche Across The Universe, tributo straordinario alla musica dei Beatles. E, infine, Saturday Night Fever… C’è pure Grease, di qualità inferiore ma molto importante anche lui. E mi stavo dimenticando The Wall, che racconta la musica dei Pink Floyd!

di Francesca Casella