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Boris torna su Sky… ce ne parla Fabrizio Buompastore

Fabrizio_BuompastoreTorna Boris, la fiction che ha cannibalizzato le fiction

È giunta ormai alla sua terza serie,  con nuove storie e nuovi personaggi. Con Boris riusciamo a spiare il backstage dei set delle serie tv, ci immergiamo nei frenetici tempi di ripresa e conosciamo vizi e virtù dei protagonisti.

Tra questi, Fabrizio Buompastore, da sempre impegnato nelle serie TV e nel teatro, che abbiamo intervistato in occasione dell’anteprima delle tre puntate di Boris al Teatro Palladium di Roma.

Dopo un anno ricco di novità dal punto di vista lavorativo, oggi ti vediamo arrivare anche su Sky, in una serie che ha raccolto molti consensi. Come è iniziata la collaborazione con il cast di Boris?
Inizia da molto lontano, sin dai tempi di Buttafuori, una serie alla quale ho partecipato che hanno scritto gli stessi autori, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Andrea Vendruscolo, ormai 4 anni fa. Prima di essere un attore di Boris, sono sempre stato un fan accanito e, quando ci siamo ricontrati con gli autori, si è semplicemente riaccesa la magia

Di solito, ti si vede recitare nel suolo del cattivo. Con la tua parte in Boris hai confermato questo ruolo?
No e ne sono felice. L’unica persona che mi fa fare ruoli comici o di commedia è appunto Giacomo Ciarrapico. Del resto, per quanto può sembrare assurdo agli occhi dei più io arrivo dalla commedia dal teatro e dal musical. Però, in Italia si sa, appena fai il primo ruolo ti bollano e fai più o meno sempre quello: difficilmente si rischia e si decide di far fare agli attori ‘gli attori’, ovvero permettere di interpretare tutti i colori e i caratteri. Questo perché, forse, si ha paura… insomma non lo so… Certo, Boris questo lo spiega bene, soprattutto nella terza edizione. 

Quanto è stato importante ai fini della tua crescita professionale, accettare questa parte e lavorare al fianco di professionisti del calibro di Francesco Pannofino?
Il successo di Boris è nella scrittura prima di tutto, poi negli attori, tutti super professionisti e innamorati di questo mestiere. Dall’amicizia che si crea sul set, capisci bene che per qualsiasi attore questa  è una situazione idilliaca. Per non parlare, poi, del regista di Boris di quest’anno, Davide Marengo,  anche lui fan accanito di Boris ma soprattutto regista superlativo.
Per quanto riguarda Pannolino, è un piacere vederlo recitare e credo sia davvero una persona fantastica. Ma, ci tengo a citare anche altri professionisti che hanno contribuito a rendere celebre Boris: Ninni Bruschetta, che interpreta il direttore della fotografia (pochi sanno che il suo vero nome è Italo Brusone), e Antonio Catania. Insomma, questa è una serie corale in cui tutti fanno il loro e il risultato lo abbiamo visto all’anteprima con 2500 persone che ci acclamavano.

Da attore, quanto credi che Boris, sia una fiction che uccida la fiction?
Boris è una testimonianza importantissima. Tra 100 anni, le persone “serie” che lo vedranno sapranno cosa sta accadendo oggi e, credimi, la realtà supera di gran lunga la fiction di Boris. Per quanto riguarda l’omicidio, la fiction si è suicidata un sacco di tempo fa.

Secondo te, perchè Boris, rispetto ad altre fiction, raccoglie consensi da una fascia di pubblico più etereogeneo rispetto ad altre serie tv?
Perché Boris è uno specchio di come funziona l’Italia e non solo il mondo dello spettacolo, ma il mondo del lavoro in generale, fatto di stagisti che non guadagnano per anni, fatto di gente raccomandata dai politici, gente licenziata perchè non serve più ecc.. Boris è molto di più che una serie comica ma è uno specchio che riflette l’Italia di oggi in cui tutti, per un motivo o per un altro, si riconoscono. E tutto questo è merito gli autori e di tutti coloro che hanno contribuito a realizzare la serie e, in particolare, di Fox, questa spettacolare piattaforma di Sky che ha rischiato e ha creduto in questo progetto. Una piattaforma giovane e fatta di giovani e, perciò, credo che questo sia uno dei pochi esempi, in Italia, di cosa succeda quando al potere ci sono i giovani.

Adesso passiamo a te. Sappiamo che nel 2009 hai esordito anche al cinema in un film serbo-albanese. Ci vuoi parlare di questa esperienza?
Goran Paskalievic è un regista straordinario, il film Honeymoons  è molto bello e ha già vinto tantissimi festival. È uscito in contemporanea in tutto il mondo e, poiché non parla benissimo del nostro Paese, non esce in Italia. Questo la dice lunga sul nostro stato di censura. Qui, io interpreto un poliziotto italiano che ferma i protagonisti serbo – albanesi al confine e, senza preoccuparsene, li sbatte in galera senza limite di tempo, nonostante abbiano i documenti in regola.

Spesso sei stato definito un attore poliedrico: hai recitato in televisione, al cinema e riservi sempre un posto al teatro… per non parlare delle tue velleità musicali. Se dovessi scegliere, a cosa non potresti mai rinunciare?
Non potrei mai rinunciare a tutto questo! Mi sono formato con tutte queste attitudini che fanno parte di me, della mia storia, e se dovessi rinunciare solo a una di queste mie attitudini non riuscirei più a fare questo mestiere. Mi piace passare da una veste all’altra, cambiare spesso e per questo motivo odio fare sempre gli stessi ruoli, gli stessi caratteri e, quando posso, partecipo a produzioni indipendenti, con giovani registi, perchè loro sperimentano e io con loro.

Hai progetti futuri di cui ci vuoi parlare?
Sto girando un film da protagonista, con un regista molto famoso di cui, per il momento, preferisco non parlare, poichè il progetto e indipendente e, presto, prenderà parte a moltissimi festival. Ma, non posso dire di più.

di Maria Sara De Marco

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