C’erano una volta 10 piccoli indiani…

Torna al cinema, e al Festival Internazionale del Film di Roma, Nakata Hideo, uno degli indiscussi maestri del cinema horror giapponese.

Il suo nuovo lavoro, un thriller enigmatico e complesso almeno sulla carta, cita esplicitamente Dieci piccoli indiani di Agatha Christie e ammicca palesemente al nuovo mondo dei reality show, dove il pubblico fa aumentare lo share solo quando la tragedia è in agguato.

The Incite Mill – 7 Days Death Game racconta le vicende di dieci individui sull’orlo della crisi economico-esistenziale, ai quali viene proposto di prendere parte ad un singolare esperimento che frutterebbe loro 112.000 yen (quasi 1.000 euro all’ora) per una settimana intera di “lavoro”. Difficile per chiunque rifiutare una proposta del genere: peccato che a nessuno sia venuto in mente che una cifra così elevata per un esperimento “scientifico” non sarebbe stato proposto neppure ad una cavia umana… C’è qualcosa di incredibilmente losco dietro, dunque, e i “dieci piccoli indiani” lo scopriranno ben presto, a costo della loro stessa vita.

Sulla scia di film che hanno segnato la storia dell’horror enigmatico (basti pensare a quel capolavoro chiamato Cube di quel geniaccio di Vincenzo Natali), The Incite Mill (letteralmente “Il cantiere che istiga alla violenza”) è un’aperta critica al mondo dei reality e dimostra come, anche sotto pressione, gli uomini non siano in grado di fidarsi gli uni degli altri. Nonostante la trama accattivante e la fotografia da premio Oscar (davvero, davvero notevole, soprattutto per un film giapponese), questo film non è affatto uno dei migliori di Nakata Hideo: a differenza del giallo a cui si ispira, in questo film è facile intuire come la faccenda andrà a finire fin dalle prime battute, metito (o colpa), forse, dei mille predecessori che hanno spianato la strada a questo film (Saw, Cube…) e che, bisognerebbe dirlo anche se con un po’ di rammarico, hanno dalla loro parte il pregio di lasciarti col fiato sospeso. Fino alla fine.

di Luna Saracino

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