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Nella tana del coniglio con Aaron Eckhart

Aaron_Eckhart_1Presentato a Roma Rabbit Hole prodotto ed interpretato da Nicole Kidman

Se Nicole Kidman ti chiama per partecipare ad un film, tu non puoi fare altro che rispondere di sì”.

Così  Aaron Eckhart racconta il suo coinvolgimento in Rabbit Hole, dramma famigliare sulla perdita di un figlio interpretato e prodotto dalla stessa Kidman. Sedotta dall’omonima piece teatrale che ha conquistato il pubblico e la critica americana tanto da vedersi assegnare un ambitissimo Premio Pulitzer, l’attrice australiana ha contattato l’autore David Lindasy-Abaire per ampliare cinematograficamente la sua opera ed ha affidato la regia a John Cameron Mitchell. Una scelta, questa,  che ha lasciato inizialmente perplessi visto l’amore per le commedie dimostrato fino ad ora dal regista. Eppure, la leggerezza di cui è maestro, gli ha permesso di trovare la giusta prospettiva per raccontare un dramma  personale senza cadere nel facile elogio della sofferenza.  “John veniva dal mondo della commedia ma si è innamorato immediatamente della storia – spiega Eckhart arrivato al Festival di Roma per presentare la pellicola in Concorso  –  da ragazzo ha perso un fratello più piccolo, quindi si è dimostrato incredibilmente sensibile all’argomento. Nicole ha capito che poteva fidarsi di lui completamente e John non l’ha delusa, rimanendo incredibilmente concentrato per tutta la durata delle riprese.” Aggrappandosi ad un testo capace di inserire realisticamente il dramma nello scorrere quotidiano di una vita, Mitchell riesce a fotografare con misura e senso del pudore un dolore spesso raccontato ma raramente sentito. Becca e Howie sono una coppia borghese che vive in un quartiere residenziale a pochi chilometri da New York.  Una casa imponente, un giardino accogliente e ben curato. La loro vita sembra scorrere serenamente fino a quando la prospettiva del futuro e del presente viene sconvolta dalla morte improvvisa del figlio di quattro anni.  Dal momento dell’incidente i due cominceranno a percorrere due strade diverse che, fortunatamente, li  ricondurranno insieme verso l’elaborazione del lutto.  Pragmatica ed emotivamente controllata lei,  ironico e sentimentale lui, questi due protagonisti spiati nel momento più devastante della loro vita offrono la visione di una “normalità” del dolore che rende il senso di perdita ancora più potente. “ Come attore è impossibile convincervi e convincermi di provare lo stesso dolore di un padre  in quelle condizioni – continua Aaron Eckhart – Per capire ho partecipato anche a dei gruppi di sostegno per l’elaborazione del lutto. Sono stato li una sola volta e non sono più tornato. Il dolore era così incredibilmente intenso. È qualche cosa che ti accompagna per tutta la vita e che devi trattare con grande rispetto quando lo riconosci negli altri.” 

Di Tiziana Morganti

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Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine