Grigio spaccato di una grigia periferia irlandese
“Dopo cinque giorni di ricovero i cani verranno soppressi”, così cita una frase sulla porta di un canile ripreso in una delle scene del film drammatico del regista Ger Leonard che con Five day shelter – cinque giorni di ricovero, appunto – fotografa e cristallizza le storie degli abitanti di un’anonima periferia irlandese.
Atmosfere che colorano di grigio le vite dei protagonisti che si intrecciano e si incrociano nel film. Prostituzione, droga, infedeltà, aborto, tossicodipendenza, morte, sono solo alcune delle tematiche affrontate con una regia pretenziosa e noiosa in questo film. Immagini, inquadrature fisse sulle case kitsch dei protagonisti che fanno immaginare un chiaro passato da fotografo per Leonard e che hanno però il pessimo risultato di rallentare ulteriormente il ritmo del film già affossato da una quasi totale assenza di dialoghi. Five day shelter paga anche una sceneggiatura costruita in maniera poco lineare dove le vicende si mescolano tra di loro presentando personaggi spesso superflui col solo fine di rappresentare quante più stigme sociali possibile.
La voglia di mostrare un’Irlanda depressa e in balia dei mali del nostro secolo si associa in maniera improbabile al tema del maltrattamento degli animali domestici. I pet rappresentano per i protagonisti, uno sfogo, un ricordo o un oggetto privo di qualsiasi diritto, anche di vivere. Un parallelismo o un’ analogia mal riuscita per un film incapace di prendere un verso se non quello dell’ovvietà.
L’Irlanda non è più il paese che rincorre l’onda dei mercati internazionali e come tutti, ha subito anche lei un duro colpo dalla crisi internazionale.
di Roberto Pagliarulo