Meryl Streep è Florence Foster Jenkins: una donna fragile e generosa che voleva cantare ad ogni costo.
Un film sulle passioni. Così Meryl Streep ha definito Florence Foster Jenkins, per la regia di Stephen Frears, di cui è protagonista con Hugh Grant. Ispirato ad una storia vera, è un film sulla musica, sull’amore e sull’amore per la musica. Florence (1868-1944) fu una donna che amava cantare e che visse per la musica. Generosa, delicata, fragile, malata, vulnerabile eppure così ostinata e determinata a dare il suo contributo per aiutare i giovani in guerra, oppure alle associazioni che si occupavano di musica. Faceva offerte generose al Club Verdi e all’Orchestra di Brooklyn per donne in difficoltà. Terrorizzata dagli oggetti contundenti quali coltelli, adorava terribilmente i panini e l’insalata di patate, che faceva cucinare a tonnellate. Avrebbe rinunciato al pane piuttosto che a Mozart. Fu un esempio di fedeltà e coraggio verso la musica e tutti gli amanti di essa, fermamente convinta di voler realizzare il suo sogno di cantare in un teatro quale le Carnegie Hall, davanti a circa tremila persone. Nonostante le sue condizioni fisiche di salute cagionevole, a causa di una sifilide contratta dal primo marito, tra l’altro peggiorate. Ma per lei contava solamente fare quell’esibizione: “se mi uccidesse, almeno morirei tranquilla”, non faceva che ripetere. Prendeva lezioni di canto e si esercitava anche un’ora o due al giorno, con una passione e una dedizione sorprendenti. Nella sua testa la sua voce e le note delle canzoni suonavano come una dolce melodia, la più ‘vellutata’ di tutte, la più piacevole e confortante. Peccato che agli occhi e alle orecchie degli altri non fosse così. A salvarla dal giudizio spietato, severo, cinico, malvagio di pubblico e stampa ci pensava suo marito St. Clair Bayfield (Hugh Grant). Egli aveva contemporaneamente una relazione con Kathleen, donna giovane e bella, ma ciò rientrava in un patto stretto con la moglie. Uomo affascinante, apparentemente il solito “don giovanni”, come spesso gli abbiamo visto interpretare. In realtà era solo un uomo che amava recitare Shakespeare a teatro, ma ormai “libero dalla tirannia dell’ambizione”. Si rivelerà molto protettivo con Florence perché, a suo avviso, per dirla con le parole di Beethoven: “solo il canto senza sentimento non si perdona”. A un primo sguardo frivolo, la sua convinzione era che “l’amore non è amore se muta”. Ve ne possono essere di vari tipi, ma quello vero non svanisce mai, resta anche con e nonostante le imperfezioni umane. Come l’amore per la musica: c’è per sempre, anche se non si sa cantare. L’importante è vivere con passione fino in fondo ciò in cui si crede. E morire per esso. Questo insegna il film. Una sorta di musical comico-drammatico. In cui spesso si ride dei limiti canori di Florence, che portano a situazioni e circostanze imbarazzanti. Lei stessa si crede una sciocca e cade in crisi spesso, in attimi di sconforto, per rendersi conto che l’unica cosa per cui vale la pena vivere è fare ciò che possa regalare gioia e conforto in un momento come quello, con la Seconda Guerra Mondiale alle porte. Forse tutti non capiranno, la crederanno persino ridicola e la criticheranno, ma la sua risposta è una sola: “forse qualcuno potrà dire che non so cantare, ma nessuno che non ho cantato”. Salire sul palco è una sfida a cui non vuole rinunciare: basta crederci; in questa sorta di prova sarà accompagnata dal Maestro Cosmé McMoon (di St. Antonio, in Texas), pianista reclutato appositamente, personalmente e privatamente per lei. Questo ne fa “la voce più vera che abbia mai sentito” per il marito, che non l’ha mai derisa. Questo forse il segreto della sua sopravvivenza alla sifilide dopo così tanto tempo. Il sentire questa passione forte, che diventa quasi “un’illusione” come l’ha definita la Streep, ma di cui ha bisogno per sentirsi ancora viva. Fare qualcosa di utile per sé e per gli altri.
Ma non è solo questo a costituire la sua forza e il fascino di questa donna e il pregio del film Florence Foster Jenkins. Il suo saper entrare in comunione con il pubblico con un’abilità, una facilità e una semplicità straordinari, questo è stupefacente. Un’empatia costruita in maniera schietta e diretta, anche con il marito, per un rapporto e un legame così particolari da non poter neppure essere spiegati. Tanto da rimanere quasi incomprensibili ai più: quelli che sentono la musica, ma non la ascoltano con il cuore. Lei è una donna che ha conservato uno spirito puro, ingenuo, incorrotto, tenero, come quello di un bambino, con una capacità eccezionale: quella di lasciarsi andare istintivamente alle passioni, farsi trasportare da esse senza pensare e senza il filtro della razionalità. Questo ne fa un personaggio nuovo. Intensa, è in grado di fare uno show divertendosi e facendo ridere, prendendo il tutto molto seriamente però. Terrorizzata, ha paura di aver sbagliato tutto, ma non torna indietro. Continua a mettere lo stesso entusiasmo irrefrenabile, nonostante tutto e tutti. Per portare a compimento il suo desiderio più grande, ad ogni costo. Amica del Maestro Arturo Toscanini, c’è anche un po’ d’Italia nel film. Meryl Streep ha detto di adorare tutto del nostro Paese. A proposito di cinema, non potevano non mancare gli apprezzamenti per “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi e per Anna Magnani. Tra le giovani attrici esordienti conterranee, invece, ha definito “speciale” Alba Caterina Rohrwacher. Se ha dato buone probabilità al documentario italiano agli Oscar, lei che è esperta in merito avendone vinti ben tre, ha confessato poi che le sarebbe piaciuto lavorare con Martin Scorsese. Florence Foster Jenkins è un film toccante, commovente, emozionante, delicato, sofisticato, sincero (per il fatto di essere ispirato a una storia vera e non solo), soprattutto nel modo di sferrare un attacco a ogni forma di perbenismo frivolo, di falsità, meschinità o ipocrisia, che denigrino gratuitamente l’altro nei suoi punti più deboli. La standing ovation e gli applausi di una sala gremita a fine proiezione (oltre che, ovviamente, per l’attrice nell’incontro pomeridiano che ha tenuto all’Auditorium) ne sono una dimostrazione.
Regia Stephen Frears
CAST
Meryl Streep: Florence Foster Jenkins
Hugh Grant: St. Clair Bayfield
Simon Helberg: Cosmé McMoon
Nina Arianda: Agnes Stark
Rebecca Ferguson: Kathleen Weatherley Bayfield
John Kavanagh: Arturo Toscanini
David Haig: Carlo Edwards
Christian McKay: Earl Wilson
Sceneggiatura Nicholas Martin
Produttore Michael Kuhn, Tracey Seaward
Produttore esecutivo Christine Langan, Cameron McCracken, Malcolm Ritchie
Casa di produzione BBC Films, Qwerty Films, Pathé
Fotografia Danny Cohen
Montaggio Valerio Bonelli
Musiche Alexandre Desplat
Costumi Consolata Boyle