Il regista statunitense si racconta al pubblico della Festa del Cinema di Roma
Dopo venti film e tre premi Oscar, Oliver Stone presenta la sua ultima pellicola Snowden, in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2016 e in un incontro ravvicinato con il pubblico racconta la storia moderna degli Stati Uniti, con gli occhi di un regista mai allineato con i poteri forti.
Nel close-up, condotto dal direttore artistico Antonio Monda e in una sala gremita di pubblico e giornalisti, Oliver Stone ripercorre le tappe della sua lunga carriera con una serie di film particolarmente significativi.
Con Salvador, del 1986 interpretato da James Woods e James Beluschi, ambientato durante la guerra civile, il regista racconta delle numerose difficoltà incontrate nel produrre un film politicamente scomodo e di come si sia subito distaccato dalle major cinematografiche per iniziare una carriera da indipendente, che tuttora persegue.
Anche per Snowden Stone ha dovuto andare contro la major, trattando la biografia dell’ex informatico dell’NSA (National Security Agency), che ha fatto scoppiare lo scottante caso del Datagate, il film è stato rifiutato e ostacolato da qualsiasi produzione statunitense e per questo prodotto e montato in Francia e Germania.
Durante il dibattito il regista non perde occasione per ricollegarsi al film in uscita, vedendo il caso di Ed Snowden come l’ultima battaglia delle truppe americane svolta su un campo, che stavolta non è fatto di erba e terra ma di numeri e sequenze.
“Siamo controllati da un Governo Invisibile, uno stato globale che si basa sul potere di controllo e che vorrebbe asservire ogni Stato che non sia un alleato politico” dice candidamente il regista, commentando un altro dei suoi capolavori JFK-Un caso ancora aperto (del 1991 con Kevin Kostner) e chiedendosi come sia possibile che le persone non mettano in discussione ciò che i Governi e i media ogni giorno tentano di far credere plausibile.
Ancora politica, con i commenti su Donald Trump, ripercorrendo insieme il lungo discorso di Gordon Gekko (Michael Douglas) in Wall Street, pellicola dell’87 che ha aperto un grande squarcio nel mondo dorato della finanza americana: “È stata la fine della classe media e Donald Trump con il suo slogan Makes America great again, sembra proprio Gordon Gekko nel suo discorso. I personaggi che circolavano allora a Wall Street, sono coloro che hanno fortemente voluto un candidato come Trump”.
Su Nixon-Gli intrighi del potere, Oliver Stone spiega come sia affascinato dalla visione di un personaggio e di come racconti la storia dal punto di vista della persona osservata:
“L’ho fatto con Nixon, che ammiro come uomo perché ha avuto una vita difficile, ma come politico è stato veramente un disastro. L’ho ripetuto con Bush e ho fatto lo stesso anche per Snowden” e aggiunge “Abbiamo fatto guerre per ogni cosa, la Cambogia, il Vietnam, la Guerra Fredda, un modo di ragionare aggressivo e dominante perdendo completamente l’idea della pace”.
Con Nato il 4 luglio Oliver Stone parla al pubblico dei ruoli del regista e dell’attore: “Quando Tom Cruise ha deciso di partecipare al film ha accettato un cachet bassissimo, a causa delle restrizioni nel budget. È un attore incredibilmente disciplinato e professionale. Anche io, d’altronde, sono un regista disciplinato, mi preparo molto e non posso permettermi di improvvisare a causa delle difficoltà nel reperimento delle risorse e di tempistiche precise da rispettare”.
Adagio for Strings di Samuel Barber chiude la scena, parole del regista, “Meno realistica di Platoon” e anche il racconto per sequenze di immagini, rappresentative dello stile e della visione di un regista che si rivela estremamente composto, pur esprimendo concetti ed opinioni che vanno molto al di là delle convenzioni.
In chiusura due film che Oliver Stone ha particolarmente a cuore, sequenze da Sette giorni a maggio, un film sulla Guerra Fredda, del 1962 e da Novecento di Bernardo Bertolucci, protagonista anch’egli di un incontro con il pubblico a Roma.
L’incontro ravvicinato con un grande regista come Oliver Stone arricchisce, con la forza delle immagini e delle parole, una Festa del Cinema di Roma che, sotto la direzione artistica di Antonio Monda sta crescendo culturalmente, allargando il bacino di pubblico e protagonisti.