Un preside per cambiare le regole di un mondo violento
Al Roma Fiction Fest è andato in onda il serial crime di Ian Collie: “The Principal“. Matt Bashir, ex docente di storia e vicepreside, viene incaricato di ricoprire il ruolo di dirigente nella nota scuola femminile della Boxdale Boys. Qui i ragazzi vengono già considerati dei perdenti e dei falliti senza futuro: immondizia sociale con il destino già scritto di desolazione, isolamento, abbandono. Come il degrado che circondava la zona, nuovo Bronx in cui viene compiuto un attentato al simbolo della speranza per il cambiamento: la scuola e l’istruzione. Nella Boxdale del film regnano violenza e delinquenza sempre più dilagante, in un crescendo che sfocerà in un omicidio(?), o un regolamento di conti (?), di sicuro, quale sia l’origine, all’uccisione del fratello di Tarek: uno dei ragazzi della scuola. E Bashir vuole riconsegnare ai ragazzi il diritto allo studio, all’istruzione, vuole che si riapproprino della loro fiducia, che ritrovino il rispetto l’uno per l’altro, tornino a fidarsi, riscoprendo la fede perduta che è anche assenza di speranza. La battaglia e i cambiamenti non saranno facili, ma lui vuole sovvertire le regole della scuola e sociali che li caratterizzerebbero come eterni ultimi. Una lotta non facile, neppure nella zona sud occidentale di Sydney. Quasi una guerra che combatte solo con le armi del dialogo, che richiama il duello sul ring di un pugile o di chi fa boxe, termine che è nella prima parte del nome della scuola. Non a caso il cambiamento inizia proprio con lezioni tenute da una docente, per di più donna, proprio di boxe, rivolte ai ragazzi per coinvolgerli e insegnare loro la legittima difesa. A volte anche uno sport considerato violento può non esserlo. Però per l’innovazione c’è bisogno del contributo di tutti: docenti e famiglie dei ragazzi comprese. Soprattutto occorre spazzare via i pregiudizi: se da un ragazzo ti aspetti che fallisca, sicuramente sarà così. È tuttavia l’esempio la cosa di maggiore impatto. Viene scelta l’immagine più comune per instaurare una comunicativa e un dialogo: Matt Bashir mangerà il cibo cucinato da Tarek, che diventa un mezzo di comunicazione; quando si dice ‘parla come mangi’ significa riuscire quasi a parlare la stessa lingua, capirsi parlando lo stesso linguaggio. Questa è l’ultima occasione per cambiare questo posto. Il ‘Dale‘ del nome della scuola richiama non a caso la città di Dale del regno di Arda, frutto dell’immaginario fantasy di John Ronald Reuel Tolkien. Una città di mezzo un po’ sospesa, che guarda alla rinascita, ma è ancora ancorata alla malavita, alle gang, in cui la scuola è in crisi ed ha il più basso numero di studenti: i giovani non credono più a niente, sono considerati dei perdenti, ma Bashir vuole insegnare loro il valore del legame tra di loro, l’importanza dei loro rapporti, del saper chiedere scusa e del sostenersi a vicenda. Con le pistole non si ottiene nulla . Si deve intervenire prima che sia troppo tardi. C’è bisogno di agire in fretta. Questo l’allarme lanciato dal dirigente, in inglese the Principal. Stavolta, poi, questa sfumatura crime, di giallo poliziesco ne incrementa il pathos senza fermarsi a puro racconto realistico di genere, quasi fosse la rivoluzione di una classe sociale e di una razza disagiata e meno fortunata. Bashir diventa mentore ante litteram in quanto primus inter pares.
di Barbara Conti