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Roma Fiction Fest 2015: Miriam

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Roma Fiction Fest 2015: Miriam

Truman CapoteRetrospettive Fantastica Rai, la solitudine tra lutti, abbandoni, fantasmi, paure e follia

Il fascino dell’insolito, viaggio nella letteratura” è il nuovo itinerario costruito al Roma Fiction Fest. Stavolta si è andata a ripescare la storia di “Miriam“, tratta dall’opera di Truman Capote. In bianco e nero.
Per raccontare il delirio folle della solitudine. Due persone sole che la vita unisce. O forse è la stessa persona che cerca di ritrovare se stessa, la propria infanzia, dopo il dramma della tragedia di aver perso il marito. Affrontando il dolore e i propri fantasmi o forse in un ultimo delirio che le possa regalare un po’ di serenità. Un modo per rivivere i suoi sogni di bambina, la sua gioventù e ricordare i bei momenti o per estraniarsi e dissociarsi, allontanandosi e fuggendo definitivamente da quella realtà dolorosa della solitudine? Forse non lo sapremo mai, perché realtà e finzione si fondono perfettamente. D’altronde nulla è come sembra. Non ci si può fidare di nessuno. Anche la persona più precisa, organizzata ed affidabile alle volte potrebbe nascondere lati oscuri. Questi i pregiudizi che si nascondono dietro la follia. Essa, però, altro non è che la più alta forma di lucidità che si cela dietro ogni espressione scambiata per mera pazzia. Quasi un giallo ne è costruito, ricorrendo a un solo nome per due protagoniste, Miriam, interpretate da Luisa Rossi (l’anziana) e Claudia Vegliante (la giovane). Due delle fasce d’età più deboli e vulnerabili sono state prese in considerazione, ma entrambe bisognose d’affetto eppure con tanta paura di legarsi dopo aver dovuto subire separazioni dolorose. Loro tuttavia sembrano cercare, in fondo, nonostante i propri timori e resistenze, rapporti autentici. Le imitazioni non piacciono alla piccola Miriam che, eppure, per come viene rappresentata, appare una piccola strega, come posseduta appare l’anziana Miriam con i suoi occhi spalancati, impauriti e timorosi. Così apparentemente fragili, quello che le lega è che entrambe sembrano essere tenute un po’ a bada dalla ritrosia diffidente della gente, che giudica solamente e non sa vedere oltre. In fondo, però, non saranno mai sole se sapranno mantenere vivo dentro sé il ricordo di ciò che ha rappresentato un affetto vero e le cose meramente importanti della vita.

di Barbara Conti