Arriva il soprannaturale reale di Tony Ayres
Un evento soprannaturale diventa un caso personale per un poliziotto e un obbligo di proteggere coloro che considera suoi pazienti per una dottoressa. Per interrogarsi sulla morte, se tutto finisca per sempre o se qualcosa resti comunque. Come reagire quando il nostro passato torna a ‘bussarci alla porta’ in carne ed ossa? E quando ciò che credevamo un lontano ricordo diventa il presente? Da qui parte la nuova serie di “Glitch” di Tony Ayres. Direttamente dall’Australia e con un connotato molto italiano con un personaggio, Carlo Nico, che recita persino nella nostra lingua.
Dei cadaveri resuscitano dalla terra e si palesano vivissimi di fronte al poliziotto James Hayes e alla dottoressa Elishia McKellar. Le cose, però, si complicano quando tra loro c’è la moglie di Hayes: Kate Willis, morta due anni prima. E quando il primo di essi si decompone davanti ai suoi occhi, con un cliché cinematografico che ricorda “Il miglio verde” con il ‘gigante buono’ John Cofee che ‘sputava’ una sorta di farfalle dopo essersi fatto carico dei mali del mondo, quasi a gettarli via lontano e liberarsene. Tra l’altro anche Kate ha una voglia che il marito chiamava ‘macchia di caffè’. Sicuramente la parte più riuscita è l’immaginario con cui vengono mostrati questi cadaveri umani viventi. Quasi fossero usciti da una versione moderna di Avatar, fango fatto persona, coperti di terra verdastra che li rende attuali; si potrebbe pensare che siano, al contempo, le parti di noi che credevamo morte per sempre, mentre erano solamente rimosse e riaffiorano. In un misto tra ‘un sogno molto strano’ e ‘un maledetto incubo’. Oppure le vittime mietute dalla società moderna senza che vengano uccise: barboni, alcolizzati ubriachi e drogati discriminati ed emarginati. Per questo vengono scambiati questi pseudo-morti. E, mentre si pensa a un caso poliziesco, di rito satanico o tragico incidente, ci si rende conto che si è di fronte a qualcosa di molto reale. È una vicenda che ha a che fare con la città in cui ci si trova, Yoorana: tra i ‘resuscitati’ (non manca di certo un accenno alla religione) c’è anche Patrick Fitzgerald, primo sindaco della città. Tuttavia si lega anche alla storia della prima guerra mondiale e dell’Italia stessa: dalla Sicilia Carlo Nico era venuto qui col fratello Alessandro per lavorare in un campo.
Dunque una storia di legami, di coscienze che si sollevano coi propri sensi di colpa, in una ricerca di saldare i conti col passato che è una ricerca di identità. Una sorta di romanzi di formazione che si intrecciano. Tra ‘risarcimento e compensazione’. Quasi fosse un ‘caleidoscopio gigante’ ricco di umanità aperto su questi animi tormentati. Sopra vi sono stesi James e Kate, quasi che riflettessero: c’è vita dopo la morte? La vita deve continuare comunque dopo un lutto? Si deve andare avanti o comunque c’è sempre qualcosa che ci lega ai nostri cari, e che ci portiamo dentro per sempre, anche quando li abbiamo persi?
Finzione e realtà si fondono e il cimitero diventa il luogo più ricco di vita, e non regno della morte.
D’altronde la premessa sembra essere quella che, forse, effettivamente non lasciamo mai andare coloro a cui teniamo. Si va oltre “Il sesto senso” perché qui non si sente e si vede solamente la gente morta camminare, ma sembra diventata umanamente viva: è il fantascientifico che diventa reale. Unendo dramma, finzione, realismo e romanticismo. Quasi che, questi morti-vivi, siano come fantasmi che riaffiorano e non possano andare via finché non è terminata la loro ‘missione’, come si diceva in ‘Ghost‘. Una storia al limite dell’inverosimile, che non esagera i toni, che richiama la serie di visioni oniriche e di déjà vus, che a volte ci colpiscono di sorpresa e ci prendono alla sprovvista: ‘mi era sembrato di vedere’….quante volte lo abbiamo detto? Ma era vero o abbiamo solamente immaginato? Non c’è limite alla fantasia della mente umana, si sa, neppure in “Glitch“, perché, in fondo, ognuno è libero di credere a ciò che vuole.
di Barbara Conti