Aperte le porte dell’Archivio Segreto Vaticano che punta sulla digitalizzazione del materiale
Un evento speciale ha caratterizzato la giornata del 1° ottobre all’Auditorium Parco della Musica: la “presentazione” al pubblico del Centro Televisivo Vaticano (CTV), di cui ricorre l’anniversario dei 30 anni dalla fondazione. Un modo per festeggiare questa imponente e significativa struttura, istituita da Giovanni Paolo II il 22 ottobre del 1983, che accoglie un patrimonio culturale, storico e storiografico immenso. Sono intervenuti, il nuovo direttore del CTV, mons. Dario Edoardo Viganò; il ministro dell’integrazione, Cécile Kyenge; l’assessore alle Politiche sociali: Rita Visini. Alcuni numeri renderanno bene l’entità del materiale documentale che vi si trova: oltre 8.000 ore di materiale girato, più di 10.000 ore di immagini, raccolte in più di 19.000 nastri e cassette professionali, oltre 200 eventi all’anno ripresi e trasmessi in diretta mondiale in tutti e 5 i continenti, da cui provengono lettere cifrate, manoscritti, anche scomparsi e poi ritrovati e restaurati, 30mila pergamene, il tutto sistemato su chilometri e chilometri di scaffali, della lunghezza del Canale di Parma. Documenti tra cui si annoverano, solamente per citarne alcuni, ad esempio: l’abdicazione della regina Cristina di Svezia, convertitasi al cattolicesimo, venuta in visita a Roma nel 1655, ospitata nella sala della Meridiana nella torre dei Venti. Per l’occasione il Papa fece cancellare la scritta in latino che compariva alla parete “Dal Nord proviene ogni male”, affinché la regina Cristina non si offendesse. Oppure la documentazione del processo a Galileo Galilei e della connessa abiura.
1200 anni di storia vi risiedono, quella dall’VIII° al XX° secolo. Si tratta di “uno dei luoghi più misteriosi ed affascinanti” al mondo. L’incontro è partito col mostrare un filmato di repertorio per ripercorrere i 30 anni dalla fondazione del CTV, con inquadrature di Papa Giovanni Paolo II, madre Teresa di Calcutta, Papa Ratzinger.
“Sono onorata – ha commentato il ministro Kyenge – di questo invito. Sono state immagini molto forti e commoventi, che fanno riaffiorare momenti eccezionali. Anch’io sono venuta in Italia per la prima volta nel 1983. Essere qui e condividere questo momento con voi è molto toccante. Anch’io festeggio i miei 30 anni nel vostro e nostro Paese, ripensando a quando mi sono laureata all’Università Cattolica del Gemelli. Come consuetudine per i laureandi, ogni anno, è previsto un incontro col Pontefice in carica. Incontrai Giovanni Paolo II e ricordo ancora l’emozione di quella circostanza. Tale iniziativa qui all’Auditorium, poi, è importante poiché ci invita a non dimenticare mai chi siamo, la nostra storia, la memoria in una parola, da dove veniamo. Ci suggerisce di continuare fare memoria, a salvaguardarla anche ricorrendo all’innovazione tecnologica per renderla più fruibile e conservarla meglio”. Come viene fatto qui al CTV, in un laboratorio costruito ad hoc. “Non si tratta solamente di un patrimonio spirituale, ma anche storico e culturale, che racconta tutto il nostro territorio”, ha sottolineato l’assessore Visini.
Il direttore, mons. Viganò, ha spiegato che il lavoro di innovazione tecnologica è proseguito ed è stato incentivato con l’elezione e l’arrivo di Papa Francesco. “Un impegno che si è tradotto nella digitalizzazione e nella conseguente archiviazione di dati e metadati che permetterà ed incentiverà la ricerca in loco”, da parte dei circa 12000 studiosi, da oltre 60 paesi del mondo, che ogni anno vi si recano. Il materiale aumenta e c’è stato bisogno di allargare il CTV e l’Archivio Segreto Vaticano annesso, con la zona cosiddetta del “bunker”.
Al CTV lavorano circa 22 persone di eccellente qualità professionale ed umana. 5 di essi hanno prodotto il filmato, di circa 28’, sulla storia del CTV e dell’Archivio Segreto Vaticano, proiettato a seguito della conferenza stampa di presentazione. Ottenuto girando, in 3 settimane, circa 18 ore, da cui estrapolare i 28’. Ottimo il lavoro di squadra, che pernette di aprire le porte dell’Archivio segreto, da sempre ritenuto oscuro, segreto appunto. Invece non è più segregato, ma un patrimonio reso fruibile, disponibile nel massimo della trasparenza e messo a disposizione del pubblico e degli interessati, affinché dalla conoscenza ne possa nascere una formazione che porti alla crescita culturale personale. Il duplice obiettivo, dunque, è: una migliore conservazione e una più facile consultazione, tramite il progetto di digitalizzazione e informatizzazione.
di Barbara Conti