Se fosse un quadro, sicuramente On the milky road di Emir Kusturica sarebbe un “Guernica” di Picasso. Non è una casualità. Il titolo potrebbe far pensare erroneamente a una vicenda che ha luogo nello spazio, invece è una delle più intense e struggenti storie d’amore, fatta di un romanticismo intriso di un realismo crudo. Anche perché è ambientata all’epoca della prima guerra mondiale. Per una storia senza tempo. E questo è uno dei motivi per cui il film può essere paragonato al noto dipinto di Picasso. Il regista l’ha definita «una favola moderna», al cui centro c’è la passionalità di «un uomo e una donna che si innamorano e, da allora, sono pronti a sacrificarsi l’uno per l’altra, dentro la natura. I paesaggi rappresentano la profondità dello spazio interiore dei personaggi stessi infatti». E sullo sfondo la Guerra incombente. Se non è un caso forse allora che il primo film da regista di Kusturica si intitolasse proprio “Guernica” (cortometraggio del 1978), a farne l’icona artistica simbolica dell’opera cinematografica (quasi quest’ultima fosse una messa in scena del quadro) è il messaggio comune ai due. Commissionato dal Governo della Seconda Repubblica Spagnola durante la guerra civile contro i nazionalisti, il lavoro del pittore vuole commemorare le vittime del bombardamento dell’omonima città basca del 1937. È un dipinto di protesta contro la violenza, la distruzione e la guerra in generale. E On the milky road stesso è una storia d’amore oltre ogni confine, oltre la sofferenza del conflitto bellico. “Un matrimonio si farà ad ogni costo” viene detto. Da un triangolo iniziale si arriverà ad un quartetto finale che sa di faida interna sullo stile di “Cristiada”, per citare l’omonimo film di Dean Wright con Andy Garcia sulla guerra Cristera.
Se il quadro di “Guernica” è ispirato ad un’altra guerra civile, quella spagnola, la religione è al centro del film di Kusturica. Guerra di religione condotta in modo diverso in On the milky road. Tra fede e peccato. La ‘via lattea’ del titolo rimanda non allo spazio, per un film fantascientifico; ma al latte bevuto da un serpente, simbolo diabolico per eccellenza. Se il protagonista, infatti, Kosta (interpretato dallo stesso regista serbo) trasporta latte, la sua vita cambia quando arriverà una donna misteriosa, di poche parole, di madre italiana e padre serbo, di cui veste i panni Monica Bellucci. Deve andare in sposa a Zaga Bojovic (Kiki Manojlovic) fratello di Milena (Sloboda Micalovic), da sempre innamorata di Kosta. Per questo verrà chiamata Sposa. A metà tra la donna angelo e la femme fatale, sarà lei a dire che ha senso sacrificarsi per l’altro, dare la vita per la persona amata: “è l’unica cosa che abbia senso amare qualcuno in qualunque modo“. Nonostante Milena sia pazza di Kosta lui ama la Sposa. I due si riconoscono ‘simili nel loro immenso dolore‘ che si portano dentro. Questo deriva dal fatto di essere come chiusi in gabbia e tormentati tra ragione e sentimento, tra dovere e passione. Non a caso domina la filosofia di Immanuel Kant: “la legge morale dentro di me e il cielo stellato sopra di me“. Il personaggio così sfumato della Bellucci può essere definito con le parole attribuite alla stessa attrice per parlare del libro di Guillaume Sbalchiero “Incontri clandestini” (edito Rizzoli e tradotto da Manuela Maddamna), che raccoglie otto sue interviste nell’arco di tre anni: “una donna spesso associata all’immagine della pura, inaccessibile bellezza. Ne emerge la voce di una persona libera“. Perché On the milky road è una storia di liberazione dagli obblighi, dalle costrizioni, dai preconcetti di giudicare, criticare e allontanare ciò che viene ritenuto pericoloso e che fa paura (come l’aquilotto amico invece di Kosta, che si adagia sulla sua spalla ed emblema della libera indipendenza). Liberazione anche dalla guerra, poiché i protagonisti sognano la pace (“niente più discussioni, solo balli” dice Zaga, dopo il matrimonio-riparatore e risolutore). Tra vita e morte.
Non è una mera coincidenza che ritorni la simbologia del quadro del ‘Guernica’ nel film di Kusturica. Nel dipinto di Picasso troviamo: una donna con un neonato in braccio, un toro simbolo della brutalità, un cavallo che somiglia ad un asino simbolo del sacrificio nella corrida. Nell’opera cinematografica del serbo abbiamo la nascita di un agnellino; la brutalità è rappresentata dal sangue di cui si intingono le oche per attirare insetti di cui si nutriranno (la legge della sopravvivenza), oppure che schizza dai cadaveri delle vittime della guerra -le cui membra saltano a pezzi da tutte le parti dai loro corpi lacerati dall’esplosione delle bombe; infine l’asino, amico di Kosta. Ma nel film del regista serbo c’è anche un’ulteriore simbologia: quella dell’amore eterno, che continua ad esistere anche se sembra andare via, con l’abito da sposa che fluisce trasportato lungo il corso d’acqua del fiume; e quella dell’orologio, il cui meccanismo ogni tanto si inceppa e per sbloccarlo ci si ferisce: è il tempo senza tempo, immutabile e immortale quasi del ricordo (che può essere anche doloroso). Perché anche di questo si parla: dell’eternità del ricordo. Anche se si perdesse la persona amata, deve sempre restare chi ha vissuto con lei quel sentimento a ricordarla e ricordare quanto è stato forte.
Ispirato a tre storie vere, On the milky road “è stato estremamente faticoso sul piano fisico” da girare -ha ammesso Kusturica. Questo ne aumenta la potenza del film, data dall’efficacia dell’impressività degli effetti scenici, oltre che dall’immaginario simbolico. La Sposa è contesa da un generale, uscito di prigione da poco dove era finito per aver ucciso sua moglie per lei. La donna della Bellucci, pertanto, sarà da allora perennemente in fuga, una fuggitiva, clandestina. I due attori si trovano a girare scene in cui si gettano da una cascata (senza audio, come fossero astronauti in borghese, fatti volteggiare nell’etere, leggiadri, da una dimensione sospesa e quasi senza gravità); altre sott’acqua, immersi nel pozzo per scalzare gli spari dei nemici, che sfuggono anche nel fiume (sempre in immersione subacquea) in cui Monica Bellucci rimane in trappolata in una rete per pesci, in gabbia e in apnea quasi rischiando di annegare; e poi quelle coperti e nascosti sotto i corpi di un gregge di pecore; inoltre le altre in cui devono attraversare un campo minato. Farsi saltare allora in aria come un missile lanciato nello spazio per sempre verso l’oblio, per cancellare ogni problema e senza scappare mai più? La tensione continua è sempre quella verso una dimensione eterna, altrove in un altro tempo, laddove saranno uniti per sempre. Ma non c’è fretta di raggiungerla. “Che importanza ha se oggi o domani?” – dice la Bellucci. Mentre sono in fuga in stile “Under Suspicion” (film del 1999 per la regia di Stephen Hopkins in cui ha recitato l’attrice italiana), l’attrice pare chiedergli (per dirla con un altro lavoro dove c’è la Bellucci) “Per sesso o per amore?”. La risposta è che il loro sentimento è qualcosa di incancellabile e immutabile. Allora lei gli chiede quasi a non avere rimpianti. Per la Sposa, Kosta riesce a regalarsi e donarle una nuova vita, una nuova aria, un nuovo palpito quasi che riuscissero a conoscere (forse per la prima volta) l’amore vero. Per questo per lui rimarrà come uno spettro, un fantasma, la voce invisibile della sua coscienza, che rappresenta la sua memoria immortale. Allora, alla sua richiesta di ricordarla per sempre, al grido di quel “Promettilo!” (film da regista di Kusturika del 2007), lui non può venire meno al suo dovere di restare per ricordare che “La vita è un miracolo” (diretto dal regista serbo nel 2004). Perché, in queste “Words with Gods” (film alla cui regia é stato nel 2014), parlare (anche in maniera recondita) con Dio, con la fede, con la religione in cui trovare risposte, l’unica verità è il valore della vita umana, da difendere ad ogni costo. Questo è ciò che vuole lasciare di messaggio il film, al di là e oltre alla storia d’amore. Divisi e separati per sempre oppure destinati ad essere uniti per l’eternità? Vedere per scoprirlo. Poco importa. L’unico sacrificio ammesso è proteggere il dono inviolabile della vita, tra morte e distruzione, nascite e scomparse.
Ma, come i due protagonisti, anche i due attori Emir e Monica hanno qualcosa in comune. La Bellucci sarà di nuovo madrina del Festival di Cannes quest’anno nel 2017, mentre Emir è stato presidente di giuria del Festival nel 2005. Oltre ad essere di casa a Cannes, entrambi hanno ricevuto molti premi. Come i loro film. Per il regista, a partire da “Guernica” del 1978, che ha ricevuto il primo premio allo Student Film Festival a Karlovy Vary. Ma non è il solo analogo a On the milky road.