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Bella pro life

BellaIl “Brad Pitt” dell’America Latina in missione per conto di Dio

Per la sua prima distribuzione in digitale – attraverso il proprio circuito – Microcinema, in collaborazione con ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), ha scelto Bella, piccolo film indipendente messicano che ha riscosso un po’ ovunque successi di critica e di pubblico.

Prodotto nel 2006, il film attira l’attenzione internazionale nel 2008, quando vince il People’s Choice Award al Toronto Film Festival: un notevole traguardo, se si pensa che parliamo di un’opera prima, girata in soli 24 giorni con un budget molto ridotto.
A impersonare il protagonista maschile di questa piccola “storia d’amore e d’amicizia” è Eduardo Verastegui, popolarissimo volto di numerose telenovelas per l’emittente Televisa e considerato, per la sua innegabile avvenenza, il “Brad Pitt” dell’America Latina. Eppure la star messicana, nonostante la fama, ai quei tempi si sentiva insoddisfatto: voleva fare film in grado di «toccare il cuore e la mente degli uomini», diffondere messaggi positivi e cristiani. Invece di recarsi in qualche sperduto luogo del mondo ad aiutare il prossimo in nome di Dio (era questa la sua prima idea), Eduardo ha poi scelto di fare del proprio lavoro una vera e propria missione, insieme all’amico regista Alejandro G. Monteverde e al manager della 20th Century Fox Leo Severino. Il lungometraggio Bella è dunque il primo risultato tangibile di questo percorso verso un cinema d’autore “di qualità”, lontano dai clichè hollywoodiani.
Ambientato a New York e dintorni, il film inizia con il licenziamento della bella cameriera Nina (Tammy Blanchard) dal ristorante gestito da Manny (Manuel Perez) in cui lavora come chef Josè (Eduardo Verastegui), fratello di Manny. Josè prende a cuore la situazione, e abbandona su due piedi il ristorante; Nina gli rivela di essere incinta, ma di non voler tenere il bambino: non lo vogliono né lei né il compagno, e ha pure perso il lavoro… Josè da questo momento non la molla un attimo, la porta persino a casa dei genitori, le mostra cos’è una famiglia affettuosa, suggerisce alternative come l’adozione, e, infine, le racconta un terribile avvenimento del proprio passato, quando anche lui era superficiale ed egoista, quando ancora non aveva compreso il senso della vita. Viste le premesse, non è difficile immaginare cosa accadrà, e quali decisioni saranno prese.
Bella è un piccolo film ben fatto: molte scelte di regia sono indovinate, la colonna sonora è accattivante, e si respira una certa libertà espressiva, ha un suo perché. Il suo grosso limite è l’essere un film a tesi. Per quanto certe frasi non vengano mai pronunciate, per quanto nessuno scomodi la religione, nonostante tutto sia suggerito, sussurrato, detto con perifrasi, il messaggio arriva forte e chiaro, ed è ingombrante come un grosso elefante a passeggio con i due protagonisti. Pur di giungere allo scopo (suggerire la retta via) il film non si ferma davanti a niente, e l’importanza della bellezza non viene certo sottovalutata: al di là del titolo, è praticamente impossibile trovare un interprete – maschile come femminile – che non sia quanto meno bellissimo. Lampante il caso di Ali Landry, Miss America nel 1996 e ora attrice, chiamata per un ruolo di tre minuti scarsi in tutto. Forse qualcuno avrà pensato che, chissà, uno scarso appeal degli interpreti avrebbe forse inficiato il messaggio. Bellezza, mezza salvezza?
Bella è nei cinema italiani a partire dal 26 gennaio 2010.

di Manuela Pinetti

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine