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Le Regole del Caos

Le regole del caos

Le regole del caos

Alan Rickman supera la sua seconda prova dietro la macchina da presa con l’appassionante storia di una giardiniera alla corte del Re Sole

Di questi tempi, portare al cinema un film in costume è un rischio: fatta eccezione per il genere fantasy (che dal successo di Game of Thrones, all’ultimo film di Garrone, continua a fare proseliti), riempire le sale diventa una chimera.

Alan Rickman, però, non ha di queste paure ed ha realizzato, per Eagle Pictures,  Le Regole del Caos, storia ambientata nel 1682. Protagonista è Sabine De Barra, talentuosa giardiniera di umili origini che, da un giorno all’altro, si trova in lizza per l’assegnazione di un incarico per Re Luigi XIV. Il colloquio con l’artista di corte André Le Notre, non sembra lasciare molte speranze a Sabine, ma l’uomo rimarrà profondamente colpito dal suo talento per il “disordine”, per quel tocco originale che solo lei potrebbe dare al progetto che le verrà affidato. Presto Sabine scoprirà di aver superato la selezione e che dovrà costruire una sala da ballo all’aperto (Rockwork Grove) alla reggia di Versailles: nel periodo concessole per realizzare l’opera, Sabine entrerà in contatto con la vita di corte, con le sue regole e le sue contraddizioni e, con sua grande sorpresa, riuscirà a guadagnarsi la stima del Re.

Un film di ottima fattura di cui Rickman indovina innanzitutto il cast: perfetta la sua caratterizzazione del Re Sole, capriccioso ma tenero, così come la scelta di Kate Winslet per il ruolo Sabine, eroina fiera e appassionata che porta con sé un dolore segreto; menzione speciale per Stanley Tucci, memorabile nei panni dell’eccentrico e divertentissimo Filippo d’Orleans. 

La forza del film è nell’equilibrata miscela di realtà e finzione: una profonda conoscenza del periodo storico rappresentato, ma anche la voglia di “romanzare” facendo ruotare intorno al nucleo principale della storia (la costruzione della sala a Versailles) tante vicende parallele: la liason tra Sabine Le Notre (quest’ultimo interpretato da Matthias Schoenaerts), il disvelamento del passato di Sabine, le vicende private di Re Luigi XIV e della sua corte.

La sceneggiatura di Alison Deegan è all’altezza del compito: un pot pourri di voci che non si nega l’eleganza del linguaggio di corte, così come la battuta scurrile che divertirà il pubblico. La lentezza di alcune scene si dimentica con facilità grazie alla splendida fotografia di Ellen Kuras e alla regia di Alan Rickman che alterna scene d’atmosfera a deliziosi tableau vivants che hanno un voluto tocco comico.

Le scenografie di James Merifield e i costumi Joan Bergin fanno il resto, rendendo Le Regole del Caos un piacere multisensoriale per cui vale la pena fare un salto al cinema. Voto: 8.

di Lucia Gerbino