Radu Mihaileanu a Roma per presentare il suo ultimo film nelle sale dal 5 febbraio
“ L’emozione è la parola chiave del mio cinema. Non ho vergogna e timore dei sentimenti che posso provare nell’arco della mia vita. Sono un uomo dell’est e porto dentro di me tutto il forte temperamento del mondo slavo.”
Dopo aver ottenuto consensi da parte di piubblico e critica durante l’ultima edizione de Il festival di Roma, Il concerto di Radu Mihaileanu arriva sul grande schermo dal 5 febbraio distribuito dalla BIM. Ebreo rumeno ma trasferitosi in Francia giovanissimo per sfuggire alla repressione culturale del governo Ceausescu, Mihaileanu prende al volo il suo Train de vie per quadagnare l’attenzione del mondo cinematografico. Un riconoscimento che ottiene attraverso il tocco ironico e romantico della sua narrazione grazie al quale ricompone con leggerezza i grandi affanni di una umanità soggiogata dalla dittatura. “
Durante i miei primi anni in Francia notavo negli occidentali un certo pudore nell’esprimere i propri sentimenti, come se fosse un male. Per un po’ di tempo mi sono chiesto assiduamente quale indirizzo, quale atmosfera dare ai miei film per renderli più gradevoli e comprensibili, fino a quando ho deciso di lasciarmi andare completamente a me stesso. Oggi molti definiscono il mio cinema melodrammatico e credo che sia assolutamente vero. Nella vita è fondamentale dare e ricevere emozioni.” Dello stesso slancio emotivo vive e si nutre famelicamente il suo “concerto” che, attraverso la forza emotiva del linguaggio musicale, porta sotto i riflettori accecanti della Storia il destino di coloro che inconsapevolmente ne determinano e subiscono gli effetti. In una Russia sottoposta al controllo di Breznev e del KGB, Andrei Filipov è un talentuoso direttore d’orchestra a cui viene affidato l’onore di dirigere i musicisti del Bolshoi. Il sogno di raggiungere la melodia perfetta gli viene crudelmente strappato in pubblico durante l’esecuzione memorabile de Il concerto di Tchaikovsky. La vergogna e la perdita di ogni sicurezza è il prezzo che l’uomo libero deve pagare per non piegarsi ai voleri di un governo antisemita, sostenitore di una propaganda di epurazione orchestrale. Trent’anni dopo, in un paese sconfitto dalla caduta del comunismo, Filipov è ancora tra i loggioni del Bolshoi ad ascoltare rapito le note che salgono dal palcoscenico. Le mani si muovono leggere seguendo le evoluzioni di una melodia mai dimenticata, ma il suo posto è tra gli inservienti e la devozione alla musica rappresenta la malinconica suggestione di un passato remoto . La vita sembra non offrire molto di più che un lavoro umile ed una scatola di cartone in cui seppellire i propri ricordi, fino a quando l’inaspettata possibilità di rivincita arriva a stuzzzicare una dignità a lungo umiliata. Impegnato nelle pulizie dello studio del direttore, Filipov si impadronisce di un fax con il quale il teatro Chatelet invita l’orchestra ufficiale del Bolshoi a tenere un concerto a Parigi. Pochi secondi sono sufficienti per istillare speranza e rianimare un sogno che sembrava svanito: riunire la sua orchestra per portare a termina il Concerto. “
Non è un film anticomunista – dichiara Mihaileanu già impegnato ne La sorgente delle donne, film sulla condizione femminile in Arabia-
anzi la mia volontà era di raccontare la storia di coloro che hanno combattuto qualsiasi forma di governo totalitario. Non importa che sia di sinistra o di destra, questo film si pone contro il potere che mette in ginocchio gli individui, obbligandoli a non vivere il proprio destino.” Ad affiancarlo in questo viaggio storico e musicale un cast di stelle del cinema russo e Melanie Laurent, già sovversiva “
senza gloria” per Tarantino.
di Tiziana Morganti
Il trailer:
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La clip:

Le foto:
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