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Non dirlo al mio capo, la nuova fiction di Giulio Manfredonia

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Non dirlo al mio capo, la nuova fiction di Giulio Manfredonia

Non dirlo al mio capoSerie sugli opposti che vivono in ognuno di noi

La fiction Non dirlo al mio capo, per la regia di Giulio Manfredonia, è una di quelle serie tv ad episodi (due ogni puntata) divisa a metà tra il giocoso e il serioso, tra una dimensione sospesa e favolistica e una di puro realismo. Si passa dal sorriso allo sguardo più compito e profondo di chi prende coscienza e si confronta con la dura realtà della vita, che non è un gioco o un qualcosa che si possa cambiare con un colpo di spugna o un tocco di bacchetta magica. Adulti che tornano o si riscoprono genuini come bambini; adolescenti più maturi, coraggiosi e intraprendenti degli adulti. Non è solo una storia di rivalsa femminile in ambito professionale, né un mero racconto di formazione di ogni singolo personaggio che matura e cambia; è la piena consapevolezza che ognuno è formato da aspetti opposti e contrastanti che si conciliano senza annullarsi, ed è quelli che bisogna cogliere, così come ci sono sempre delle verità da apprendere, degli insegnamenti che ci arrivano inaspettati a sorprenderci e che ci cambiano la vita.
Ciascun protagonista è tutto e il contrario di tutto. Lisa (Vanessa Incontrada) è una giovane mamma di due figli, rimasta sola dopo la morte improvvisa del marito che le ha lasciato enormi debiti. Ha decisamente necessità di un lavoro. Per lei la sincerità è un valore primario. Decide di approfittare del bisogno dell’avvocato Enrico Vinci (Lino Guanciale) di trovare una praticante, per farsi mettere in prova per un mese, per poi entrare a far parte dell’organico dello studio. Lei non ha mai detto una bugia, eppure imparerà che occorre mentire sul fatto di essere una mamma se vuole lavorare per Vinci. Quest’ultimo sembra un “maschilista, presuntuoso e arrogante”, poiché ritiene che “le mamme sono pericolose perché i figli si ammalano”. La prima imparerà a dosare la sua schiettezza a fin di bene, per una giusta e nobile causa come un posto di lavoro, da cui dipende la sua vita. Il secondo si rivelerà meno meschino di quanto possa apparire, ma anzi nasconderà un dramma che lo ha profondamente segnato e riempito di sensi di colpa di cui non riesce a liberarsi e che gli ha lasciato un vuoto incolmabile. Per entrambi ci sarà la scoperta che la vita è una questione di punti di vista. Per cui chi prima era contraria alle bugie come Lisa, imparerà che servono anche quelle. Chi credeva, come Enrico Vinci, che “non ci occupiamo di felicità, ma di vincere delle cause”, si ritroverà paternamente a consigliare un adolescente che si deve confrontare con la malattia e con il rischio della morte: “Se tu muori la tua famiglia non sarà più la stessa. Pensaci”. Così come la vicina di casa di Lisa, Perla (Chiara Francini), che sembra apparentemente egoistia, spietata e fredda, e per nulla portata per la maternità, si dimostrerà più responsabile, sensibile e disponibile nel capire quando serve aiuto e nel darlo, della sua dirimpettaia. Nonostante dica a Lisa di “non ripetere più la parola amica che mi viene il cerchio alla testa”, anche lei ha un’anima nobile e un cuore buono. Così come Marta, interpretata da Giorgia Surina, che lavora per lo studio di Vinci, è più romantica di quanto non voglia far apparire, mentre sembra solo curare l’estetica e l’apparenza senza interessarsi ai sentimenti.
Se all’inizio le donne sono screditate e discriminate nel lavoro e vengono loro affidati compiti e mansioni dequalificate rispetto a quello per cui hanno studiato, successivamente prendono atto di una potente possibilità che hanno: “Chi l’ha detto che non si può fare tutto?”, ovvero essere madre e donna lavoratrice? Anche se alla carriera si preferisce sempre l’amore per un figlio per cui si è pronte a rinunciare a tutto. Tuttavia, oltre all’evoluzione dei personaggi e delle situazioni, per cui si passa dal “ho tutto sotto controllo” al “niente è sotto controllo”, è il cambiamento di toni la parte vincente della serie. All’inizio sembra di essere in una fiction di fantasia, quasi fossimo nel film con Eleonora Giorgi del 1980 “Mia moglie è una strega”. Poi si cambia completamente rotta per arrivare a un tono più commovente e realistico. Si gioca anche sui nomi: Enrico fa di cognome Vinci, “dunque vinci sempre” dice un giovane cliente un po’  particolare che si reca da lui. Mentre Lisa, ordinata e precisa, che ama programmare tutto, combinerà un tale caos che il suo di cognome sarà travisato da “Marcelli” a “macelli”. Combina guai non  volutamente, ma per caso. Risolverà il tutto o almeno cercherà di riparare il riparabile, con “bugie in regola”, come cita il titolo del primo episodio. Se la vita è una questione di “punti di vista” (il titolo del secondo episodio), originale l’immagine della sua coscienza, che la perseguita come un’ossessione, perché ha forti sensi di colpa e si accusa di aver pensato più a se stessa che ai figli: il piccolo Giuseppe (Davide Pugliese) e a Mia (Ludovica Coscione).  Occorre trovare il giusto equilibrio nella vita, anche adottando qualche piccolo sotterfugio che può macchiare l’onestà più pura. In fin dei conti ce lo suggerisce anche il senso racchiuso nello stesso titolo della fiction: Non dirlo al mio capo.