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Netflix perde abbonati per la prima volta: è l’inizio della fine per lo streaming contemporaneo?

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Netflix perde abbonati per la prima volta: è l’inizio della fine per lo streaming contemporaneo?

Il cambiamento, si sa, è sempre propositivo. Ma molte volte gli stravolgimenti non ottengono gli effetti sperati. Il curioso caso, forse il più curioso di tutti, è quello di Netflix.

Che, negli ultimi tempi, ha proposto un radicale cambiamento nei consumi: produzione massiccia, spettacoli maggiori, più abbonati e numeri da record nel mercato americano. Ma altrove la musica sta cambiando: è storico l’annuncio della società, che ha da poco comunicato il primo, consistente calo di abbonati. E la discesa, nel futuro prossimo, potrebbe essere maggiore. Una crisi che ha le sue cause, ma che è irreversibile ed inevitabile: a fronte di tanta abbondanza, offerta da Netflix et similia, il panorama dell’intrattenimento video ha finito per impantanarsi.

Dieci anni di crescendo con tante produzioni originali che hanno spinto anche la concorrenza ad adeguarsi. Così i contenuti hanno bypassato il cinema e sono finiti direttamente in streaming. Sembrava che questo trend dovesse confermarsi nel tempo, invece si sta verificando il fenomeno inverso. Leggi del tempo e dell’economia: Netflix ha perso quando ha negato gli accessi in Russia, quando la Cina ha inibito l’accesso al mercato e così via. Non è un calo di abbonati, né un rallentamento ma una perdita.

Si è chiusa ora una rivoluzione. Ma come sarà il futuro? La sensazione è che l’età dell’oro dello streaming vada verso il suo primo, importante stop.

Un’altra mazzata potrebbe arrivare dall’Unione Europea: qui si è raggiunto un accordo fondamentale sul Digital Services Act, un disegno di legge che impone alle multinazionali della tecnologia un maggior controllo su contenuti illegali. I social network come Facebook o le piattaforme come Prime Video dovranno avere quindi maggior responsabilità, attuando moderazione sui contenuti di volta in volta pubblicati. Una regolamentazione del panorama digitale mai vista prima d’ora, dal momento che tira in causa le principali realtà del panorama entertainment, compreso il gioco d’azzardo online. Tutti, nessuno escluso: ciò che è illegale offline, dovrà essere illegale anche online.

Cosa dovranno fare le aziende? Controllare e valutare i rischi legati ai propri servizi, fornendo mezzi e strumenti idonei alla rimozione di elementi ritenuti problematici. Assicurando, inoltre, maggior chiarezza e trasparenza sui dati, onde evitare il pagamento di sanzioni pari fino al 6% sulle vendite annuali. Una svolta destinata a far rumore e a creare non pochi problemi a piattaforme che, negli anni, hanno fatto ben poco distinguo tra contenuti di buono e cattivo gusto. Alla luce di una sovrabbondanza di produzione che, come insegna il caso Netflix, è destinata forse ad interrompersi.