Roger Allers dirige il film d’animazione ispirato al capolavoro di Kahlil Gibran
La trasposizione cinematografica di un libro come Il Profeta può rivelarsi un’operazione azzardata, soprattutto se ci si pone come obiettivo quello di spiegare la splendida e complessa opera di Kahlil Gibran ai bambini.
Ad accettare la sfida è stato Roger Allers che, con esperienze sia da regista che da sceneggiatore in film come Il Re Leone, Aladdin e La Bella e La Bestia, di bambini si suppone ne capisca qualcosa: nella seconda giornata del Festival di Roma è stato presentato al pubblico il suo Khalil Gibran’s The Prophet, film d’animazione ispirato all’omonimo libro dell’autore libanese.
Per dare corpo alla raccolta di poesie in prosa, Allers ha dovuto creare una storia, quella dell’amicizia tra Mustafa, poeta imprigionato per sette anni a causa delle sue idee “sovversive”, e Almitra, una bimbetta dispettosa che ha perso l’uso della parola dopo la prematura scomparsa del padre. Entrambi vivono nell’immaginaria isola di Orphalese ed entrano in contatto grazie a Kalima, la mamma di Almitra, che lavora nella casa nella quale Mustafa è recluso: intrufolatasi nella dimora del prigioniero, la ragazzina rimarrà affascinata dai racconti d’avventura del poeta, dandogli vita con la sua fervida immaginazione. La sorte di Mustafa si complicherà il giorno della sua liberazione: Almitra sarà testimone di un complotto a suo danno e dovrà cercare di aiutare Mustafa a salire sulla nave che lo riporterà nella sua terra d’origine.
The Prophet procede tra alti e bassi: i dialoghi tra i protagonisti sono volutamente semplici, ma rischiano di scadere nella banalità se paragonati alle ricchezza linguistica della prosa di Gibran, che si affaccia quasi con prepotenza, nelle scene tratte dalla sua raccolta.
Visivamente Allers non tradisce le sue origini e rinuncia agli artifici del 3D in favore di un linguaggio old school. Nonostante questo, c’è uno stacco netto tra le “sequenze poetiche”, che fanno riferimento direttamente al libro, e quelle funzionali al racconto: le prime appaiono più ricercate e affascinanti rispetto ai disegni, quasi abbozzati, dei protagonisti. Colpa e merito vanno agli artisti scelti da Allers per dare vita agli otto capitoli dei quali si compone The Prophet: i più riusciti sono On Children, firmato da Nina Paley, letteralmente magnificato dall’adattamento musicale di Damien Rice, gli episodi On Love e On Work, rispettivamente di Tomm Moore e Joan Gratz, intrisi di citazioni pittoriche (dall’Espressionismo di Van Gogh all’Art Noveau di Klimt); e i capitoli di apertura e chiusura, On Freedom e On Death, di Michael Socha e Paul & Gaetan Brizzi, la cui efficacia visiva rende giustizia a due dei temi più importanti del libro.
Il cast vocale di The Prophet è una lista di star internazionali: Liam Neeson (Mustafa), Salma Hayek-Pinault (Kamila), Frank Langella (Pasha) Alfred Molina (Sergente) e la giovanissima Quvenzhané Wallis (Almitra), nominata agli Oscar 2013 per Beasts of The Southern Wild.
Oltre a Damien Rice, tra gli autori della colonna sonora, anche Gabriel Yared, Lisa Hanningan e il violoncellista Yo-Yo Ma, qui nel ruolo di esecutore.
Dare a The Prophet un giudizio d’insieme è un compito arduo: è un film disomogeneo che, se davvero ha come scopo quello di spiegare il testo di Gibran ai bambini, non riuscirà completamente nell’intento. Gli adulti apprezzeranno alcuni episodi che, come le poesie dell’autore libanese, scavano profondamente nell’animo umano.
di Lucia Gerbino