Drammi dalle tinte noir, cinefili e profumati delle viscere di paesi sull’orlo della grandezza, due film da ricordare nella sezione Cinema Oggi
Un architetto in crisi di coscienza e uno spacciatore sulla strada degli scambi, di umori, oggetti, affetti e affezioni. Obra e Mauro, dall’Argentina al Brasile, due opere imperfette e seducenti, eredi del cinema europeo degli anni ’60 ma pregne dello spirito indefesso della propria terra.
L’opera suprema, il concepimento, la realizzazione. E “questi” fantasmi. Un giovane architetto nel Brasile dell’oggi, caotico e in piena espansione. Nella mecca disorganica e bellissima di San Paolo, Joao può iniziare a costruire il suo primo progetto, in un grande terreno ereditato dalla famiglia. Ma ad ostacolare il sogno, la scoperta di un cimitero clandestino. Diretto con parsimonia verbale e rapimento multitemporale dal bianco e nero del magistrale Gregorio Graziosi, Obra respira della fotografia monumentale e intima e del rovello mentale ed etico del suo protagonista, vivo o defunto nella città che rigurgita crimine, iniquità, fervori, nascondendo i suoi “resti” tra dimenticanza ed euforia. Joao esplora gli anacronismi e le antinomie del suo presente, cercando se stesso nel tutto estraneo eppure familiare del mondo.
Regia di Gregorio Graziosi. Con Irandhir Santos, Julio Andrade, Lola Peploe, Marku Ribas, Luciana Iñes Domschke. Brasile 2014, durata 80 minuti.
Mauro è un passador, invischiato in un “crash” di eventi certo attesi, che lo catapultano difronte alle responsabilità della propria vita vagabonda e falsificata, ma confitta nei marciapiedi di una città-corpo che sarà sempre sua. Mauro compra e rivende truffando la gente e se stesso, con aria impettita e accattivante. Con il sodale Luis, che aspetta un figlio dalla compagna Marcela, Mauro, come ogni losco manipolatore da vicolo che si rispetti, decide di mettersi a stampare denaro, per smerciarlo alla popolazione notturna delle perifierie argentine. Finché non incontra lo sguardo di Paula e il fiume limaccioso ma testardo della sua esistenza, muta corsi e percorsi, tra pericoli, inganni e passioni incontenibili. Tra taedium vitae e arte della sopravvivenza, un thirller d’amori folli, cucito con l’ardore visivo controllato e simpatetico di Hernán Rosselli, e che non si incarta nei fluidi selvatici della scrittura, coinvolgendo invece il fruitore nell’avventura miserabile e quotidiana, favola cinica eppure magica di Mauro.
Regia di Hernán Rosselli. Con Mauro Martinez, Jiulia Risso, Victoria Bustamante, Jose Pablo Suarez, Pablo Ramos, Patricia Fouret, Ricardo Ruiz. Argentina 2014, durata 80 minuti
di Sarah Panatta